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I dati cisl

Febbraio mese nero A Bergamo 336 licenziati Più di tremila in Lombardia

Sono 3.300 i licenziamenti collettivi del mese di febbraio in tutta la regione, ben 1.112 in più rispetto al mese precedente (+51%), e anche Bergamo deve registrare un incremento del 39%, registrando ben 336 conclusioni dei rapporti di lavoro. A gennaio erano stati 242.

Sono 3.300 i licenziamenti collettivi del mese di febbraio in tutta la regione, ben 1.112 in più rispetto al mese precedente (+51%), e anche Bergamo deve registrare un incremento del 39%, registrando ben 336 conclusioni dei rapporti di lavoro. A gennaio erano state 242.

A livello regionale si registra un incremento anche rispetto al corrispondente mese del 2013, quando le iscrizioni alle liste di mobilità erano state 2.862 (+15%).

Sono dati che emergono dallo studio del Dipartimento Lavoro della Cisl regionale dai quali si può dedurre che un numero crescente di aziende stia ultimando il ricorso alla Cassa integrazione straordinaria e proceda alla messa in mobilità.

I dati sono per Bergamo e provincia allarmanti – dice Giacomo Meloni, della segreteria CISL orobica -, e avvalorano la tesi che ai primi tiepidi segnali di ripresa della produzione industriale non corrisponda ancora una crescita occupazionale. Alla luce di questo ulteriore incremento di perdita dei posti di lavoro, si rende sempre più urgente l’intervento sulla riduzione del cuneo fiscale per ridare fiato ai consumi interni e maggiore competitività alle imprese, una riduzione dei costi energetici, e della burocrazia, un finanziamento adeguato degli ammortizzatori sociali compresi i contratti di solidarietà espansivi, per potere, attraverso la riduzione degli orari di lavoro, ridistribuire il lavoro che c’è”.

“È necessario a livello territoriale – continua Meloni – agire con decisione e con tutte le parti sociali e istituzionali per l’attuazione di politiche attive volte alla rioccupazione delle persone, concentrandosi in via prioritaria sulle aree più in difficoltà come le Valli, e sui soggetti sociali deboli, i giovani ma non solo, perché molto forte è la disoccupazione delle persone over 45 espulse dal ciclo produttivo”.

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