Il mondo del calcio è in lutto: è morto domenica 27 aprile, all’età di 82 anni, Vujadin Boskov, ex allenatore della Sampdoria. Boskov in Italia aveva guidato anche Ascoli, Napoli e Roma ma è con i genovesi che ha toccato il punto più alto della sua carriera: con lui, infatti, la squadra blucerchiata ha conquistato prima lo scudetto nel 1991 e poi la finale di Coppa dei Campioni l’anno successivo.
"Ciao, grande Vuja. La Samp piange un mito", si legge nella homepage del sito internet blucerchiato. La stampa serba spiega che i funerali si svolgeranno martedì prossimo a Begec, nella sua città natale.
Boskov divenne noto anche a chi non seguiva con particolare attenzione il calcio per via della sua simpatia e delle sue frasi ironiche e di "logica stringente", che spesso tendevano ad andare in controtendenza rispetto a uno sport – il calcio – che si è via via alimentato sempre di più di chiacchiericcio e polemiche su arbitri, calciomercato, rapporti tra società, allenatori e giocatori. Le frasi più celebri sono diventate "rigore è quando arbitro fischia" e "squadra che vince, non si cambia", ma se ne possono aggiungere a decine: "chi non tira in porta non segna", "gli allenatori sono come i cantanti lirici. Sono molti e anche bravi, ma soltanto due o tre possono cantare alla scala di Milano", "nel calcio c’è una legge contro gli allenatori: giocatori vincono, allenatori perdono", "più bravi di Boskov sono quelli che stanno sopra di lui in classifica", "squadra che vince scudetto è quella che ha fatto più punti".
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