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All'edonè

‘Jules Not Jude’ stasera in concerto: “Bergamo? Un’onda da cavalcare”

Intervista ai Jules Not Jude che suoneranno sabato 22 febbraio all'Edonè nella rassegna The Exhibition.

Il vostro nuovo lavoro, "The Miracle Foundation", è uscito ormai da diversi mesi. Che riscontro ha avuto?

"Come descrivereste l’evoluzione che ha avuto il vostro suono, rispetto ai lavori passati? Stiamo ricevendo continui feedback positivi dall’uscita del disco ad oggi. La cosa ci piace moltissimo. Ne andiamo orgogliosi. E’ stato fatto un lavoro intenso e ben progettato su “The Miracle Foundation”. Un lavoro che sta ancora continuando e del quale possiamo dire di iniziare a raccogliere i primi frutti. Il nostro sound? E’ cambiato, non radicalmente, ma è cambiato. E’ sempre pop, c’è qualche sfumatura che ricorda più gli States e suona meno UK, un nuovo approccio elettronico ed una giusta dose di psichedelia".

Per il disco vi siete avvalsi della collaborazione di Enzo Moretto degli A Toys Orchestra. Com’è intervenuto nel vostro modus operandi? C’è qualche produttore, o artista, con il quale vi piacerebbe collaborare in futuro?

"Enzo ha dato qualità e un valore aggiunto a “Raise the Hood” brano nel quale ha cantato e registrato parti di tastiera. Abbiamo collaborato, parlato e capito la direzione da dare al pezzo. E’ stato un elemento creativo ed artistico e ci ha dimostrato un livello di professionalità internazionale. Direi che Pierluigi Ballarin, con il quale abbiamo registrato questo disco, è ancora in pole position. Siamo molto soddisfatti del lavoro fatto con lui. Vuoi un nome? Sogno una collaborazione su un nostro disco fra George Martin (storico produttore dei Beatles) e Pharrel".  

In giorni di Festival di San Remo, ci fate una lista di artisti italiani, magari indipendenti, che a vostro avviso si meriterebbero di esser scoperti dal grande pubblico?

"Considerato che i Perturbazione hanno una carriera lunghissima e solo quest’anno sono riusciti ad arrivare al Festival risultando alla massa “mainstream” come una band sconosciuta e nuova direi che ci sono centinaia di band che meriterebbero il grande pubblico. Potrei spaziare da band che cantano in inglese a cantautori, fino a band più elettroniche. Mi piacciono molto i Miss Chain and the Broken Heels che sono bergamaschi per citarne una, amici come Gambardellas, sempre bergamasco, Be Forest o M+A sempre che cantano in inglese oppure cantautori come Paletti o Edipo, che credo e spero finalmente stiano raggiungendo il successo dovuto o band elettroniche come i Pink Holy Days".

Avete già suonato a Bergamo? Com’è la vostra relazione con la piazza ed il pubblico Orobico, e come vedete la sua scena da fuori?

"Pensa: il nostro primissimo live nel 2009 è stato a Bergamo. Nei dintorni. Ma è la prima volta che suoniamo all Exhibition Night, serata organizzata all’Edonè. Di quel che è stato quell’unica volta ho un ricordo bellissimo. Mi sembra una scena in continua crescita, conosco molte band e abbiamo amici bergamaschi con i quali siamo in continuo contatto. E’ sicuramente un’onda da cavalcare".

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