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La recensione

“Noah”, film a metà tra fantasy e colossal con guizzi d’attualità

“Noah”, l’ultimo film di Darren Aronofsky con un pompatissimo Russel Crowe, racconta il mito del diluvio universale e di Noè arricchendolo di elementi fantasy ed epici, condendolo con combattimenti all’ultimo sangue e visioni mistiche, spietate e simboliche.

Titolo: Noah

Regia: Darren Aronofsky

Genere: Drammatico

Durata: 138 minuti

Attori: Russell Crowe, Jennifer Connelly, Ray Winstone, Emma Watson, Anthony Hopkins

Voto: 7

Attualmente in visione: Multisala San Marco

La storia di Noè e della sua arca è conosciuta da tutti fin dall’infanzia, quando ci fu raccontata come una favola, anche grazie a canzoni e filastrocche. Quasi nessuno, però, ricorda di aver sentito parlare in quella storia di giganti di pietra, spade infuocate, minerali con poteri magici ed eserciti di uomini crudeli e caparbi.

“Noah”, l’ultimo film di Darren Aronofsky, racconta il mito del diluvio universale e di Noè arricchendolo di elementi fantasy ed epici, condendolo con combattimenti all’ultimo sangue e visioni mistiche, spietate e simboliche.

Il regista di “The Wrestler” e de “Il Cigno Nero” sceglie di ambientare le vicende del suo Noè in un mondo senza tempo, completamente distrutto e prosciugato dalle sue risorse naturali dagli uomini, i malvagi discendenti di Caino.

L’atmosfera che caratterizza questo colossal biblico è magica, mistica e misteriosa, e riesce pienamente nell’intento di catturare lo spettatore, spesso ammaliato da poderose scenografie e riprese dall’alto che sottolineano l’epicità di alcuni passaggi della Genesi.

Il punto debole di questa pellicola, sta forse proprio nell’eccessiva sovrapposizione sul racconto biblico di quello fantasy, per cui assistiamo a combattimenti movimentati tra Noè, interpretato da un più pompato che mai Russel Crowe, e coloro che vogliono salvarsi dal diluvio universale, pur avendolo provocato con la loro malvagità.

“Noah” è un film che vuole presentare la figura di Noè a tutto tondo, cercando quindi di cogliere tutti i lati, positivi e negativi che siano, del celebre personaggio biblico.

Il tema principalmente trattato in questa pellicola è, infatti, il difficile compito dell’uomo nel compiere ed interpretare il volere divino, tema ricorrente in altri celebri passaggi della Bibbia, come ad esempio quelli di Giona e di Abramo.

Russel Crowe si immedesima in un Noè riflessivo (se non quando fa a pugni con chiunque voglia salpare sulla sua arca senza il permesso del Creatore) e molto combattuto, tormentato dal fardello che Dio gli ha affidato.

La regia di Darren Aronofsky è attenta alla forza dirompente degli effetti speciali di ultima generazione e lascia spazio ad ampi movimenti di camera che colgono totalmente la grandiosità e l’epicità di alcune situazioni e a forti contrasti di colore, tra il verde acceso della foresta e della montagna di Matusalemme ai colori terrosi del mondo lasciato dai discendenti di Caino.

Inoltre, è molto interessante come il regista riesca ad affiancare la tesi creazionista con quella evoluzionista, protagoniste negli Stati Uniti di un duro ed ancora attuale dibattito.

Scomponendo la pellicola, presentando cioè un frenetico susseguirsi di immagini non del tutto connesse, Aronofsky mostra al pubblico l’evoluzione darwiniana degli esseri viventi, omettendo però il fondamentale passaggio tra scimmia e uomo, raggiungendo così un compromesso tra le due tesi rivali.

“Noah” risulta nel suo complesso un film a metà tra il colossal e il fantasy, che tratta di temi a volte troppo banalizzati, ma che sono anche molto attuali.

Nel presentare il primo l’assassinio dell’umanità, quello di Caino ai danni di Abele, il regista propone una rapida sequenza di omicidi dove è possibile distinguere le uniformi di soldati delle guerre più sanguinose, suggerendo che la malsana abitudine dell’uomo nell’uccidere i suoi simili ha portato, e forse porterà, ad una drastica fine del nostro mondo.

Francesco Parisini

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