L’inchiesta sulla baby squillo di Roma si allarga e arriva fino a Bergamo. Nel lungo elenco dei clienti delle ragazzine di 15 anni che si prostituivano in alcuni appartamenti del quartiere Parioli spuntano i nomi di molte società con sede in tutta Italia.
I carabinieri stanno esaminando le 33 pagine di tabulati telefonici per identificare chi ha contattato i telefoni cellulari delle due ragazzine e chi ha poi effettivamente avuto rapporti sessuali con loro. Un lavoro lungo e delicato. Ma ci sono pochi dubbi che a chiamare le minorenni, dopo aver trovato il loro numero sul sito Bakecaincontri.com o aver contattato uno degli sfruttatori, siano stati alcuni dipendenti di quelle società con i telefoni aziendali, oppure mariti – o figli – di donne che risultano solo intestatarie del contratto e quindi sono ignare di tutto.
Non solo a Roma, ma anche a Milano, Torino, Verona, Trento, Bergamo, Sassari, Latina, Siena, Venezia, Catania, Bari, Napoli e in molte altre città. Un vortice di telefonate per chiedere informazioni, contrattare tariffe, prendere appuntamenti che, a questo punto, potrebbe non aver coinvolto soltanto le due minorenni fin qui interrogate dagli investigatori ma anche altre ragazzine della stessa età.
I carabinieri stanno approfondendo proprio questo punto: il sospetto è che ci siano amiche o conoscenti delle baby squillo che hanno seguito le loro orme, attirate dai soldi facili e dalla cocaina.
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