E’ morto giovedì pomeriggio Stefano Borgonovo, dopo anni di battaglia contro la sclerosi laterale amiotrofica, la cosiddetta Sla. Ex attaccante di Como, Fiorentina, Milan, Udinese, Brescia e Pescara, Borgonovo si è spento a 49 anni, nel suo letto di sofferenza, sempre circondato dall’amore della moglie Chantal e dei quattro figli Andrea, Benedetta, Alessandra e Gaia.
Nel 2008 l’annuncio della malattia e delle drammatiche situazioni di salute che l’avrebbero costretto, da lì in poi, a comunicare solo grazie ad un sintetizzatore vocale. Poi la nascita della Onlus con il suo nome, le numerose raccolte fondi per la ricerca e giovedì la notizia della morte.
Borgonovo negli ultimi anni è stato un esempio di lotta e coraggio: lui stesso, infatti, non si è mai sottratto alle telecamere, mostrando a tutti la sua sofferenza e la sua incredibile voglia di lottare, sempre e comunque con un carico di dignità smisurato. A fine maggio, prima della sfida decisiva con il Livorno per la vittoria del campionato cadetto, aveva mandato una lettera all’amico Di Francesco, tecnico del Sassuolo: l’allenatore, in conferenza stampa, aveva dichiarato che le parole di Borgonovo erano state lette a tutta la squadra, infondendo nei ragazzi neroverdi una dose di coraggio preziosissima in un momento delicato della stagione.
Per lui l’Italia giovedì sera è scesa in campo con il lutto al braccio e ha chiesto e ottenuto che fosse osservato un minuto di silenzio prima della semifinale di Confederations Cup contro gli iberici.
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