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Bergamo

Terminati i lavori di restauro del monumento alla Resistenza di Manzù

L’intervento, avviato lo scorso 27 dicembre e durato tre mesi, rientra nel progetto “Rivalutare Bergamo”, promosso dall’amminisrazione comunale e dalla Mark Com Srl, ed è stato finanziato da Lovato Electric di Gorle.

Sono terminati i lavori di restauro del monumento “Alla Resistenza” di Giacomo Manzù in piazza Vittorio Veneto, nel cuore di Bergamo. L’intervento rientra nel progetto “Rivalutare Bergamo” promosso dall’amministrazione comunale e dalla MarK Com S.r.l., ed è stato finanziato da Lovato Electric di Gorle.

Il sindaco Franco Tentorio afferma: “A nome dell’amministrazione comunale ringrazio Lovato Electric per aver sostenuto il progetto di recupero di questo monumento importante per la città, per la storia e per la cultura di Bergamo. Inoltre, ringrazio Mark Com, protagonista del progetto insieme al Comune. Non si tratta di frasi di circostanza, in quanto tenevamo al recupero di questo monumento, collocato in una posizione strategica e centrale di Bergamo, particolarmente significativo in vista della celebrazione del 25 aprile”.

Soddisfazione traspare anche dalle parole dell’amministratore delegato di Lovato Electric S.p.A. Massimo Cacciavillani, che dichiara: “Siamo stati orgogliosi di aver sostenuto il progetto di recupero di un monumento importante per la città. Si tratta di un regalo che la nostra società ha voluto fare a Bergamo e ai bergamaschi”.

Il monumento è strettamente legato alla storia della Resistenza antifascista, che vide anche il territorio orobico teatro degli scontri tra chi si opponeva alla tirannide nazifascista e chi sosteneva il regime. L’opera appartiene al patrimonio artistico cittadino: inaugurata il 25 aprile 1977, ha per soggetto “La Resistenza” e raffigura un uomo che ha dato la vita per la libertà. Sul retro, inoltre, porta la dedica dell’artista che l’ha realizzata, il bergamasco Giacomo Manzù: “Partigiano, ti ho visto appeso immobile. Solo i capelli si muovevano leggermente sulla tua fronte. Era l’aria della sera che solitamente strisciava nel silenzio e ti accarezzava, come avrei voluto fare io”. I lavori di restauro appena conclusi rappresentano l’ultima tappa in ordine di tempo di una serie di interventi realizzati per il mantenimento e la conservazione del monumento. Nel 1993, infatti, era già stato eseguito il primo restauro perché il bronzo risultava scurito da depositi di particellato che avevano provocato un marcato viraggio del colore superficiale verso tonalità nerastre. Nel 2006, poi, a distanza di 13 anni da quel restauro, è stato effettuato un intervento di conservazione consistente nella pulitura delle superfici bronzee con acqua distillata e con la rimozione a bisturi dei depositi insolubili. Dopo aver eseguito un accurato lavaggio, le superfici sono state protette con una miscela di cere microcristalline per migliorare l’idrorepellenza superficiale. Così, è stata recuperata la tonalità originaria della patina prescelta dall’artista.

Infine, si sono svolti gli ultimi lavori, sempre distinti dalla volontà di preservare le scelte che hanno ispirato lo scultore bergamasco. Il direttore dei lavori Guido Roche e l’Ars restauri di Bergamo Simone Tribbia spiegano: “L’intervento conservativo ora concluso è stato avviato tre mesi fa, esattamente il 27 dicembre 2013, principalmente per arrestare alcune patologie del bronzo che avevano cominciato a minacciare il monumento. Inoltre, si è reso necessario ricostruire alcune piccole parti. La scelta di rispettare l’intenzionalità dell’artista e di preservare la tonalità calda della lega impone, e imporrà in futuro, periodici interventi di manutenzione che consentano di proteggere la fusione dagli agenti atmosferici e dall’inquinamento urbano. Precisamente, sono stati rimossi i depositi di particellato atmosferico che, nell’arco di 8 anni, si erano depositati sul bronzo, collocato in centro città, un’area caratterizzata da un traffico intenso, per una precisa scelta del Manzù. Dopo la pulitura, infine, è stato applicato lo stesso protettivo ceroso impiegato nel precedente intervento”.

Paolo Ghisleni

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