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L'intervista

“Con i Calibro 35 può succedere di tutto, anche aprire ai Muse”

Hanno suonato a Bergamo venerdì e sono una delle realtà più importanti della musica indipendente italiana: Calibro 35, band strumentale che pesca a piene mani dallo straordinario repertorio strumentale italiano degli anni settanta. Christian Paganelli di Bebeap ha intervistato per Bergamonews Massimo Martellotta, chitarrista della band.

Hanno suonato a Bergamo venerdì e sono una delle realtà più importanti della musica indipendente italiana: Calibro 35, band strumentale che pesca a piene mani dallo straordinario repertorio strumentale italiano degli anni settanta. Christian Paganelli di Bebeap ha intervistato per Bergamonews Massimo Martellotta, chitarrista della band.

Quando i Calibro 35 hanno aperto assieme ai Kasabian ai Muse a San Siro io ero tra le prime file del parterre. In quell’occasione i Calibro 35 mi sono piaciuti tantissimo. 
Da allora sono in attesa del giorno in cui sarete voi gli headliner allo stadio sarete voi! Secondo te è possibile? In realtà noi pensiamo in grandissimo! Purtroppo la musica strumentale dei Calibro non è proprio una cosa che metteresti in uno stadio…Però non si sa mai. Contenta la gente, contenti noi. Abbiamo seguito i Muse anche a Torino l’estate scorsa, pian piano li facciamo tutti! Conta che mai mi sarei aspettato di aprire ad una grande band internazionale, ormai ho capito che può succedere veramente di tutto. I Calibro 35 ne sono la prova.

Suonate negli stadi ma non disdegnate neanche i locali piccoli. Inoltre siete anche molto richiesti oltreoceano. A tal proposito mi chiedevo: come è possibile far convivere la propria vita privata e lavorativa con una realtà ingombrante e sempre in movimento come quella dei Calibro 35? Guarda, fai conto che io ho una famiglia e due bimbi e vivo da quindici anni a Milano. È vero che se osservi da fuori la realtà Calibro 35 sembra che noi siamo sempre in giro e non ci fermiamo mai; in realtà per esigenze personali e di gruppo non ci muoviamo per più di 6 mesi all’anno. È sicuramente un gran casino organizzarsi e ritrovarsi ad aver così tanto tempo da dedicare senza dover rinunciare a nient’altro, ma è una cosa che si impara anche a fare con gli anni. 
Sotto al resto deve sempre esserci la voglia di fare comunque, se non c’è quella non si fa nulla.

Conosco da diverso tempo gli ZEUS!, progetto parallelo di Luca Cavina, bassista dei Calibro 35. 
Anche tu hai qualche progetto parallelo o hai intenzione di crearne uno a medio-lungo termine? I Calibro sono il mio progetto principale dal punto zero. Nel senso che mi ci son buttato con anima e corpo fin dall’inizio. Molti pezzi li ho scritti io ed ho sempre avvertito la sensazione che fosse la band su cui puntare. Nel frattempo si, ho suonato con altre piccole formazioni, ma niente di troppo importante. Il tempo è quello che è ed io ho anche un lavoro da portare avanti! Infatti scrivo colonne sonore e creo jingle pubblicitari…quando non sono in giro con i Calibro 35, ovvio!

A proposito di jingles! Conosco musicisti più o meno affermati e persone che creano colonne sonore e jingle, ma raramente ho incontrato persone che fanno entrambe le cose. Potresti essere definito come “un musicista a 360 gradi”. Quali son le differenze tra creare musica per i Calibro e creare un jingle avente determinata destinazione? Si lavora in maniera completamente diversa perché la musica per pubblicità o affine richiede uno studio preventivo, che è la parte grossa del lavoro. Bisogna cercare di tradurre in musica un determinato input dato dal committente. Potremmo dire che c’entra poco con l’arte, mentre è molto presente nel campo della comunicazione. Addirittura stessi input variano a seconda di chi te li richiede; personalmente ricevo spesso indicazione sul fatto che il prodotto debba essere “giovane”. 
Il concetto di giovane varia però anche in base all’età di chi te lo chiede! È un mestiere che necessita di contatto umano e di una buona dose di astrazione, mi piace pensare a quello che faccio come una sorta di artigianato e di conseguenza mi definisco un artigiano della musica. Per quanto riguarda le colonne sonore, saltiamo ad un altro step. Sei al servizio del regista e devi creare una musica funzionale ai desideri di quest’ultimo. Potremmo definirla musica di supporto.
Mentre lavorare con la band significa esprimere una sensazione o semplicemente creare qualcosa di bello e appagante. Qualcosa che comunque in primis deve piacere ai musicisti…niente più indicazioni da seguire! 
Facendo un po’ tutte e tre le cose, io copro tutti gli spettri: dall’arte all’artigianato.

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