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La recensione

Oltre l’innamoramento ecco “L’amour”: delicata vita vera

Palma d'Oro a Cannes il potente lavoro è scritto e diretto dal regista austriaco Haneke, al quale va il merito di aver convinto i due immensi protagonisti Trintignant e Riva a recitare un copione che, ad ottantenni suonati, non sarà stato facile accettare.

Titolo: Amour

Regia: Michael Haneke

Genere: Drammatico

Durata: 125′

Attori: Jean-Luis Trintignant, Emmanuelle Riva, Isabelle Huppert

Voto: sette/otto

Attualmente in visione: S.Marco Bergamo (17 agosto)

Anne e Georges sono una bella coppia di ottantenni, musicisti in pensione senza problemi economici che trascorrono la vecchiaia in una bella casa piena di affetto e ricordi.

Premurosi, organizzati nella conduzione dei giorni scanditi ancora dalla musica che riempie il cuore, nei posticini vuoti lasciati dal loro sincero amore. 

Georges, prima di addormentarsi, non dimentica mai di ricordare il suo sentimento alla compagna.

Gli sguardi sono complici nel ricordare l’un l’altra l’importanza del tempo, della qualità delle cose quotidiane, nel semplice gesto di aiutarsi nel togliere il cappotto.

Ma come tutti dovrebbero sempre tenere bene nella mente, un lampo a ciel sereno può arrivare.

Le avvisaglie sono improvvisi black-out nella lucidità di Anne che viene ricoverata per un ictus e torna a casa in carrozzella, mezza paralizzata.

È la lenta ma inesorabile fine di un concerto, e la bacchetta del direttore d’orchestra darà l’ultima nota, tragica, drammatica.

Palma d’Oro a Cannes il potente lavoro è scritto e diretto dal regista austriaco Haneke, al quale va il merito di aver convinto i due immensi protagonisti Trintignant e Riva a recitare un copione che, ad ottantenni suonati, non sarà stato facile accettare.

I due attori ricambiano con una prova di recitazione sublime, una delicatezza che avvalora la tragedia e la rende umana nella sua naturale evoluzione.

Certo, la promessa fatta ad Anne di non riportarla per nessun motivo in ospedale, pesa nella mente di Georges ma è soprattutto la negazione della quotidiana razione di sentimento che toglie significato alla vita di coppia.

Sceneggiatura e riprese sono implacabili nel descrivere tutto quello che accade quando una malattia colpisce l’essere umano e allo spettatore non rimane che aggrapparsi all’unica concessione offerta: l’amore.

E’ tutto tremendamente vero; nella sofferenza il valore esplosivo di questo sentimento può raggiungere vette invalicabili ed il personaggio interpretato da Trintignant accudisce con inaspettata solidità la moglie che si spegne velocemente.

Dignità della vita anche nel dolore che la figlia Eva (Isabelle Huppert) sembra non capire, perché totalmente inserita nel meccanismo normale del lavorare-produrre-consumare-lamentare-correre di un’età che non solo lo consente ma lo esige.

Splendido ritratto di vita e della dinamica di coppia quando, caro Alberoni, probabilmente si consuma la fiamma della passione, ma con la grazia di una poesia e la forza di un uragano comincia una storia d’amore, quello autentico che dura fino all’epilogo, fatto di pochi alti e tanta quotidiana fatica, il trionfo, la verità.

Cinema di alto livello quello che Capitol e S. Marco, bontà loro, ci consentono di vedere e rivedere in queste serate.

Alle 21.30? Vogliamo fare una polemica anche sull’orario dei film in agosto? Ma va là!

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