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Colantuono, cosa aveva in più il Parma? Il gioco E la classifica preoccupa

Il nostro Luciano Passirani analizza il pesante ko rimediato dai nerazzurri domenica contro il Parma di Donadoni, mettendo in evidenza la grandissima differenza vista tra le due squadre, il gioco: piacevole e cinico quello di Donadoni, inesistente quello dei bergamaschi.

di Luciano Passirani

Tra Parma e Atalanta c’è una differenza non da poco: il gioco. Il Parma ha un’ idea, un equilibrio tattico, un modo di approcciarsi alla partita. Donadoni ha plasmato la squadra: 12 risultati positivi consecutivi non vengono per caso. Come i 36 punti in classifica, sempre con una partita da recuperare. L’Atalanta di Colantuono non ha un gioco. Tranquilli, non da oggi. Mai come in questo campionato la squadra ha vissuto sui singoli. Le abituali prestazioni positive di Denis, Bonaventura, Maxi Moralez, le parate di Consigli hanno dato finora 27 punti. E anche entusiasmi sbagliati. Compresa la vittoria sonante con il Napoli. 27 punti bastano. Sono sempre convinto che ben gestiti significheranno salvezza, alla fine.

Ieri i singoli menzionati non c’erano. Cigarini per squalifica, di fatto anche gli altri, assenti per l’apporto fornito in campo. Li aspettiamo, non avendo altre risorse.

Alla fine il Parma ci ha asfaltato. Nulla da aggiungere. E ha fatto gol anche Schelotto. Situazione tragicomica, compresa pantomina finale non esulto, mi scuso con i tifosi. Da quando? Di solito le partite sono condizionate dagli episodi, ma quando si perde con quattro pappine sul groppo, c’è poco da recriminare… Colantuono ci riesce. Beato lui. "C’era un rigore per noi – dopo un minuto – rigore netto".

Non è un caso se Donadoni è l’ultimo fuoriclasse uscito dal settore giovanile di Zingonia. Non lo sono stati i vari Montolivo, Pazzini, tanto per fare dei nomi. Sono e rimangono buoni giocatori, ma non è la stessa cosa. La differenza si vede anche in panchina. Fortuna per quel pubblico di Bergamo che si è goduto il Donadoni giocatore. Anch’io, dal campo, urla di Sonetti comprese. La stessa mano si vede nel gioco del Parma. In tribuna un pacioso e mai fuori posto presidente Ghirardi se la godeva. Brescia ancora oggi rimpiange di non averlo considerato a suo tempo, eppure di un bresciano si tratta.  

Una spigolatura? Lucarelli e Paletta, i centrali di Donadoni non sono tanto diversi fisicamente da Yepes e Stendardo, piedi compresi. Eppure tentano sempre di addomesticare la palla. L’azione parte da dietro. Mai un rinvio lungo. Tutto il Parma tenta di giocare a due tocchi, comunque ci prova. Quando ci riesce, come domenica ovvero come nell’andata, sempre contro l’Atalanta sono dolori. E non esistono recriminazioni di sorta. Colantuono riuscirà a dire: "La partita non mi è dispiaciuta". Beato lui. Il mister  ha tanti meriti per i risultati raggiunti finora, per altro solo a Bergamo. Non è un caso. L’ambiente, la società aiutano molto. Ieri non è servito… Non c’era nemmeno lui, altrimenti non si sarebbe inventato un bizzarro 4-2-4 per tentare di rimediare. Livaja e fuori Raimondi sono stati un suicidio tattico. Salvo poi dire: "Livaja deve cercare di migliorare il rendimento". Alla faccia del "non parlo dei singoli".

Nulla è compromesso. La squadra faccia un esame di coscienza. La società c’è e Percassi anche, da buon difensore quale è stato, negli ultimi tempi ha ripreso a marcare stretto anche Marino. Meglio prevenire, prima che succedano fatti strani.

La trasferta di Udine viene a proposito. La classifica non è così sicura come le scorse settimane. Le contemporanee vittorie di Livorno e Catania devono restituirci l’adrenalina che in casa non avevamo mai dimenticato. Ricordiamoci che tutte quelle che ci stanno dietro dovranno venire a Bergamo. A vincere per sperare di riprenderci. E mica tutte hanno un Donadoni in più in panchina.

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