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Suicidio a ercolano

Biffi: burocrazia carnefice, anche a Bergamo imprese strozzate dalle lungaggini

Il dramma del fiorista morto suicida a Ercolano ha scosso il mondo dell’imprenditoria e ha riacceso con prepotenza i fari sui tempi lunghissimi della burocrazia: ne abbiamo parlato con l'imprenditore bergamasco Gianpietro Biffi che ci ha spiegato quanto possono pesare su un'impresa.

Il dramma del fiorista morto suicida a Ercolano ha scosso il mondo dell’imprenditoria e ha riacceso con prepotenza i fari sui tempi lunghissimi di una burocrazia che necessita con urgenza di una cura dimagrante.

A Bergamo sul tema della sburocratizzazione si è mossa da tempo l’Ance che, lo scorso 24 maggio, ha anche presentato una “Proposta di piano straordinario e strategico per l’edilizia” che, a livello provinciale, prevede come priorità assoluta “un’azione di razionalizzazione e sburocratizzazione del sistema pubblico per avere massima efficienza nei tempi, un referente unico per ogni iniziativa attraverso uno sportello dedicato, il miglioramento delle attività delle conferenze dei servizi”.

Una prima risposta, come conferma il presidente di Ance Bergamo Ottorino Bettineschi, “ai molti imprenditori che si rivolgono all’associazione dei costruttori edili per lamentarsi e per chiedere aiuto nei rapporto con gli enti pubblici”.

Tra questi c’è anche Gianpietro Biffi, imprenditore 63enne della Biffi spa, impresa di Villa d’Adda che occupa 95 persone tra i leader nella realizzazione di impianti sportivi in Italia.

“E’ drammatico – esordisce – che nell’ultimo periodo sempre più imprenditori si sentano soffocati al punto tale da compiere un gesto così estremo, o verso sé stessi o verso gli altri. Sono molti i miei colleghi che si lamentano per una burocrazia opprimente che allunga a dismisura le tempistiche: potrei fare milioni di esempi ma basti pensare che per avere tutte le autorizzazioni servono almeno 3 mesi e poi tra la nomina dei responsabili e la partenza effettiva dei lavori passa ancora altro tempo. Eppure sono appalti pubblici che dovrebbero partire subito”.

Ma quanto costano alle imprese queste lungaggini burocratiche?

“Su un organico di 95 persone – spiega Biffi – ne ho tre che si dedicano esclusivamente alla parte burocratica degli appalti e devono produrre vere e proprie montagne di documenti che hanno un proprio costo, a cui ovviamente si aggiunge quello del personale. Ma, ogni ente fa storia a sé, e può capitare di dover presentare un progetto di due pagine in un Comune mentre per lo stesso te ne vengono richieste 20 da un altro. Abbiamo costi del lavoro fuori mercato, chi riesce a lavorare lo fa a prezzi di costo o sottocosto. Non ci possiamo permettere di avere così tanti costi aggiuntivi”.

Le è mai capitato di dover rinunciare a un progetto a causa di questo iter infinito?

“E’ successo più di una volta – commenta amareggiato – Quando ci sono delle scadenze da rispettare anche il minimo ritardo può fare la differenza in negativo. Può essere anche un’inezia come una lettera consegnata fuori tempo dalle Poste, una firma su un documento ritenuta poco chiara o fatta in un certo modo piuttosto che in un altro, una marca da bollo. Purtroppo a volte si ha la sensazione di essere nelle mani del proprio carnefice senza la possibilità di far sentire la propria voce”.

L’amarezza nelle parole di Gianpietro Biffi riaffiora quando il discorso si sposta sul rapporto tra imprenditore e funzionario pubblico.

“Io sono in questo mondo dal 1968 e sto notando un degrado sempre maggiore nelle relazioni tra il mondo dell’imprenditoria e quello degli enti pubblici. Si sta ricreando quel rapporto conflittuale tra impresa e Comune che, con la riforma Bassanini, era scomparsa a inizio anni 2000. Mi trovo a constatare che negli ultimi 10 anni sono scemati i valori etici di chi lavora nelle amministrazioni: prima si assumevano con professionalità le proprie responsabilità mentre ora la priorità sembra essere quella di limitarsi al proprio compitino e di salvaguardare la propria posizione. Io sono stato anche assessore comunale e quindi ho provato sulla mia pelle anche cosa significa stare dall’altra parte della barricata ma se anche le aziende private andassero alla velocità della burocrazia l’Italia avrebbe già chiuso baracca e burattini da un pezzo”.

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