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Il caso

Quote latte, errore tecnico Coldiretti Bergamo: chiederemo risarcimento

Il presidente di Coldiretti Bergamo Alberto Brivio commenta la vicenda dell’algoritmo sbagliato che gonfiava le multe delle quote latte: “Se ci sono stati errori di calcolo chiederemo che i primi ad essere risarciti siano i nostri produttori che sono sempre stati onesti”.

In primis noi siamo per la legalità ma se ci sono stati errori di calcolo sulle quote latte e, di conseguenza, sulle sanzioni, chiederemo che i primi ad essere risarciti siano i nostri produttori che sono sempre stati onesti”: il presidente di Coldiretti Bergamo Alberto Brivio commenta così l’inchiesta aperta sulle quote latte e la relativa ipotesi di reato di falso in atto pubblico per i funzionari Agea, l’Agenzia ministeriale per le erogazioni in agricoltura.

Un algoritmo sbagliato considerava le mucche da latte produttive fino all’età di 82 anni e gonfiava del 20%, circa 300mila capi, il parco bovini da latte italiano: in questo modo i calcoli sulle quote latte non erano rispondenti al vero e a gonfiarsi erano anche le sanzioni, 4 miliardi di cui 1,7 secondo stime a carico dello Stato, nei confronti degli allevatori per il superamento teorico della singola quota latte.

Le quote latte, introdotte dall’Unione Europea nel 1984, sono limiti alla produzione di latte per singolo allevatore che ogni Paese ha negoziato per evitare che un eccesso di offerta penalizzi la remunerazione: il produttore che sfora la quota o vende l’eccesso a un altro che invece ha prodotto meno oppure incorre in un prelievo supplementare particolarmente salato.

“In passato è capitato che qualche nostro associato chiudesse la propria attività in seguito ad una sanzione – continua Brivio – ma ora i produttori bergamaschi operano sempre nel campo della legalità. Chi ha sforato ha comunque acquistato quote, le ha prese in affido o ha rateizzato la multa”.

Secondo il gip romano Giulia Proto i funzionari Agea, l’Agenzia ministeriale per le erogazioni in agricoltura, avrebbero chiesto la modifica dei criteri di calcolo del numero dei capi potenzialmente da latte per coprire una non corretta quantificazione delle quote latte che, di conseguenza, aveva portato ad errori di calcolo nelle sanzioni inflitte ai produttori per il superamento della quota: l’algoritmo che inizialmente teneva in considerazione l’età dell’animale tra i 24 mesi e i 10 anni avrebbe poi subito una variazione che innalzava il limite massimo d’età dai 120 ai 999 mesi, ovvero 82 anni. Sempre secondo il gip “ciò avvenne per espressa richiesta dei funzionari di Agea, con l’evidente fine di giustificare il dato in eccesso che aveva determinato le sanzioni”.

“Se errore c’è stato – conclude Brivio – noi chiediamo che vengano risarciti i produttori onesti come quelli bergamaschi che hanno sempre risposto ai doveri sanciti dalla legge. Ma ampliando un po’ la questione chiediamo anche maggiore valorizzazione e difesa del prodotto italiano: il regime delle quote ha limitato la capacità produttiva delle nostre aziende e sugli scaffali rischiamo sempre di più di trovare latte importato, prodotto chissà dove, spacciato per italiano”.

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