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Il lutto

Addio a Mino Bartoli, il partigiano anticomunista in contrasto con l’Anpi

È morto nella notte tra venerdì 2 e sabato 3 agosto all’età di 93 anni Giacomo Bartoli, detto “Mino”, partigiano anticomunista al quale il Comune di Bergamo ha assegnato la medaglia d’oro l’8 dicembre del 2009.

È morto nella notte tra venerdì 2 e sabato 3 agosto all’età di 93 anni Giacomo Bartoli, detto “Mino”, partigiano anticomunista al quale il Comune di Bergamo ha assegnato la medaglia d’oro l’8 dicembre del 2009.

Ex comandante della Brigata Partigiana Cacciatori delle Alpi 2° Dio Sciatori, Bartoli è stato protagonista di numerose polemiche e di un profondo contrasto con l’Anpi sul tema della memoria della Resistenza.

Nel 2009, anno della medaglia d’oro, in Comune a Bergamo tra i consiglieri del centrosinistra (Verdi, Pd e Lista Bruni) si era diffuso un certo malumore sull’ipotesi della sua benemerenza (e di quella a Mirko Tremaglia) ma il sindaco Tentorio e la Giunta avevano portato avanti con decisione la sua candidatura.

Prima del riconoscimento arrivato da Bergamo, Mino Bartoli aveva ricevuto quello di Caravaggio dal sindaco Giuseppe Prevedini durante la cerimonia del 25 aprile 2008.

In quell’occasione tenne il seguente discorso:

“Nella mia lunga esistenza le volte nelle quali ho partecipato alla cerimonia del 25 aprile sono state solamente 5: la prima e la seconda sono rappresentate dalle sfilate di noi partigiani nei primi giorni della liberazione, prima in Bergamo e poi a Milano. Poi nelle successive tre mi ero accorto che quella ricorrenza era solo un pretesto della sinistra ai fini della sua propaganda politica: ne fanno testo gli infiniti vessilli russi che sovrastavano le piazze, con mio grande fastidio. Era come se avessi combattuto e rischiato la vita per il trionfo del comunismo. Ma la sinistra non si era fermata qui e aveva cominciato a bruciare le bandiere degli alleati, oltre a rompere le vetrine e fracassare le automobili. A questo punto ho preso le distanze dall’Anpi e a trascorrere la ricorrenza con pochi amici con i quali andavamo in qualche trattoria di montagna. Per conquistare l’Italia e consegnarla su un piatto d’argento a Stalin era necessario far credere che il merito esclusivo era della sinistra. Non si doveva nemmeno accennare all’esercito di liberazione che al fianco degli alleati ha combattuto per quasi due anni prima di arrivare al nord. Le formazioni partigiane di altro colore rappresentavano una concorrenza ed era meglio conglobarle, con le buone o con le cattive. E così Sandro Mascheroni, sottotenente pure lui di Artiglieria Alpina, che mi aveva sostituito durante la mia convalescenza per delle ferite quasi mortali, venne ucciso da una formazione garibaldina valtellinese per non aver aderito ad essere fagocitato. Ma per la sinistra gli alleati che con le loro croci hanno lasciato un indelebile testimonianza nell’intera Europa è meglio che passino inosservati. Termino quindi ringraziando di vero cuore il Comune di Caravaggio e agli italiani tutti consiglio di visitare quei cimiteri di guerra e lasciare una preghiera a costoro che hanno avuto il grande merito di fermare prima Hitler e poi Stalin”.

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