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La sentenza

Tar boccia la dote scuola della Lombardia? Studenti: sì, Pirellone: no

Il 5 Aprile 2013 il Tar della Lombardia ha dichiarato che la disparità della distribuzione di fondi nei buoni scuola tra studenti di istituti pubblici e di istituti privati, in favore di questi ultimi "incide in modo pregiudizievole sugli studenti". Reazioni opposte dalla Federazione degli studenti e dall'assessore regionale.

Il 5 Aprile 2013 il Tar della Lombardia ha dichiarato che la disparità della distribuzione di fondi nei buoni scuola tra studenti di istituti pubblici e di istituti privati, in favore di questi ultimi "incide in modo pregiudizievole sugli studenti".

Diverse le reazioni: da una parte la Federazione degli studenti di Bergamo, dall’altra la Regione Lombardia.

Ecco la posizionme della Federazione degli studenti.

"L’amministrazione ha previsto, senza alcuna giustificazione ragionevole e con palese disparità di trattamento, delle erogazioni economiche diverse e più favorevoli per coloro che frequentano una scuola paritaria… pur a fronte della medesima necessità e della medesima situazione di bisogno economico". Questo il testo della sentenza, infatti se per gli studenti delle scuole private erano previsti aiuti dai 400 ai 950 euro, per i compagni delle pubbliche i contributi partivano dai pochi 60 euro per arrivare a un massimo di 290. Il risultato era un incredibile ingiustizia nella distribuzione dei fondi regionali per il diritto allo studio, che vedeva assegnati 23 milioni di euro su 30 neanche agli studenti delle scuole paritarie, ma alle scuole stesse, in palese violazione della nostra Costituzione.

Significativo che quando una rappresentanza della nostra associazione, in audizione al consiglio regionale, andò a segnalare questo problema venne subito etichettata dai banchi della maggioranza come sovversiva e faziosa. Siamo quindi molto contenti che il TAR abbia dato ragione agli studenti, alla Costituzione e al buon senso.

Ora non solo ci aspettiamo che la giunta Maroni chieda pubblicamente scusa ma che riveda le proprie scelte spostando i fondi destinati al buono scuola (scuole private) al sostegno al reddito (scuole pubbliche). È ridicolo che in un panorama di crisi come quello attuale, in cui la scuola pubblica versa in una situazione di crisi senza precedenti (costretta a contare quasi esclusivamente sul “contributo volontario” degli studenti) e con una dispersione scolastica ai livelli di un paese pre-industrializzato, una delle regioni più facoltose d’Italia decida non solo di negare di fatto il diritto allo studio ma addirittura di discriminare le famiglie e gli studenti più deboli. É ora di smettarla con scelte ideologiche ed antilogiche. É ora che invece di fare gli interessi economici di una parte (ben nota) si facciano quelli della collettività.

Diversa l’opinionde del Pirellone.

"Voglio rassicurare le famiglie lombarde: la sentenza del Tar non ha alcun effetto sul Buono scuola di Regione Lombardia" spiega l’assessore all’Istruzione, Formazione e Lavoro sulla sentenza del Tar relativa alla Dote Scuola. "La sentenza – prosegue l’assessore – riguarda esclusivamente una delibera della precedente Giunta e una componente marginale della Dote scuola dello scorso anno scolastico 2012-2013, chiamata ‘Integrazione al reddito’, per i valori assegnati in modo diversificato agli studenti delle scuole statali e non statali".  

"Questa componente è stata peraltro già modificata per l’anno scolastico 2014-2015 – spiega ancora l’esponente della Giunta regionale -, perciò l’intervento di Regione Lombardia previsto con la delibera di due mesi fa non è stato minimamente toccato dalla sentenza del Tar e le famiglie possono tranquillamente continuare a presentare le domande per l’ottenimento del contributo regionale".

"Contrariamente a quanto diffuso da alcuni organi di informazione – precisa l’assessore – la sentenza conferma esplicitamente la legittimità del Buono scuola e delle misure finanziare dirette alle famiglie delle scuole paritarie, poiché la pluralità dell’offerta formativa, afferma la sentenza, è tale solo se i destinatari sono realmente posti nella condizione di accedere ai percorsi scolastici offerti dalle scuole private, perché solo così si tutela la libertà di scelta e si assicura la pari opportunità di accesso ai percorsi offerti dalle scuole non statali".

"Stiamo comunque attendendo le motivazioni complete della sentenza – conclude il Pirellone un po’ contraddicendo quanto detto in precedenza-, per valutare l’eventuale ricorso al Consiglio di Stato".

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