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Il processo

Omicidio Puppo, in aula sfogo e lacrime del padre: “Bertola me lo ha rovinato”

In una lunga deposizione, oltre due ore, Antonio Puppo, il padre di Roberto il 42enne assassinato in Brasile nel novembre 2010, ricostruisce gli ultimi movimenti del figlio e lo stretto legame che aveva con Fabio Bertola. "Mio figlio si fidava ciecamente di Bertola, se parlavo male o se mettevo in dubbio il suo operato mi diceva: guai a te se parli male, non vengo più a trovarti".

Oltre due ore di deposizione per raccontare gli ultimi anni di vita del figlio, i rapporti di amicizia e le aspettative di una nuova vita in Brasile finita invece in una tragica morte. Antonio Puppo, padre di Roberto il 42enne di Osio Sotto assassinato in Brasile nel novembre del 2010, nella mattina di lunedì 3 febbraio ha raccontato gli ultimi anni di vita del figlio nel processo che vede imputato l’immobiliarista Fabio Bertola, 44 anni di Verdellino, accusato di omicidio. Non sono mancate le lacrime e lo sfogo contro quegli "amici di mio figlio, di loro si fidava ciecamente.

Se parlavo male di Bertola, mio figlio mi avvertiva: guai a te, papà, non vengo più a trovarti" racconta Antonio Puppo. Nel rapporto tra padre e figlio ci sono anche le lacrime, gli sfoghi per l’acquisto di immobili che poi si riveleranno debiti consistenti per Roberto Puppo. Dietro a quell’amicizia stretta tra Puppo e Bertola – che si annota tra affari discutibili e promesse di una vita migliore – c’è il quadro di una provincia bergamasca fatta di locali notturni, danze brasiliane, spinelli e viaggi esotici dalla Thailandia a Cuba. Antonio, oltre quarant’anni di lavoro nell’edilizia e una vita di sacrifici e duro lavoro, rilegge quel mondo dove vive suo figlio.

"Era orgoglioso, ordinato, preciso" descrive il figlio, ma aggiunge "fragile, si fidava ciecamente di Fabio Bertola. Era sempre nel suo ufficio, gli aveva assicurato che per il viaggio in Brasile avrebbero pensato tutto i suoi amici. Roberto non aveva più soldi". C’è l’amara constatazione che quelle amicizie poi non si rivelarono tali: "Al suo funerale non si presentò nessuno. Mia moglie mi trattenne, ma io sarei andato a cercarli nei bar accanto alla chiesa, li avrei trovati là". Incalzato dal pm Carmen Pugliese, Antonio Puppo ha fornito i particolari degli ultimi mesi fino alla morte in Brasile. E prima ancora che l’indagine prendesse il via Antonio racconta di come lo zio di Michele Maggiore – il giovane imbianchino scomparso in Brasile – avvicinandolo in una trattoria gli avesse indicato come responsabile della morte del figlio proprio Bertola. I genitori di Roberto Puppo hanno rinunciato all’eredità: "Non sapevamo dove finivano i debiti", ammette amareggiato il padre. E dall’indagine emerge che Puppo avesse almeno sei conti correnti in diversi istituti di credito. Oltre a un finanziamento di 60mila euro dalla Provincia di Milano per nuove imprese.

C’è poi un’assegno di 50mila euro staccato il giorno prima di partire a favore di Alberto Mascheretti, 42 anni di Sorisole.

E quel certificato di buona salute necessario alle assicurazioni sulla vita che erano state stipulate a favore di Bertola, Mascheretti e Valentino Masin. Nel lungo racconto non sono mancate le lacrime, quando il padre di Roberto Puppo ha raccontato la sera che venne avvisato dal console italiano in Brasile della morte del figlio. "Sono andato nell’ufficio di Bertola, lui mi ha detto che aveva saputo tutto da Internet, che la colpa era della Soares, delle donne – afferma Antonio Puppo -. E’ allora che gli ho urlato: “Me lo hai rovinato tu, me lo hai plagiato e ridotto alla miseria”.

Dopo una sospensione, al processo è toccato alla madre di Roberto Puppo, Anna Prospero che ha accusato un malore ed è svenuta. SUl posto, in Tribunale, è stata chiamata un’ambulanza del 118 e i medici hanno assistito la donna.

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