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Paralpinismo

Escursionismo e parapendio Un altro modo di godere della montagna

Scopriamo una disciplina mista poco conosciuta, il paralpinismo, che unisce escursionismo e parapendio: risalire fino alla cima del monte a piedi e poi scoprire la valle di cima in cima spostandosi sfruttando le correnti ascensionali.

Di Prealpi in collaborazione con Vincenzo Aliberti

“É un altro modo di godere della montagna!” Così esclamava il vecchio rifugista parlando del suo giovane amico rocciatore e ora anche parapendista. L’amore per i monti é senz’altro la molla che mi ha spinto (e come me tanti altri) ad avvicinarmi a questo sport. Il parapendio, al di là dei vari passaggi che dal 1965 a oggi, lo hanno portato a essere il più utilizzato per il volo libero, si è diffuso inizialmente nell’ambiente alpinistico come mezzo per scendere rapidamente dalle cime.

Questo spirito, affievolito negli anni dalla continua evoluzione delle vele con notevole incremento delle prestazioni (efficienza in planata, velocità, maneggevolezza e sicurezza), non ha mai abbandonato i piloti di parapendio, tanto da far aumentare ultimamente la produzione, da parte delle ditte costruttrici, di vele specifiche per il paralpinismo/paratrekking.

In questo caso si utilizzano materiali speciali che, senza rinunciare alla resistenza e alla sicurezza, riducono il peso totale di tutta l’attrezzatura anche a meno di 10 kg e possono essere trasportati a spalla in zaini simili a quelli utilizzati in montagna per le medie escursioni.

Se il sogno di un pilota competitore è quello di concludere una gara ai primi posti volando veloce e raggiungendo tutti i punti prefissati dal direttore di gara, il sogno di un paralpinista è di decollare dalla cima del monte salito a piedi e, sfruttando le correnti ascensionali spostarsi lungo la valle atterrando ancora in quota e prepararsi al bivacco per poter decollare nuovamente il giorno dopo. Così, di cima in cima, di valle in valle. Questo tipo di volo ha la sua massima espressione in una gara, la Red Bull X-Alps, che vede vari atleti di diverse nazioni, attraversare tutte le Alpi passando per Austria, Italia, Svizzera e Francia; è una vera sfida hiking & flying, un continuo salire a piedi per poi decollare e planare il più a lungo possibile, senza aiuti esterni (passaggi in auto o qualsiasi altro mezzo meccanico).

La concentrazione in volo e lo sforzo fisico (a volte si cammina anche di notte) sono ai massimi livelli così come la passione e il rispetto per i monti che si attraversano.

Ma, adesso, torniamo ai nostri voli nelle Orobie, magnifico terreno di gioco per questa attività. La salita al Monte Sasna da Nona, in una giornata di inversione termica autunnale, è piacevolissima; si parte a piedi dalla strada asfaltata in discesa a fianco della chiesa di Nona (via S. Fermo) per poi proseguire, seguendo le indicazioni per la vetta (sentiero 409), lungo la mulattiera che con diversi tornanti passa accanto alla bellissima baita Esenne (1.559 m). Si continua quindi verso la baita Saline (1.768 m) e ancora alle baite dell’alpeggio a quota 1.964, direttamente sotto il ripido pendio finale dove, nel tardo autunno scorso, abbiamo trovato abbondanti tracce dell’utilizzo, da parte dei camosci, di queste strutture come riparo per la prima nevicata della stagione.

Per evitare questo ripido costone (intorno ai 35°) si piega a destra per un comodo sentiero che porta a un’ultima isolata baita posta a lato di un limpido torrentello: qui è obbligatoria la sosta per il magnifico panorama, prima di affrontare l’ultimo breve strappo che porta alla cresta di vetta.

L’escursione continua qui.

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