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“Non è associazione a delinquere”: scagionati Belotti e gli ultrà

"Non è associazione a delinquere". All’udienza preliminare in cui il giudice Patrizia Ingrascì ha scagionato i 6 ultrà imputati almeno per l'accusa più grave. "Non luogo a procedere perchè il fatto non sussiste", con queste parole il giudice ha in pratica smontato l'impianto accusatorio.

"Non è associazione a delinquere". All’udienza preliminare il giudice Patrizia Ingrascì ha scagionato i 6 ultrà imputati almeno per l’accusa più grave. "Non luogo a procedere perchè il fatto non sussiste", con queste parole il giudice ha in pratica smontato l’impianto accusatorio. 

Anche uno degli imputati eccellenti, il segretario provinciale della Lega Daniele Belotti, a cui era contestato il concorso esterno, esce completamente dalla vicenda.

Non siamo un’associazione a delinquere, bensì una normale tifoseria che si occupa anche di solidarietà”, Claudio Galimberti aveva reso queste dichiarazioni spontanee in mattinata. Il capo della tifoseria è stato l’unico degli imputati a presentarsi in aula. Il Bocia aveva chiesto la parola al giudice non tanto per scaricare le sue responsabilità, ma per porre l’accento sul valore aggregativo dell’associazione di tifosi e sulle numerose iniziative di solidarietà che i supporter nerazzurri hanno promosso.

Gli avvocati degli imputati avevano chiesto al giudice anche l’acquisizione di un dvd con il filmato-documentario dal titolo “L’altra faccia della Curva”, realizzato dalla reporter bresciana Milva Cerveni (presente in tribunale). Il filmato contiene testimonianze di ultrà e e di alcune associazioni sostenute dai supporter nerazzurri, come “Gli amici della Pediatria” di Bergamo e “L’Aquila Rugby 1936”. 

"Per noi è una vittoria", queste le parole espresse da Federico Riva, l’avvocato di numerosi ultrà imputati, all’uscita dall’aula. 

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