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Confindustria giovani

‘L’Italia torni attraente Così si arresta la fuga dei giovani all’estero’ fotogallery

All'assemblea dei Giovani di Confindustria Bergamo si è elaborata una ricetta per arrestare la fuga dei giovani verso l'estero. Il presidente Marco Bellini: "L'appello va a tutti, solo in modo sinergico si inverte la rotta di questa fuga".

“Quello dell’imprenditore è il lavoro più bello del mondo” come afferma il cavaliere del lavoro Mario Scaglia. Ma lacci burocratici, poco senso del dovere, assenza dello spirito di squadra e territori e imprese poco attraenti sono gli elementi che mettono in fuga i giovani italiani “normali” verso l’estero. Verso Paesi che offrono opportunità che non sono straordinarie.

All’assemblea dei Giovani di Confindustria Bergamo, che si è svolta lunedì 31 marzo, al centro dell’attenzione sono state proprio le cause che mettono in fuga i giovani dall’Italia. Se non fosse che l’etimologia della parola “giovane”, come ricorda il rettore dell’università di Bergamo, Stefano Paleari, è “colui che lotta”.

Quindi per Ercole Galizzi, presidente di Confindustria Bergamo, “occorrono capacità e determinazione, avere entusiasmo e buone proposte ogni giorno da portare a termine con forza e coraggio, ed infine: uscire dall’ambito che i giovani criticano”.

Ma è ancora possibile fare impresa in Italia? Si chiede Marco Bellini, presidente dei Giovani Industriali. Nonostante le “sirene tentatrici” di Austria e Svizzera che invitano gli imprenditori italiani ad investire oltralpe, secondo Bellini si può per tre ragioni: “Abbiamo eccellenze nelle risorse umane, c’è un senso etico dell’imprenditore verso il territorio e nei confronti dei propri dipendenti ed, infine, c’è un rapporto tra impresa e cliente che va oltre l’aspetto economico e commerciale”.

Perché allora, se gli imprenditori non fuggono si assiste ad un’emigrazione di giovani “normali”, intesi come coloro che cercano solamente un lavoro?

“Perché è la stessa Italia a non essere più appetibile, attraente – risponde Bellini –. Non è una situazione catastrofica, ma non si può ridurre tutto a una fuga di cervelli. Fuggono normali, ovvero persone che non hanno una laurea, un dottorato, ma hanno profilo di medio livello e con dei profili tecnico organizzativi. E si trasferiscono all’estero esclusivamente per trovare un’opportunità economica superiore a quella che trovano in Italia”.

Non solo.

“Scappano da qualcosa. Non vanno alla ricerca di un paese, ma fuggono da un sistema paese che non dà prospettive per ora – rimarca Bellini –. Bergamo però ha delle potenzialità da esprimere ed invertire questo trend di fuga. Ma per fare questo servono azioni responsabili, serve un intervento delle istituzioni che si facciano carico della cosa pubblica in modo da alleggerire i pesanti lacci e vincoli che soffocano la crescita e lo sviluppo. Le risorse sono poche – conclude Bellini – ma chiedo a tutti gli attori del territorio di lavorare in modo sinergico, solo così si può invertire la rotta”.

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Prima occorre però fare un’analisi della situazione e il rettore Paleari ben inquadra la fase che il nostro Paese sta attraversando.

“Negli ultimi anni abbiamo perso un quarto della nostra produzione industriale e per rispondere a questo spostamento di baricentro ci siamo messi sull’autodifesa – sottolinea Paleari –. I paesi occidentali hanno affrontato il problema con un nuovo indebitamento, e nel nostro Paese abbiamo assistito alla distruzione di interi settori. Le crisi hanno quattro fasi: la prima è la finanziaria, la secondo è economica, la terza e imprenditoriale e disoccupazione, ed infine quella migratoria”.

Il rettore suggerisce che oltre ai diritti si rimarchi sempre più forte anche il rispetto dei doveri, spesso ignorati, e che le istituzioni siano “più leggere” per rendere più agile e facile l’attività di cittadini e imprese.

Infine con esemplifica la rivoluzione che deve essere messa in atto: “Un tempo si studiava e si programmava la vita come i missili balistici: c’era un obiettivo e si perseguiva, oggi la vita ci chiede di essere come i missili intelligenti, dobbiamo spostare la nostra traiettoria in corsa per centrare il nostro obiettivo che è mobile”. 

 

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