La moto di grossa cilindrata rallenta all’incrocio e si avvicina al vigile: “C’è la festa degli alpini dal 14 al 18 agosto a Verdello, ti aspettiamo”. Passa un gruppo di ciclisti, tutti alzano il pollice e gridano: “Viva gli alpini”.
“Mi volevo complimentare con lei, sa mio marito era un alpino” sussurra la signora anziana che si appresta ad attraversare le strisce pedonali. Scene di ordinaria amministrazione per Francesco Brignone, il vigile urbano che in servizio ai funerali di Nardo Caprioli si calò in testa il cappello con la penna. Ne nacque una polemica e si aprì un provvedimento disciplinare nei suoi confronti. Brignone scrisse una lettera pubblica ammettendo le sue responsabilità, ma anche rimarcando che lo avrebbe rifatto perché Caprioli era un simbolo che da alpino andava onorato. Il 19 agosto scadevano i termini entro i quali Brignone poteva depositare una memoria in sua difesa. Sulla scrivania del comandante Appiani non arriverà nulla. Brignone ha deciso così.
“Ho parlato con il comandante e ho spiegato le mie ragioni, sono tranquillo e sereno – afferma il vigile alpino –. Lo so, mi aspetta un richiamo scritto o verbale, ma comunque vada sarà per me una medaglia. Credo che gli ufficiali che hanno portato avanti questa questione non si siano nemmeno resi conto di quanto Bergamo ami gli alpini. Ho ricevuto la stima e l’affetto da parte di tutti, un abbraccio indescrivibile che continua ancora. Mi hanno invitato a tutte le feste delle penne nere in provincia, dove io mi presento puntualmente".
E il comandante? Si dice che Appiani ad una cena con due amici alpini sia stato sommerso di appunti, spiegazioni e motivazioni. Insomma, le penne nere svettano sul cuore dei bergamaschi, al di là di tutti i provvedimenti disciplinari che potranno essere emessi entro il prossimo 22 settembre.
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