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Iva al 10% per i servizi Guerini: “In Bergamasca a rischio 500 dipendenti”

La ghigliottina dell’aumento Iva pende sulle cooperative sociali che offrono servizi sociosanitari ed educativi. Dal 1 gennaio 2014 è previsto un balzo dal 4% al 10%, con gravi conseguenze sui servizi garantiti ai cittadini e sull’occupazione. Confcooperative Bergamo ha calcolato che, se non ci saranno modifiche o dietrofront, il provvedimento porterà alla perdita di circa 500 posti di lavoro.

La ghigliottina dell’aumento Iva pende sulle cooperative sociali che offrono servizi sociosanitari ed educativi. Dal 1 gennaio 2014 è previsto un balzo dal 4% al 10%, con gravi conseguenze sui servizi garantiti ai cittadini e sull’occupazione. Confcooperative Bergamo ha calcolato che, se non ci saranno modifiche o dietrofront, il provvedimento porterà alla perdita di circa 500 posti di lavoro in poco più di un anno. In totale in Italia verranno a mancare servizi per mezzo milione di cittadini e 40 mila persone si troveranno senza un impiego perché i Comuni saranno costretti a investire i soldi per sostenere l’aumento Iva. I vantaggi economici per lo Stato? Pochissimi: 150 milioni di euro in tre anni che andranno a finire nel grande economico calderone di Roma. Abbiamo intervistato Giuseppe Guerini, presidente di Federsolidarietà Confcooperative e portavoce dell’Alleanza delle Cooperative Sociali, che sta lavorando per cancellare il provvedimento. “E’ la prima volta nella storia della cooperazione bergamasca che ci troviamo di fronte a una concreta prospettiva di riduzione dell’occupazione – spiega -. Veniamo da dieci anni in cui la crescita è stata molto alta. Questo provvedimento, contenuto nella legge di stabilità 2013, avrà conseguenze molto pesanti e soprattutto mette in difficoltà i Comuni che sono i principali gestori della spesa socio assistenziale”.

In pochi mesi si assisterebbe a una veloce riduzione dei posti. “Stimando che i servizi delle cooperative in Bergamasca valgano tra i 130 e i 140 milioni di euro abbiamo calcolato che andremo incontro a una perdita di più di 6 milioni di euro, il fatturato di due grandi cooperative o di tantissime piccole. E’ uno spegnimento di cui ci si accorgerà solo alla fine. Il rischio forte è che passi sotto silenzio. L’effetto secondario è che già ora, con queste prospettive, le cooperative non fanno investimenti, non sanno cosa fare”.

Il paradosso è che a mettere i bastoni tra le ruote è lo Stato, che dovrebbe invece sostenere i servizi socio assistenziali. “E’ un gettito da 150 milioni di euro in tre anni tolto ai Comuni. Volendo fare il populista potrei dire che gli F35 costano molto di più. Stiamo lavorando molto con le forze politiche con cui abbiamo avuto un’interlocuzione positiva. E’ più debole quella con il governo. Speriamo che non ci siano crisi altrimenti ci verrebbe a mancare un interlocutore in un momento essenziale. Noi però continueremo a tenere alta l’attenzione sul tema”.

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