Rigori amari, anzi amarissimi, per un’Italia a tratti magnifica che nella semifinale di Confederations Cup è stata anche capace di mettere sotto i Campioni del Mondo e d’Europa. E’ stata la lotteria dei penalty a scegliere i vincitori, come nel giugno del 2008, nella notte che segnò l’inizio del dominio iberico nel calcio. Dominio che non è finito di certo giovedì sera, in Brasile, ma che ha fatto capire che non durerà in eterno e, soprattutto, che l’Italia è una squadra forte, che se la può giocare con chiunque senza timori.
In molti si aspettavano la grande debacle di fronte all’undici che più ha incantato negli ultimi anni. Prandelli, invece, mette in campo una formazione nuova, studiata apposta per bloccare il gioco iberico. E nel primo tempo ecco l’Italia migliore, quella che sembra lontana parente della squadra pasticciona e disordinata vista con il Giappone solo una settimana prima. Candreva e Maggio sulla fascia destra sono due trattori, Gilardino davanti è onnipresente, Giaccherini sulla sinistra diventa a tratti infermabile. E poi c’è De Rossi, sostanza e qualità, l’uomo in più in fianco a Pirlo. Dietro Barzagli sbanda un po’ troppo, ma ci sono Chiellini e Bonucci a compensare. Così, a parte un’invenzione di Torres e a qualche attacco sporadico, gli azzurri dominano la scena. E se al riposo il risultato fosse 2-0 per l’Italia non ci sarebbe nulla di rubato: Maggio (due volte), Giaccherini, Marchisio e De Rossi vanno infatti vicini al gol, ma Casillas e la poca precisione lasciano lo 0-0 intatto.
Nella ripresa gli azzurri calano, la Spagna è più pericolosa e, soprattutto nel finale, la beffa è un rischio che inizia a farsi concreto. Stesso copione nei supplementari: gli uomini di Prandelli non ne hanno più e gli iberici, con le loro giocate da maestri, mettono più di qualche brivido a Buffon e compagnia.
Ma si va ai rigori. Segnano tutti: Candreva con un cucchiaio da cineteca, De Rossi, Pirlo, Montolivo, Giovinco, Aquilani. Ma non Bonucci, il cui piattone finisce in curva. Assieme a lui, anche i sogni di gloria degli azzurri.
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