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Il convegno

(IL) Capitale della Cultura Architetti s’interrogano sullo sviluppo di Bergamo

Si svolgerà sabato 29 marzo presso il Foyer del Teatro Donizetti il convegno “(IL) Capitale della Cultura”, promosso dall’Ordine degli Architetti di Bergamo dedicato al rapporto tra politiche culturali e sviluppo urbano.

Si svolgerà sabato 29 marzo al Foyer del Teatro Donizetti il convegno “(IL) Capitale della Cultura”, promosso dall’Ordine degli Architetti di Bergamo dedicato al rapporto tra politiche culturali e sviluppo urbano. Con questa iniziativa, l’Ordine vuole fornire un contributo al dibattito che si è aperto, come in molte altre realtà italiane, sulle politiche culturali della città ma anche, più in generale, sulla necessità di ripensare le proprie vocazioni economiche ed industriali di tipo tradizionale estendendole a modelli orientati ad una diversa valorizzazione del capitale umano basato su istruzione, conoscenza ed innovazione.

Sullo sfondo, ben presente nell’immaginario cittadino, campeggia l’eliminazione dalla short list delle candidature a Capitale Europea della Cultura 2019. Senza voler entrare direttamente sulle ragioni dell’esclusione, si è ritenuto necessario offrire, a distanza di qualche mese, una riflessione che permetta di non disperdere il patrimonio di lavoro compiuto. Sarebbe infatti auspicabile che si riparta da quanto fatto per dare vita ad una nuova progettualità più partecipata e ad una maggior attenzione nei confronti di quanto si sta elaborando nelle città entrate nella short list, tale da poter indirizzare il futuro lavoro, con le migliori prospettive, sui giusti binari. Binari che da tempo indirizzano lo sviluppo di concetti-chiave quali Cultura, Creatività, Conoscenza all’interno della dimensione urbana.

Questo approccio ha influenzato in modo significativo anche le discipline del progetto e della pianificazione, che hanno preso a lavorare, con una scatola degli attrezzi almeno in parte rinnovata, sul tema della trasformazione dei tessuti urbani innescata da progetti di attrezzature culturali – musei, centri culturali, biblioteche ecc. – e, a una scala microurbana, di veri e propri distretti culturali. Dopo i saluti iniziali del Presidente dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Bergamo Francesco Valesini e dell’Assessore alla Cultura del Comune di Bergamo Claudia Sartirani, interverranno: Angelo Romagnoli, coordinatore e responsabile progetti Siena 2019 Franco Bianchini, Leeds Metropolitan University. Componente della giuria internazionale per la selezione delle candidature a Capitale della cultura 2005, componente del Comitato scientifico Matera 2019. Carlo Salone, Università degli Studi di Torino, geografo, Esperto del progetto ”We-Traders Swapping Crisis for City”, strategie culturali urbane di resistenza alla crisi. Stefano Boeri, Architetto, progettista della Villa Méditerranéel per Marsiglia 2013, assessore alla Cultura del Comune di Milano dal 2011 al 2013 e Lisa Parola, Curatrice di a.titolo, si occupa di arte pubblica.

Al fine di calare nella realtà della nostra città il tema del rapporto tra politiche culturali e sviluppo urbano, chiuderà la mattinata un breve confronto sull’argomento tra i candidati sindaci al Comune di Bergamo:

Franco Tentorio – Centro destra

Giorgio Gori – Centro sinistra

Marcello Zenoni – Movimento Cinque stelle.

I TEMI DEL CONVEGNO

Cultura, creatività, conoscenza sono alcuni tra i concetti-chiave con cui un ormai ampio filone di studi multidisciplinari declina da tempo il nodo dello sviluppo nella dimensione urbana. Inaugurato dai lavori di Richard Florida sulla classe creativa e sullo sviluppo economico fondato sulla triade talento, tecnologia e tolleranza, il dibattito si è rapidamente focalizzato sui luoghi in cui questi “nuovi” fattori produttivi si concentrano in modo selettivo, le città, come ci ricorda Allen Scott nei suoli lavori sull’economia culturale delle città.

Innestato sulla discussione sull’evoluzione del ruolo giocato dalle città nella divisione internazionale del lavoro, l’approccio dell’economia della cultura ha finito con l’influenzare in modo significativo anche le discipline del progetto e della pianificazione, che hanno preso a lavorare, con una scatola degli attrezzi almeno in parte rinnovata, sul tema della trasformazione dei tessuti urbani innescata da progetti di attrezzature culturali – musei, centri culturali, biblioteche ecc. – e, a una scala microurbana, di veri e propri distretti culturali.

La crisi globale e risultati progettuali, non sempre all’altezza delle premesse, hanno tuttavia ridimensionato le aspettative generate da un’applicazione meccanica della ricetta del cultural planning, che ha dovuto misurarsi con la drastica contrazione delle risorse pubbliche e con l’emergere di una domanda diffusa di “democratizzazione della cultura” che contesta la natura spesso elitaria e speculativa delle iniziative di trasformazione urbana veicolate dalle politiche di promozione culturale a regia pubblica. Partendo da questo quadro ormai consolidato, l’iniziativa promossa dall‘Ordine degli Architetti di Bergamo vuole fornire un contributo al dibattito che si è aperto, come in molte altre realtà italiane, sulle politiche culturali della città ma anche, più in generale, sulla necessità di ripensare le proprie vocazioni economiche ed industriali di tipo tradizionale estendendole a modelli orientati ad una diversa valorizzazione del capitale umano basato su istruzione, conoscenza ed innovazione. Gli scenari che si vanno delineando interrogano però in modo diretto anche saperi e professionalità quali quelle degli architetti, oggi alla ricerca di nuove ricollocazioni conseguenti alla crisi di un settore determinante per l’economia locale come quello dell’edilizia.

Non solo per le attitudini proprie di un profilo professionale legato alla creatività e all’inventiva, ma anche e soprattutto per la centralità che viene conferita alla città, ambito privilegiato dell’attività professionale disciplinare, e al suo ruolo di “attore competitivo” fondato su una nuova capacità di attrarre talenti ed eccellenze, creando le condizioni migliori perché possano liberamente esprimersi e radicarsi in un circuito che si autoalimenta. Questo rinnovato ruolo della dimensione urbana, ancor più necessario per città come Bergamo con un indice di invecchiamento tra i più alti d’Italia, chiama in causa anche la modalità con cui la stessa città si è andata trasformando in questi ultimi decenni.

Ad una sensibilità accentuata verso forme di tutela e salvaguardia del proprio patrimonio storico architettonico, si è affiancata una minor attenzione nei confronti della qualità dello spazio costruito della città contemporanea, soprattutto se lo si riferisce alla sua dimensione pubblica. La ricchezza della tradizione culturale bergamasca, che ha nella Città alta la sintesi emblematica di una straordinaria stratificazione di esperienze, ma che è diffusa su tutto il territorio, permeandolo sia pure con diversi gradi di concentrazione, ha costituito infatti finora un patrimonio su cui si è potuto vivere di rendita, ma ha anche agito da freno al rinnovamento e alla progettualità.

Essa ha, inoltre, condizionato lo sguardo sulla produzione culturale odierna, di cui l’architettura dovrebbe costituire a tutti gli effetti uno degli elementi più rappresentativi. Pensiamo alla difficoltà a ricorrere ad uno strumento come il concorso di progettazione nei processi di trasformazione, metodo utile a coniugare, se ben gestito, maggior qualità del costruito, esigenza di innovazione nelle soluzioni progettuali, svecchiamento generazionale e riconoscimento di meriti e talenti. Sullo sfondo, ben presente nell’immaginario cittadino, campeggia l’esclusione dalla short list delle candidature a Capitale Europea della Cultura 2019.

Senza voler entrare direttamente sulle ragioni della bocciatura, riteniamo necessario offrire, a distanza di qualche mese, una riflessione più serena ed equilibrata che permetta di non disperdere il patrimonio di lavoro compiuto ma consenta di considerarlo come l’inizio di una nuova progettualità più partecipata e di una auspicabile maggior attenzione anche nei confronti di quanto si sta elaborando nelle città entrate nella short list, e tale da poter indirizzare il futuro lavoro, con le migliori prospettive, sui giusti binari. Si è ritenuto infine utile chiudere il programma degli interventi con contributi dedicati ad esperienze nazionali ed internazionali riferite ad iniziative di sviluppo o, anche, di resistenza alla crisi attraverso la leva della cultura e dell’innovazione .

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