di Luciano Passirani
“Non vogliamo staccare la spina”: queste le parole di Colantuono poco prima di accomodarsi in panchina. Un eufemismo, conoscendo la nota allergia del mister atalantino a mantenersi seduto. Avviene di rado e solo con la squadra in manifesta difficoltà lo stare seduto assume il simbolo dell’abdicare.
A Roma è successo.
Non è una novità per Colantuono all’Olimpico, avversario la Roma. Quattro sconfitte su quattro per un romano seppur di Anzio non è il massimo, tornando a casa. Neppure per l’Atalanta, se l’ultimo successo ci riporta al 24 maggio del 2003. Una strana vittoria che ci permise di andare all’illusorio spareggio con la Reggina che nelle aspettative avrebbe dovuto valere la permanenza in serie A.
“Potevamo fare meglio”. “ La Roma in casa è un rullo compressore”: queste le parole di Colantuono alla fine della partita con l’aggiunta di un sintetico “dovevamo tenere viva la partita e non prendere il raddoppio della Roma allo scadere del primo tempo”. In realtà l’Atalanta esce sconfitta perché per i primi venti minuti non è proprio esistita e prima del gol di Taddei, ancor prima del quarto d’ora, era stata salvata da Consigli, in almeno due occasioni.
Ma anche questa volta a scuola da Prandelli ci vanno di nuovo Bonaventura e non certo la novità Baselli. Consigli manco considerato è una ingiustizia. Non lo è per Cigarini che infatti da gran signore ammette: “Non mi aspetto nulla”.
Detto delle chiamate di Prandelli, della partita dell’Atalanta a Roma rimane ben poco. Il gol di testa di un redivivo Migliaccio a mitigare un punteggio che stava per diventare pesante. Ma ci stava tutto. Una Atalanta troppo bassa ha finito per concedere sempre troppo campo alla Roma, specie nel primo tempo. Jack Bonaventura è sembrato uno dei pochi a salvarsi. Ma solo nei secondi 45 minuti. Quando ha smesso di tentare di fare il difensore su Maicon, favorito nell’avere campo libero dalla tattica di Garcia. Tenere alti Taddei e Nainggolan su Cigarini, che così non ha mai avuto passo e spazio per fare ripartire la squadra. Al resto ci ha pensato Totti, finto numero nove per distrarre Yepes e Stendardo, che fuori dalla propria area diventano marinai senza bussola. Entrambi presto a rischio cartellino giallo.
Rimane un campionato da accettare. Con momenti alterni ma ricchi di soddisfazione. Dopo due sconfitte consecutive la classifica permette ancora di sussurrare Europa. Non è poco per le dimensioni dell’Atalanta. Per aspirare a questo traguardo devi avere qualcosa di più. La rosa dell’Atalanta non è paragonabile a quella di Inter e Fiorentina, ovvio. Ma nemmeno a quella del Parma che ci precede.
“Nelle prossime cinque partite ce la giochiamo, tolta la Juve” sono le promesse di Colantuono che però aggiunge “Parma e Lazio che ci precedono sono padrone dei loro destini”. Parole sante per la settimana che ci porta alla Pasqua e alla gara della vigilia nella quale ospiteremo l’Hellas Verona.
Ma l’Atalanta il suo campionato lo ha già vinto e si chiama salvezza anticipata.
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