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Fuoriporta

Tra Medioevo e prosciutto ecco Montagnana, gioiello del Padovano

Il nostro prof Marco Cimmino questa settimana ci riporta in Veneto, più precisamente a Montagnana, gioiello medievale del Padovano che vanta, oltre a un carico di storia notevole, un prosciutto crudo Dop davvero squisito.

di Marco Cimmino

A volte, abbiamo splendori e capolavori proprio sotto il naso e non ce ne accorgiamo: è proprio vero! E’ stato il caso, infatti, a farmi conoscere Montagnana.

Qualche anno fa mi capitò di essere contattato da un esponente di un’associazione culturale che stava organizzando, proprio lì, una conferenza sugli "anni di piombo" e che, in evidente mancanza di valide alternative, aveva pensato di invitarmi come relatore. Non senza un filo d’imbarazzo, dovetti farmi spiegare per filo e per segno come arrivarci, nemmeno si fosse trattato di un paesino dei Carpazi. In realtà, l’operazione è, viceversa, piuttosto semplice: basta uscire a Verona dall’autostrada "Serenissima", arrivare a Legnago, lungo la statale 434 e poi prendere la statale 10, che unisce Legnago a Este.

Montagnana si trova a metà strada tra le due cittadine, in provincia di Padova ma molto vicina anche alla città scaligera. La ragione per cui vi suggerisco questa meta per un Fuoriporta autunnale è semplicissima: non voglio che altri incorrano nello stesso errore che ho commesso io, ignorando l’esistenza di un simile gioiello, fino a che il destino non mi ci ha portato, quasi controvoglia.

Montagnana è un luogo bellissimo, ed offre almeno due attrattive assolutamente eccezionali al turista fuoriportesco, atte a soddisfare i bisogni dell’occhio come quelli dell’epigastro: la sua incredibile cinta medievale e il suo altrettanto incredibile prosciutto crudo.

Partiamo dal Medioevo: i Carraresi, signori di Padova, perennemente in lotta con gli Scaligeri veronesi, intorno alla metà del ‘300 costruirono, intorno al borgo di Montagnana, un’imponente cinta fortificata, di circa due chilometri di perimetro, che ha dato alla cittadina quell’aspetto straordinario che mantiene ancora oggi, grazie ad uno stato di conservazione delle sue mura che ha quasi del miracoloso, e che ne fa uno dei borghi murati meglio conservati d’Europa. Originariamente, le porte della città erano solo due, aperte in corrispondenza delle due poderose rocche del castello di San Zeno e degli Alberi: la prima di queste si deve ad Ezzelino da Romano, che la fece costruire nel 1242, insieme all’altissimo mastio che la sovrasta, quando espugnò la città.

La seconda, invece, è contemporanea alla costruzione della cinta fortificata trecentesca. Il complesso murato e fortificato rese, di fatto, Montagnana inespugnabile per quasi due secoli, facendone un formidabile baluardo militare.

Oggi, nelle mura si apre una terza porta, inevitabilmente battezzata "Porta nova", che risale al XVI secolo. L’impressione generale è di quelle che lasciano il segno: le addizioni moderne sono pochissime e di minima entità, tanto che l’aspetto monumentale delle mura di Montagnana è tale da soddisfare perfino certi dottorini che imperversano nel forum di questa rubrica.

All’interno della sua cinta, come una castagna dentro il suo riccio, Montagnana nasconde, però, un altro tesoro: sub cortice dulcis, verrebbe da dire, parafrasando il motto di mio suocero. Parlo di un’autentica leggenda gastronomica, che è il prosciutto crudo di Montagnana: una prelibatezza che stagiona almeno 12 mesi e che è protetta da un marchio DOP, col nome di "prosciutto crudo berico-euganeo" nonchè da un preciso disciplinare.

Si tratta di un prosciutto molto dolce, che, per gli amanti del genere, rappresenterà un’autentica rivelazione: lo è stata per me, che, oltre ad ignorare la bellezza straordinaria di Montagnana, ne ignoravo anche le meraviglie gastronomiche. Una delle numerose "hostariae" o prosciutterie cittadine vi permetterà un’agevole e gradevole degustazione, accompagnata da qualche generoso vinello locale.

Alla fine, potrete lasciare questo bellissimo borgo murato, portandovi nel cuore il ricordo di scorci di una suggestione assoluta e, nel bagagliaio, tracce più prosaiche, ma non meno significative, della civiltà contadina veneta. Oltre alla sensazione che quella piccola cittadina, placida ed ordinata, dentro il carapace delle sue mura antiche, rappresenti uno scampolo del mondo come dovrebbe essere: tanto diverso da quello in cui tanto spesso ci tocca vivere. E’ singolare, infatti, che un luogo che debba la sua bellezza, in definitiva, ad una storia di guerre e di assedi, susciti un simile sentimento di pace e di serenità: eppure, la vita è così, dentro e fuoriporta.

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