“Non è compito di Confindustria mandare a casa questo Governo però abbiamo il diritto e il dovere di esprimere il nostro giudizio sulla politica economica del Paese e di stimolarla in direzione dello sviluppo”: Alberto Barcella, membro bergamasco della Giunta nazionale di Confindustria, commenta così, gettando un po’ di acqua sul fuoco, l‘acceso dibattito tra il presidente del Consiglio Enrico Letta e il numero uno degli industriali Giorgio Squinzi.
L’ex leader di Confindustria Bergamo e di Confindustria Lombardia conferma, tuttavia, un inasprimento della posizione degli industriali, figlio principalmente della scottante delusione di una legge di stabilità troppo timida: “Ci aspettavamo sicuramente di più – ammette Barcella – ma la nostra priorità è quella del rilancio del Paese, che venga fatto attraverso la legge di stabilità o altri provvedimenti poco importa. Ciò che ci indispettisce, però, è che azioni piccole e poco incisive vengano presentate come interventi straordinari”.
Da Giorgio Squinzi giovedì è arrivato un vero e proprio ultimatum al governo: se il 19 febbraio Letta si presenterà in viale dell’Astronomia a mani vuote, Confindustria si rivolgerà direttamente a Napolitano. “Forse Squinzi ha un po’ esagerato parlando di elezioni – commenta Barcella – perchè non è compito nostro mandare a casa questo governo ma le sue dichiarazioni sono in linea con il pensiero degli imprenditori. Sono comunque d’accordo sul fatto che il Governo stia facendo poco in ambito economico e Letta forse ha reagito così perchè era in corso una trattativa per investimenti nel Paese che, in ogni caso, sono poca cosa rispetto a quanto servirebbe realmente”.
Ciò che “servirebbe realmente” per Alberto Barcella è il recupero della competitività, “eliminando quei fastidiosi vincoli che stanno sgretolando interi settori della nostra economia. Non si sono creati fattori di sviluppo, c’è uno spaventoso divario tra costo del lavoro e salario netto dei lavoratori, il costo dell’energia ci penalizza, la burocrazia complica e rende più costosa qualsiasi azione, sia in ambito familiare che in ambito aziendale, il sistema del credito è in sofferenza, la giustizia impiega tempi biblici per ogni sentenza: l’Italia così è poco attrattiva e non è competitiva e Confindustria ha il compito di denunciare questa situazione. È urgente la creazione di nuovi posti di lavoro perchè altrimenti siamo destinati al declino”.
La spinta degli industriali va soprattutto in direzione di uno snellimento burocratico ma, sottolinea Barcella, nemmeno Letta ha tra le mani una bacchetta magica: “Non lo pensiamo ma è lecito chiedere maggiore impegno: stiamo indicando la strada al Governo che, dal canto suo, deve comunque sempre far quadrare i conti perchè la coperta è corta. Ma noi siamo un Paese complicato che si complica ogni giorno di più a causa di norme che si sovrappongono e si accavallano”.
L’imprenditore bergamasco, infine, non riammette ancora la parola “ripresa” nel proprio vocabolario: “E’ un termine ancora eccessivo – osserva – Forse è vero che abbiamo toccato il fondo e che c’è qualche segnale di speranza ma ci sono ancora troppe aziende, di ogni settore, in grande affanno finanziario: sono loro che rischiano di più perchè, qualora ci fosse una ripresa del mercato, avrebbero bisogno di risorse per affrontarlo”.
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