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La sentenza

Rogno, lavori sull’Oglio: condannato il sindaco Colossi (assolto poi in Appello)

Il Tribunale di Bergamo, sezione distaccata di Clusone, ha condannato il sindaco di Rogno Dario Colossi a un anno e sei mesi di reclusione per le irregolarità commesse nei lavori sulla sponda sinistra del fiume Oglio nei pressi dell’area di cava Gadini.

Un anno e sei mesi di reclusione per il sindaco di Rogno Dario Colossi, un anno e un mese a Pietro Donato Fasanini e Cristian Morganti: è questa la condanna inflitta dal giudice Gaetano Buonfrate del Tribunale di Bergamo per i lavori abusivi sulla sponda sinistra idrografico del fiume Oglio, foce valle Artogne nei pressi dell’area di cava Gadini nel comune di Rogno.

Colossi era imputato in qualità di committente delle opere, Fasanini come esecutore e Morganti in qualità di direttore dei lavori: pena sospesa e non menzione della condanna per tutti e tre gli imputati.

Nella zona, sottoposta per legge a vincolo ambientale, è stata realizzata una superficie piana di 1.745 metri quadrati mediante il riporto di materiale inerte e il livellamento dello stesso in assenza di permesso di costruire e sono stati tagliati alberi su una superficie complessiva di 12.597 metri quadrati senza autorizzazione ambientale.

L’asporto di materiale dal fiume era stato autorizzato dall’Azienda Interregionale per il fiume po’ (AIPO) con la procedura prevista per i casi di somma urgenza ma il materiale risultava depositato e spianato in un’area rialzata rispetto al fiume. Il disboscamento di 12.597 metri quadri ricadeva su un’area che risultava compresa nel progetto del Comune di Rogno di costruzione di un’aviosuperficie che la Comunità Montana aveva sospeso.

Il processo ruotava sull’avvenuto disboscamento della riva sinistra dell’Oglio e sul riporto di materiale inerte su parte della superficie disboscata: lavori per i quali manca sia il permesso di costruire che l’autorizzazione ambientale e, al contrario, c’è solo l’avviamento della procedura per l’esecuzione in alveo di lavori nella forma della somma urgenza “per la stabilizzazione idraulica del fiume Oglio mediante opere di svaso e stabilizzazione delle sponde a monte della foce del torrente Re di Artogne, nel Comune di Rogno”.

Il giudice ha stabilito che l’accumulo di materiale non era precario, come sostenuto invece dagli imputati, ma, considerato lo spianamento, definitivo e rientrava nelle necessità del Comune di Rogno che aveva bisogno di elevare la quota del terreno della sponda per proteggere la futura pista di atterraggio degli aerei ultraleggeri.

L’uso del terreno – si legge nella sentenza – è chiaramente collegato alla realizzazione dell’aviosuperficie. È di tutta evidenza che Colossi invoca l’adozione da parte di Aipo della procedura di somma urgenza in maniera pretestuosa per fare in tutta fretta i lavori che sono di interesse per l’aviosuperficie”.

“La pena per Colossi – continua – è differenziata da quella degli altri imputati perché lo stesso viene ritenuto colpevole anche del disboscamento eseguito al di fuori dell’area occupata dal deposito dei 1.745 metri quadri di materiale inerte”.

AGGIORNAMENTO al 13 ottobre 2016 (qui l’articolo integrale)

Assolto Dario Colossi, sindaco di Rogno. La Corte d’Appello di Brescia ha accolto la richiesta del Procuratore generale di scagionare il primo cittadino dall’accusa di abuso edilizio che lo aveva visto condannato in primo grado. Assolta anche l’impresa Fasanini di Breno in Val Camonica e il geologo dell’AIPO Cristian Morgenti.

Un anno e sei mesi di reclusione era la condanna che gli era stata inflitta dal giudice Gaetano Buonfrate del Tribunale di Bergamo per i lavori sulla sponda sinistra idrografico del fiume Oglio, foce valle Artogne nei pressi dell’area di cava Gadini nel comune di Rogno. Colossi era imputato in qualità di committente delle opere, Fasanini come esecutore e Morganti in qualità di direttore dei lavori.

Secondo l’accusa, i lavori non erano regolari e avevano portato, nella zona sottoposta per legge a vincolo ambientale, alla realizzazione di una superficie piana di 1.745 metri quadrati mediante il riporto di materiale inerte e il livellamento dello stesso in assenza di permesso di costruire e sono stati tagliati alberi su una superficie complessiva di 12.597 metri quadrati senza autorizzazione ambientale (leggi).

Per anni il sindaco aveva spiegato le ragioni di quell’intervento, “teso a prevenire il rischio idrogeologico e migliorare la regimazione idraulica del fiume nella sua intersezione con il torrente Re”.

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