C’erano una volta gli Italiani che ad agosto chiudevano tutto – fabbriche, uffici e abitazioni – e si trasferivano in villeggiatura, per le più che meritate vacanze. Erano gli anni d’oro del Belpaese, che produceva, guadagnava e viveva. Ma proprio quelle ferie, oggi, sono un vero e proprio miraggio per la maggior parte degli italiani. Non per i parlamentari, però, che in questi giorni stanno portando a termine gli ultimi "sforzi" prima delle vacanze.
E se un anno fa la polemica scoppiò per via delle dichiarazioni del sottosegretario Gianfranco Polillo ("C’è crisi, gli italiani rinuncino a una settimana di ferie"), quest’anno a lasciare a bocca aperta milioni di cittadini è l’ultima mossa del Parlamento, che ha fatto slittare, a causa della pausa estiva della Camera, le importantissime votazioni sul ddl dell’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti e sulla legge contro l’omofobia. La conferenza dei capigruppo di Montecitorio ha stabilito, infatti, che il provvedimento sui contributi ai partiti andrà in aula a partire dal 10 settembre, subito dopo il via libera al ddl costituzionale (da licenziare entro il 9).
La Camera riaprirà ufficialmente i battenti il prossimo 6 settembre, dopo un mese di vacanza. "Pacchia" più breve, invece, per i senatori che dovranno tornare al lavoro il 4. Nella lista delle questioni rinviate anche l’approvazione del provvedimento sul voto di scambio politico-mafioso.
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