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Rachida, l’ingrediente vincente di MasterChef Odiosa, ma indispensabile

Selvaggia Lucarelli su "Libero" traccia un profilo su Rachida, 48 anni, sarta di origini marocchine che vive a Sorisole, concorrente di MasterChef e la decreta la vincitrice morale. Perché: "Rachida è come certi ex fidanzati: la odi, ma non puoi fare a meno di parlare di lei".

Selvaggia Lucarelli su "Libero" traccia un profilo su Rachida, 48 anni, sarta di origini marocchine che vive a Sorisole, concorrente di MasterChef e la decreta la vincitrice morale. Perché: "Rachida è come certi ex fidanzati: la odi, ma non puoi fare a meno di parlare di lei".

 

Il vincitore morale di un reality lo riconosci subito: è quello che a sua insaputa inventa un linguaggio. E’ stato così per Barbieri e il suo “mappazzone”, per Bastianich e i suoi “Vuoi che io muorooo?”, per Ivan Iurato e il suo “Grazie sgieff”, per Mika e il suo “Ciusare”.

Alle volte, si inventa un linguaggio anche senza parlare. Cracco per esempio, incenerisce con lo sguardo e con un’alzata di sopracciglio sa essere più efficace che con mille chiacchiere. L’unica differenza è che l’ “Io muoro!” di Bastianich è replicabile da qualsiasi uomo del pianeta, lo sguardo di Cracco, al massimo, da Ryan Gosling. Quest’anno il vincitore mor(t)ale di Masterchef è senza ombra di dubbio Rachida. Lei e i suoi “Graziiiii”, “Gatta fretta fa figli ciechi” e “Sono polpette di diavolo, fatte di mani di strega!”, entrano a pieno titolo nella storia del linguaggio da reality.

Oltre che nei nostri incubi.

I personaggi come Rachida infatti, sono una fortuna per un reality, una piaga per gli spettatori e un cataclisma per i suoi compagni di gioco. Tutto quello che accade nelle cucine di Masterchef quest’anno, è filtrato non da colini o Scottex, ma dagli sguardi, dai piagnistei, dalle sentenze sgangherate della concorrente più detestata e discussa d’Italia. La nazione, sul suo personaggio, è perfettamente divisa a metà: chi la vorrebbe strozzare con la cintura del grembiule di Masterchef e chi la vorrebbe infornare a 250 gradi mimetizzata nel ripieno di una lasagna di Alberto. Ci sono anche gli estremisti: quelli che ogni volta che si apre la Mistery Box si augurano ci sia la testa di Rachida dentro, ma si sa, la violenza è sempre deprecabile.

Compresa quella che commette Rachida sulla cucina italiana. Pensavamo che la marocchina meno amata di Italia fosse Ruby, e invece è arrivata lei.

Che di Mubarak non è la nipote. E’ la suocera.

Tutto, in Rachida, è teatralità pura: le espressioni facciali che vanno dall’Urlo di Munch al gatto di Shrek, il linguaggio naif, la gestualità melodrammatica, il turbante che non sai se lo porta per le origini marocchine o per proteggere la testa dai colpi di cucchiara degli altri concorrenti e infine le lacrime. Copiose, irritanti, gratuite, più finte della pace tra Albano e Romina. Perché Rachida piange per tutto: piange se il riso le si attacca alla padella, se un concorrente esce al posto suo, se Cracco ha la sinusite, se a Michele si scuce il grembiule e così via. Tu la guardi e pensi: “To’, guarda che sensibile questa Rachida.”. Peccato che due secondi dopo, con ancora l’occhio umido, sia lì ad augurarsi che Allah faccia divorare Eleonora dalle cavallette. O dica: “Quello non ha palli per fare capo!”. O sparli degli altri concorrenti che neppure Arianna David sull’Isola dei famosi.

Eppure Rachida è come certi ex fidanzati: la odi, ma non puoi fare a meno di parlare di lei.

Durante Masterchef può accadere che gli alieni atterrino in Via del Corso e una buca risucchi il loro disco volante o che la Corea del Nord dichiari guerra a Barbara D’Urso, ma #Rachida resta comunque trend topic della serata. E infatti, l’Elsa Fornero di Masterchef, la regina dei finti sensi di colpa, resiste a sfide e spietate eliminazioni grazie al suo carattere. Sulla sua cucina infatti, avrei le mie perplessità. La sua tecnica culinaria potrebbe essere riassunta così: qualsiasi cosa tu le chieda, lei fa il cous cous.

Tu le chiedi: fai una pasta al pomodoro e lei fa la pasta di pomodoro in cous cous.

Le chiedi un filetto alla griglia e lei fa un filetto alla griglia in cous cous.

Le chiedi una torta mimosa e lei fa una torta mimosa in cous cous.

Poi le chiedi: fai il cous cous e lo sbaglia.

Deve annusare bendata degli ingredienti e capire cosa sono e confonde la vaniglia con il creme caramel, la menta piperita con un calzino di Barbieri, la cannella con un’ascella di Cracco.

E poi c’è la faccenda Bastianich, che è probabilmente l’unico elemento di quella cucina che Rachida si cucinerebbe con passione e solerzia. Diciamolo. A Rachida, Bastianich fa più sangue di una fiorentina poco cotta. Lo guarda e le si alza pure il turbante. Indimenticabili le sue esplicite richieste al ristoratore italo americano, che nel bel mezzo di un sonoro cazziatone a Rachida, è rimasto ammutolito di fronte all’insospettabile vocazione sadomaso della marocchina: “Tu sgrida me forti!”, “Io sbagliato! Tu devi punire me!”.

E poi ha aggiunto: “Quando un giudice mi sgrida mi dà la carica, mi piacciono gli uomini che entrano in cucina e tà”. E sul quel “tà” ci sono più sottintesi che sulla farfallina di Belen. Tra l’altro, secondo me, vista l’aria da fattucchiera, se nell’ultima puntata oltre a lingua, rane, anguille e lumache le avessero dato pure due gocce di sangue di unicorno, Bastianich oggi sarebbe vittima di un tale legamento d’amore che sarebbe già in Marocco a conoscere i suoceri.

Ormai, il siparietto Bastianich/Rachida è il momento “50 spuntature di grigio” e non escludo che i due finiscano con Bastianich che sculaccia Rachida perché ha scotto i fusilli e Rachida che sculaccia Bastianich perché non l’ha sculacciata abbastanza forte. Tra l’altro, secondo chiacchiere di corridoio, Rachida sarebbe una lontana parente di Bastianich, il che è abbastanza ininfluente per il gioco ma determinante per la scienza: ora sappiamo che la simpatia folgorante è indubbiamente una questione genetica. Ad ogni modo, è bastato guardare l’ultima puntata di Masterchef per capire che senza Rachida, quella cucina sembrerà vuota.

Epici i momenti in cui s’è messa a cazziare anche la piastra e lo chef che pareva il sosia di Alessandro Meluzzi, ha chiesto a Cracco se davvero stesse conversando con i fornelli. O quando s’è lanciata nel vaso delle anguille per afferrarne il più possibile e mezza nazione s’è augurata che ci finisse dentro e facesse la fine della gazzella divorata dal pitone. O quando s’è messa a girare la polenta con una foga disumana continuando a ripetere “Sto sfogando mia rabbia nella polenta, mia rabbia ho messo tutta qui dentro!” e nessuno sa se poi quella polenta sia stata fatta brillare in aperta campagna o mezza Comacchio sia stata rasa al suolo.

O quando ha preparato una salsa acida capace di sciogliere una carcassa di elefante in sette secondi netti e lei garantiva che i suoi figli la spalmano sul pane come “peritivi”. Insomma, è chiaro che Rachida non vincerà Masterchef, ma riuscirà a fare di meglio. Come ha detto il saggio Alberto, affacciato alla balconata con aria mesta, a fine puntata: “Rachida non vince, no. Ma lentamente ci distruggerà tutti”.

Perché lei non è un concorrente come tutti, fatto di intuito, fantasia e passione per la cucina. No, lei “è fatta da mani di strega”.

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