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La riflessione

Elia Valori: papa Giovanni diplomatico e il paragone con Bergoglio fotogallery

Giancarlo Elia Valori, saggista e Honorable des Accademie des Sciences de l'Institut de France, a Sarnico ha tracciato un ritratto inedito del pontefice bergamasco a 50 anni dalla morte e nell'anno della proclamazione della sua santità. Il parallelo con i gesti di Papa Francesco.

C’è l’Europa in crisi e in ricerca delle proprie radici, c’è lo scontro tra Islam e Occidente, c’è il ruolo di potere della Russia sulla Siria moderna. Le pennellate di un ritratto su Papa Giovanni XXIII, eseguito da Giancarlo Elia Valori, presidente della Centrale Finanziaria Generale, apprezzato saggista a livello mondiale e Honorable des Academie des Sciences de l’Institut de France, svelano un uomo di Dio che ha guidato un pontificato complesso e determinante per la Chiesa alle soglie delle sfide del nuovo millennio. Un ritratto inusuale del papa bergamasco a 50 anni dalla morte e ormai prossimo agli onori degli altari. E proprio mentre un altro papa dalle caratteristiche simili si affaccia sulla scena: "Papa Francesco – spiega Valori – avverte, come allora papa Giovanni, l’esigenza di un rinnovamento della Chiesa e si muove nel solco di una diplomazia camminante". 

Giancarlo Elia Valori è intervenuto domenica 15 settembre in una sala gremita della Pinacoteca Bellini di Sarnico nell’ambito della tre giorni di @Sarnico Racconta, per la presentazione dei volumi di monsignor Loris Francesco Capovilla, storico segretario di papa Roncalli, e don Ezio Bolis, direttore della Fondazione intitolata al Pontefice bergamasco, "I miei anni con Papa Giovanni XXIII", edito Rizzoli, e "Il congedo- Lettere a L.F.Capovilla", edito da Studium.

In un intervento ricco di spunti Valori, partendo alle origini contadine di papa Roncalli lo descrive come giovane uomo, “naturaliter sacerdote” che spiega nel suo Giornale dell’Anima come non faccia progetti per se stesso, ma è “nave tra i flutti di Dio” che si affida alla volontà della Trinità “per il bene di tutti gli uomini”.

Ecco che la semplicità di Giovanni XXIII è sintesi della sapienza. “La sapienza è quella di semplificare, scarnificare, ridurre all’essenziale – confidava Papa Roncalli al segretario Loris Capovilla – ritmare la vita con poco, sapere poco ma il buono, non seguire i rumori del tempo, ma conoscerli, spesso per evitarli”.

E ancora: “tornare al semplice, alla nuda verità dell’uomo e dei suoi meccanismi spirituali più semplici e profondi. E qui il papa buono è buono perché vero papa, e vero papa perché conosce la profondità della provvidenza”.

Valori ripercorre gli anni del giovane Roncalli, da soldato della prima Guerra Mondiale a segretario del vescovo di Bergamo Radini Tedeschi, fino a diventare fine diplomatico in quell’oriente che è cerniera tra due blocchi: quello sovietico e l’Occidente che prende forma spalancandosi sull’Atlantico.

Tacciato segretamente di “modernismo” dal Sant’Ufficio, il Roncalli diplomatico inviato prima in Bulgaria, poi in Turchia ed infine in Francia – secondo Valori – “insegna alla Chiesa l’ascolto”. Lo stesso ascolto che riserverà, una volta giunto sul soglio di Pietro, alla figlia di Nikita Khruscev e poi ai diplomatici che interverranno per risolvere la crisi di Cuba.

Una presenza quella di papa Giovanni che con i suoi interventi spinge la Chiesa ad un ruolo autorevole nello scacchiere della geopolitica, primo nella riunione delle Chiese tra Oriente e Occidente, secondo con il Concilio Vaticano II apre la Chiesa cattolica ad una globalizzazione positiva. “Creare il nemico, costruirlo e nutrirlo di odio – evidenzia Valori – era un’operazione che Papa Roncalli – proprio per la sua passione per l’Oriente e della sua conoscenza dei rapporti tra Cristianesimo e Islam, non avrebbe mai accettato come regola della sua azione mondana, diplomatica e spirituale”. E nel rinnovamento della cristianità seguendo il sentiero della tradizione Giovanni XXIII non perde mai l’orizzonte di uomo che si affida alla Provvidenza. “L’amore disarma più di un trattato – rimarca il professore – è più forte del consiglio di sicurezza dell’Onu, è più credibile di un’analisi kissingeriana o di un’azione furbissima di Vladimir Putin, che oggi tiene la Federazione Russa grazie a un patto di ferro con la chiesa ortodossa”.

Ma il vero segreto del pontificato del papa bergamasco sta – secondo Valori – nel “comunicare la fede” vero mandato e sintesi del Vaticano II che affida ai laici un compito nuovo: quello di essere protagonisti dell’annuncio della buona Novella. Una concessione lontanissima dalla chiesa a forma piramidale che con Giovanni XXIII viene ribaltata. Il parallelo con Papa Francesco è quasi automatico: "Senza Roncalli non avrammo mai avuto Giovanni Paolo II e ora Francesco sul soglio di Pietro".

E seppure seduto su un trono importante e potente, Valori svela che Papa Roncalli portava sempre con sé l’Imitazione di Cristo di Tommaso di Kempis, l’opera medioevale scritta da un certosino che indica la via da percorrere per raggiungere la perfezione ascetica seguendo le orme di Gesù. Una piccola bussola che Papa Giovanni non abbandonava mai per orientarsi sempre verso l’Altissimo e non perdere mai l’orizzonte di “una Chiesa che annunci al mondo non sterili ideologie, ma la verità”.

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