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L'indagine

Caso Yara, Quarto Grado: “Interrogato giovane albergatore bergamasco”

Un giovane albergatore bergamasco è stato interrogato nel pomeriggio di giovedì 21 novembre in Procura a Bergamo dal pubblico ministero Letizia Ruggeri. Alcune tracce ritrovate sul cadavere di Yara non sarebbero di origine animale e non appartengono alla ragazzina di Brembate di Sopra.

A quasi tre anni dalla scomparsa di Yara Gambirasio, le indagini non si arrestano. Nel pomeriggio di gioved’ 21 novembre, in Procura a Bergamo, gli inquirenti hanno interrogato per oltre due ore un giovane bergamasco. L’uomo, un albergatore originario di un paese che dista cinque chilometri da Brembate di Sopra, non era mai stato sentito dagli investigatori né era mai stato sottoposto al prelievo del Dna. È quanto rivelerà “Quarto Grado” durante la puntata in onda nella sera di venerdì 22 novembre su Retequattro.

Il giovane, che non è formalmente indagato, ma sul quale sono in corso ulteriori accertamenti, ha dichiarato ai microfoni di “Quarto Grado” di avere alcuni amici il cui Dna è stato confrontato con quello dell’assassino di Yara (“Ignoto 1”).

L’inviato riporta inoltre, che il ragazzo ha dovuto rispondere anche a domande su suoi conoscenti impiegati – ai tempi della scomparsa di Yara – nei lavori di costruzione del centro commerciale di Mapello. La trasmissione svelerà, inoltre, che tra i numerosi capelli, peli e tessuti epiteliali repertati sul corpo di Yara Gambirasio nel campo di Chignolo d’Isola, alcuni non appartengono alla giovane né sono di origine animale.

La notizia è stata data questa mattina, in un incontro riservato durato tre ore, alla titolare delle indagini, il Pubblico ministero Letizia Ruggeri, dal dottor Carlo Previderè, ricercatore del Dipartimento Medicina Legale e Scienze Forensi dell‘Università di Pavia, nominato consulente della Procura di Bergamo. I reperti saranno ora ulteriormente analizzati per tentare di risalire ai gruppi etnici di appartenenza e, se lo stato di conservazione lo permetterà, all’individuazione di precisi profili genetici. Il professor Fabio Buzzi, direttore del Dipartimento di Pavia, all’inviato di “Quarto Grado” ha però posto il problema di costi: l’analisi di ogni singolo reperto costa circa 100 euro e i reperti sono migliaia.

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