Liberalizzate la prostituzione. Sono stati depositati giovedì al Comune di Bergamo i moduli per la raccolta firme dei referendum abrogativi – lanciati dalle Lega Nord – di 5 leggi tra cui la legge Merlin del1958 che stabiliva, entro sei mesi dall’entrata in vigore, la chiusura delle case di tolleranza, l’abolizione della regolamentazione della prostituzione in Italia e l’introduzione di una serie di reati intesi a contrastare lo sfruttamento della prostituzione altrui.
"Abrogare in toto la legge Merlin come vorrebbero i leghisti con la proposta di referendum avrebbe conseguenze sociali gravissime – dichiara la capogruppo del Patto Civico Nadia Ghisalberti – creando un vuoto normativo nella lotta all’induzione e allo sfruttamento della prostituzione assolutamente inaccettabile. La Legge Merlin infatti – ricorda Ghisalberti – non solo stabiliva la chiusura delle case di tolleranza, ma introduceva una serie di reati intesi a contrastare lo sfruttamento della prostituzione".
"Nascondendosi dietro l’obiettivo, tutto da dimostrare, di togliere la prostituzione dalla strada e ‘far pagare le tasse’ alle prostitute, si otterrà invece, eliminando in particolare l’articolo 3 della legge, il risultato di stabilire la non punibilità di chi sfrutta la prostituzione – fenomeno oggi fortemente in aumento – con tutti gli strumenti che la triste cronaca, anche del nostro territorio, ci racconta: la violenza, la tratta e la schiavizzazione di giovani donne straniere o italiane. É questo che vogliamo? Non credo, ma sarà questo il risultato più certo dell’abrogazione della Merlin. Per questo invitiamo i cittadini a non firmare a sostegno di quel referendum”.
"Ribadiamo la necessità di rivedere le norme sulla prostituzione, ma nella direzione di un riconoscimento della professione – spiega la capogruppo del Patto Civico – affinché chi sceglie di prostituirsi possa farlo autonomamente, in libertà e nel rispetto delle regole, e non certo sopprimendo le previsioni e le pene annesse a reati odiosi quale lo sfruttamento e la violenza sulle donne".
"Infine – conclude Ghisalberti – personalmente sono sconcertata dalla notizia che questo referendum abrogativo venga sostenuto da Luisa Pecce, presidente del Consiglio delle Donne. Mi domando se abbia letto attentamente le disposizioni della legge Merlin e si sia resa conto della pericolosità dell’eliminazione di certi reati e della conseguente legittimazione, quindi, di una forma gravissima di violenza contro le donne stesse. A me pare profondamente contraddittorio che, mentre il Consiglio delle Donne organizza incontri e seminari per sostenere chi si ribella a questo tipo di violenza, la sua Presidente si spenda a sostegno di un tale referendum".
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