Recuperare risorse dall’evasione fiscale per rilanciare servizi, sociale e territorio. Questa è la prospettiva emersa dalla ricerca effettuata dall’istituto IRES “Lucia Morosini”. Il direttore dell’Istituto di ricerca Francesco Montemurro spiega: “Nel contesto regionale, la provincia di Bergamo si colloca al quarto posto per indice di rischio di evasione. Si tratta di una posizione abbastanza elevata, riscontrabile subito dopo le province del mezzogiorno. A precederla ci sono le province di Sondrio, Mantova e Brescia. Per compiere una valutazione corretta è necessario considerare il contesto: la Lombardia è una regione in cui si concentra una notevole massa di capitali, quindi, la ricchezza evasa è maggiore rispetto a un’area più povera. Si parla di cifre importanti che potrebbero essere spese per i servizi alla persona: in Lombardia nel 2008 è stato stimata un’evasione pari a 46 miliardi e mezzo, sulla base dei dati forniti dall’agenzia delle entrate e dell’Istat. Bergamo in quanto capoluogo non si colloca nelle prime posizioni: al vertice ci sono Costa Volpino, Clusone, Verdellino e Ghisalba. I settori maggiormente esposti sonno la ristorazione, il commercio e l’agricoltura”.
Il responsabile della negoziazione sociale e membro della segreteria di Cgil Spi Lombardia, Claudio Dossi ha dichiarato: “Si tratta di un problema complesso e dalle vaste dimensioni. A livello nazionale dal 2002 al 2012 Equitalia avrebbe dovuto accertare ben 545 miliardi, una cifra considerevole che rappresenterebbe risorse particolarmente utili, pari a circa 20 finanziarie e a un quarto del Pil. È necessario avvicinare le cifre ricavate da studi e ricerche al territorio, confrontando la ricchezza dichiarata con alcuni indicatori del livello di benessere, come la mole di consumi, la quantità pro capite di rifiuti prodotta, i consumi energetici, l’immatricolazione di automobili, prestando particolare attenzione alle vetture di grossa cilindrata, e i risparmi. Proponiamo, dunque, di aprire un tavolo a livello provinciale, in cui possano prendere parte le parti sociali, i rappresentanti delle imprese, l’associazione dei comuni e l’agenzia del territorio per confrontarsi sul tema e stabilire azioni concrete, anche piccoli passi per migliorare la situazione. Particolare attenzione va prestata ai grandi patrimoni, superiori ai 100 milioni di euro, considerando che spesso i grandi evasori portano i capitali all’estero”. Il segretario della Spi Cgil Gianni Peracchi ha affermato: “Nell’ultimo biennio le entrate correnti dei Comuni sono incrementate, lo si evince guardando l’Imu, l’addizionale Irpef e le multe. Tuttavia le spese per il sociale tendenzialmente si sono ridotte. Se si riuscisse a recuperare risorse dall’evasione fiscale, sarebbe possibile incrementare le risorse dedicate ai più deboli. Se pagassero tutti, pagherebbero tutti meno e ci sarebbero più servizi. E il carico fiscale non graverebbe più solo sui soliti noti, ovvero pensionati e lavoratori. Nella difficile situazione di crisi economica maggior equità fiscale assumerebbe un valore strategico: se a pagare non fossero sempre le stesse persone, anche i consumi ne trarrebbero beneficio anche perché, subendo meno pressione fiscale e avendo più denaro da spendere, i consumatori acquisterebbero più prodotti dalle imprese. Sostanzialmente è una questione senso di senso civico: non si tratta di moralizzazione o criminalizzazione di determinate classi sociali, ma è necessario compiere passi, anche piccoli, ma concreti, nella costruzione di una cultura della fedeltà fiscale”. Ha sottolineato Peracchi: “Un metodo efficace per recuperare risorse sommerse è il lavoro in rete sul territorio, a cominciare dal livello provinciale e locale”.
I DIECI PAESI BERGAMASCHI PIU’ EVASORI
Tra i 244 Comuni del bergamasco ce ne sono dieci che compongono la lista nera dell’evasione fiscale, e nell’ordine sono:
Costa Volpino;
Clusone;
Verdellino;
Ghisalba;
Zogno;
Villongo;
San Paolo d’Argon;
Gazzaniga,
Calusco d’Adda;
Romano di Lombardia.
Paolo Ghisleni
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