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Valbrembana

Vauro a Zogno in memoria di don Gallo: “Un irriducibile” fotogallery

Sabato 14 dicembre il vignettista ha partecipato all’inaugurazione della mostra in memoria del prete partigiano organizzata dalla Tavola della Pace Valbrembana. Accanto a lui, Lilliana “Lilli” Zaccarelli, segretaria di don Gallo, e Giuliano Giuliani, padre di Carlo, il ragazzo ucciso da un carabiniere durante i fatti del G8 di Genova nel 2001. Colonna sonora dell’evento le più belle canzoni di Fabrizio De Andrè, cantate dagli Ottocento.

“La capacità di ascolto e l’accoglienza di tutti sono le due caratteristiche di Andrea che ricordo più fortemente”. Con queste parole, semplici ma efficaci, la segretaria e principale collaboratrice di don Gallo, Lilliana Zaccarelli, da tutti chiamata “Lilli”, ricorda il prete partigiano, fondatore della Comunità “San Benedetto al Porto” di Genova ma anche coscienza viva e voce scomoda nella Chiesa e nel Paese. Insieme a lei, sabato 14 dicembre a Zogno, hanno partecipato all’inaugurazione della mostra in memoria di don Andrea Gallo organizzata dalla Tavola della Pace della Valbrembana diversi ospiti, tutti legati alla figura di questo prete genovese. Vi hanno preso parte, infatti, il vignettista de “Il Fatto quotidiano”, Vauro Senesi, meglio conosciuto come Vauro, apprezzato dal grande pubblico per la sua presenza alla trasmissione di Michele Santoro “Servizio pubblico”, e Giuliano Giuliani, padre di Carlo, il ragazzo ucciso da un carabiniere durante i fatti del G8 di Genova nel 2001. A far da colonna sonora all’evento, le più belle canzoni di Fabrizio De Andrè, cantate dagli Ottocento, che si alternavano tra i diversi interventi, emozionando il folto pubblico riunito nella sala polivalente delle scuole medie di Zogno. Tutti hanno parlato del religioso chiamandolo semplicemente con il suo nome, Andrea, così come lui stesso avrebbe voluto.

Lilliana Zaccarelli ricorda: “Sono arrivata a Genova, nella Comunità di San Benedetto al Porto, fondata da don Gallo, trent’anni fa. Era il 1983 e stavo vivendo un periodo difficile, dopo che non ero riuscita a instaurare legami positivi con gli altri nell’ambiente in cui mi trovavo precedentemente. Così, volevo distaccarmi da tutto e da tutti. Poi ho incontrato Andrea: mi accolse, mi disse di lasciare alle spalle il mio passato e non mi chiese mai nulla del mio ieri. Man mano che ho potuto approfondire la sua conoscenza e stringere con lui una profonda amicizia, col tempo, avevo avuto modo di parlargli del mio vissuto e lui ascoltava sempre, senza pregiudizi e senza esprimere giudizi. Non era un santo, era una persona normale, pieno di difetti, come ogni uomo, ma sapeva ascoltare gli altri e accogliere tutti, cominciando sempre dagli ultimi, cioè dai più deboli e indifesi. Negli anni trascorsi insieme a lui ho avuto la possibilità di vivere queste sue caratteristiche personalmente. Per esempio, ricordo quando poco tempo fa in comunità c’era un ragazzo che stava male ed era violento a parole. E la violenza, da sempre, mi dà molto fastidio. Andrea mi disse: “In questo momento lui è il più fragile, se non te la senti di aiutarlo, vai pure”. Non era facile sentirselo dire dopo tanti anni di collaborazione, ma quelle parole mi fecero capire molto”. Poi, sottolinea: “Don Gallo si adoperava nell’accoglienza giorno dopo giorno, con semplicità e costanza. Ed era impegnato per la pace e la giustizia, due parole il cui significato in molti casi viene frainteso. Infatti, ci ha insegnato che “pace” e “giustizia” non vogliono dire che tutto va bene, ma significano affrontare i problemi, senza offendere e senza ferire nessuno, ma affrontarli”.

Legato a don Gallo anche Giuliano Giuliani, che afferma: “Pace è una parola molto importante, che esprime volontà, esigenza, bisogno, parole troppo spesso offese nel nostro Paese. Basta pensare che c’è chi si permette di chiamare missioni di pace delle vere e proprie operazioni di guerra, che producono migliaia e migliaia di morti, perché hanno paura a dichiararlo. Don Gallo era una grande persona, un grande uomo. Facendo sempre riferimento a quello che era il suo primo Vangelo, cioè la Costituzione, nata dalla Resistenza antifascista, senza trascurare gli altri Vangeli, che amava intensamente, ci ha insegnato il vero significato della “pace”, quello autentico, in un tempo in cui molti tradiscono, offendono e mettono la Costituzione sotto ai piedi e la calpestano. Attraverso la Costituzione e il Vangelo, era impegnato per difendere gli ultimi. Tra un potente e un debole, lui sceglieva sempre il debole”.

I fatti del G8 di Genova hanno rafforzato il suo rapporto con il religioso genovese. Giuliani evidenzia: “Ho vissuto un’amicizia molto forte con don Andrea prima ma soprattutto dopo l’uccisione di mio figlio Carlo al G8 di Genova 2001. Nel 2011, anno in cui ricorreva il decennale di quel che è successo, aveva voluto essere in piazza, non voleva mancare. Aveva detto di voler partecipare “per essere presente in quel luogo di ingiustizia”. Quest’anno la sua assenza è stata molto dolorosa, però, avevamo registrato le sue parole e le abbiamo risentite ed era come se fosse ancora con noi. Usava sempre parole importanti, parole d’affetto, giustizia e pace. Inoltre, aveva avuto l’intelligenza di capire quel che era successo nel G8 di Genova e, più volte, anche nelle sue poche apparizioni televisive, aveva dichiarato che “era stata un’imboscata”. Aveva capito che era stata una trappola per reprimere un grande movimento che, di fatto, ha subìto il colpo fino quasi a disperdersi. Era un movimento che si era diffuso unendo persone dalle diverse provenienze, contro le ingiustizie del mondo, persone che avevano compreso che se ci si batte contro le ingiustizie del mondo è possibile combattere le ingiustizie quotidiane. Attorno alla vicenda, invece, sono stati costruiti tanti imbrogli, grazie a un’informazione e a una pubblica opinione corrotte, che contribuiscono anche a produrre la situazione di degrado in cui versa il Paese: così, si è diffusa una verità non vera. L’uccisione di mio figlio non è stata nemmeno considerata meritevole di un processo: quello che si è verificato è stata una cattiveria dello Stato, un’ingiustizia. Don Gallo, invece, ci ha insegnato che gli ultimi dovrebbero venire prima, anche se troppo spesso non è così in questo Paese, un Paese che troppe volte è chino verso il potere e poco attento agli ultimi”.

Infine, Vauro spiega: “Don Gallo era una persona aperta e coerente, con lui era nato un feeling immediato. Parlavamo lo stesso linguaggio: chi dice che tra un laico, come me, e un prete, come don Andrea, non può esserci sintonia, dice una castroneria. Penso che la caratteristica che più lo definisce è l’irriducibilità: era una persona irriducibile fino al limite del fanatismo per la vita e per la persona. Non ammetteva che ci potessero essere motivi per non rispettare un dono prezioso come la vita e, quindi, era contrario alle mancanze di rispetto per gli altri, alla violenza, alle guerre, all’arroganza e alla prepotenza. Io sono un vecchio comunista e, spesso, ragiono per categorie un po’ desuete, come la classe operaia, a lui, invece, stavano a cuore tutti, indistintamente, con le loro storie, il loro volto, la loro voce, la loro identità, da scoprire e far emergere. Non sceglieva le persone con cui stare, ma stava con chi incontrava nella sua vita, accettava chiunque gli capitasse davanti, dando carne ai suoi valori e ai suoi ideali. Per lui gli ultimi erano i primi, non solo nell’al di là, ma anche sulla terra. Non era per gli ultimi, era con gli ultimi, ne scaturisce un messaggio importante: degli ultimi non aveva fatto una professione per poi frequentare i salotti, allontanarsi progressivamente dai più deboli e magari diventare moderato, come succede ai politici, agli intellettuali e agli ex comici”.

In conclusione, il presidente della Tavola della Pace Valbrembana, Franco De Pasquale, informa: “L’esposizione, che raccoglie diversi ricordi di don Gallo, è visitabile fino al 28 dicembre a Zogno, in piazza Garibaldi tutti i giorni dalle 10 alle 12 e, nei feriali, anche dalle 16 alle 19”.

Paolo Ghisleni

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