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Con “Paradise Valley” John Mayer è in cammino verso la vetta-capolavoro

Il nostro critico musicale Brother Giober questa settimana ci presenta "Paradise Valley" di John Mayer: "Francamente mi aspettavo qualcosa di più, ovvero il disco definitivo, il capolavoro. Che arriverà, ne sono certo, perché John Mayer è uno che di talento ne ha da vendere".

Giudizio:

* era meglio risparmiare i soldi ed andare al cinema

** se non ho proprio altro da ascoltare…

*** niente male!

**** da tempo non sentivo niente del genere

***** aiuto! Non mi esce più dalla testa;

 

 

ARTISTA: John Mayer

TITOLO: Paradise Valley

GIUDIZIO: ***1/2

 

John Mayer è uno che dalla vita non si è mai fatto mancare nulla: un aspetto da “teen idol”, un carnet di fidanzate che le persone normali non riuscirebbero a collezionare in nove vite, belle frequentazioni, una grave malattia che l’ha tenuto distante per qualche tempo dai palcoscenici, un’esistenza fatta di eccessi, ma soprattutto un talento straordinario, che a volte si perde nel tentativo di voler stupire ad ogni costo.

Da qui il variare dei generi tra un disco e un altro, la moltitudine di collaborazioni musicali alcune francamente inspiegabili (Kate Perry, ma è la sua fidanzata, e Fall Out Boys fra le ultime) e una bulimia discografica che lo ha portato a pubblicare questa ultima opera a meno di un anno dalla precedente, il bellissimo Born and Raised.

Quest’ultima prova discografica è un po’ la conferma di quanto appena detto. Nonostante lo si veda in copertina in abbigliamento campagnolo e quindi sia lecito attendersi una musica tendenzialmente country, in realtà, benché i suoni siano essenzialmente acustici, c’è spazio tra un solco e l’altro anche per atmosfere blues o pop.

Probabilmente è questo un disco cui manca il giusto numero di canzoni di buona qualità per essere definito eccellente , anche se ve ne sono a sufficienza per meritarne l’acquisto e considerarlo un lavoro riuscito. Meglio tuttavia il precedente Born and Raised. Più un disco di transizione, questo, che non un passo avanti.

Le influenze principali e quindi le atmosfere, che in alcuni casi sfiorano il plagio, sono quelle care ad alcuni grandi come Dylan , Clapton, il compianto J.J.Cale, Elton John: musica in genere lieve, essenzialmente acustica o comunque a basso voltaggio, caratterizzata indelebilmente dalla chitarra di John Mayer mai oltre le righe, sempre alla ricerca della nota suadente, piacevole, accattivante e un po’ ruffiana.

Le melodie in genere sono melanconiche, il ritmo rilassato. Un senso di noia qua e là affiora anche se la genialità della scrittura fa sì che la nota che ti fa sobbalzare, la melodia che ti colpisce, l’easy listening (nel senso buono termine) vi siano in ogni traccia del lavoro.

Venendo all’ascolto.

Undici canzoni in tutto, tutte più o meno di media lunghezza. Alla produzione il grande Don Was già con Mayer nel disco precedente. Una garanzia. Ospiti di tutto riguardo anche se lontani anni luce dall’artista: Kate Perry idolo dei teen agers di mezzo mondo (tra cui anche mia figlia Michela) e Frank Ocean, protagonista di un eccellente disco, appartenente al genere nu-soul, lo scorso anno Wildfire è posta all’apertura del disco ed è un brano che ha i sapori del country, delle praterie e dei falò. Un pezzo carino, divertente, con un procedere che a tratti ricorda il brano posto all’apertura dell’ultimo lavoro di Bob Dylan, Duquesne Whistle.

Dear Marie è un brano acustico, l’atmosfera è rarefatta, colpiscono la profondità dell’interpretazione e una buona melodia. Meno facile rispetto agli altri brani del disco.

Waitin’ on the Day è malinconica, con un bel solo di chitarra posto nel mezzo del brano. Uno dei migliori episodi dell’intero lavoro.

Paper Doll è il primo singolo ed è una ballata dai sapori pop, che ricorda alcune atmosfere dei primi album, quelli forse più facili. Fatto sta che la chitarra è irresistibile e la melodia molto bella. Infrangerà i cuori, soprattutto quelli femminili.

Call Me the Breeze è una ballata dalle venature blues, che ricorda molto, ma molto da vicino alcuni brani del grande Clapton o di J.J. Cale (che poi per alcuni aspetti significa dire la stessa cosa), quelli in cui la maestria del chitarrista si evidenzia in tutta la sua grandezza, quelli dove domina un senso di rilassatezza, di note che scorrono fluide.

Who You Love è un duetto pop, che più pop non si può, con Kate Perry la sorpresa è proprio lei, che interviene nel brano con una voce da brividi, misurata, dai toni caldi, impreziosendo una melodia già bellissima. La mia canzone preferita.

Anche la successiva I Will be Found ha influenze pop ed è malinconia allo stato puro. Però convince e quando termina la voglia di schiacciare rewind è irrefrenabile.

Con Your No One ………si torna ad atmosfere più vicine al country, con una slide che disegna armonie di facile presa contribuendo a rendere l’atmosfera ancor più lieve che in altre parti del lavoro.

Badge and Gun, è acustica e rarefatta, intimista, fatta di semplici accordi, giocata tutta sull’atmosfera che si viene a creare tra voce e chitarra.

Chiude il lavoro On the way Home, non a caso, una bella e convincente ballata in mid tempo, con un’armonica che appare in modo discreto e un coro bello in sottofondo.

Paradise Valley è tutto qua. Un buon lavoro che piacerà ai fans di John Mayer come lo sono io. Francamente mi aspettavo qualcosa di più, ovvero il disco definitivo, il capolavoro. Che arriverà, ne sono certo, perché John Mayer pur se non riesce a convincere la critica più colta (o che si ritiene tale) è uno che di talento ne ha da vendere.

 

DA SCARICARE (se proprio non volete ascoltare tutto il disco):

Who You Love

SE NON TI BASTA ASCOLTA ANCHE:

J.J. Cale – The Road to Escondido…

Fleetwood mac – Rumors

John Mayer – Born and Raised

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