Probabilmente capita anche ai talenti naturali di cantare meglio sotto la doccia, in sella ad una moto o mentre si taglia l’erba del giardino. Capita. È successo anche a Franco Battiato giovedì sera al teatro Donizetti per il 50° Festival pianistico internazionale di Brescia e Bergamo.
Un inizio davvero sotto tono per il maestro. Il “Plaisir d’amour” di Martini registra come la sua voce non sia calda, pronta. “Gestillte Sehnsucht” di Brahms sembra la prova di fine anno di un allievo poco disciplinato.
Battiato sembra fuori luogo, la sintonia con l’orchestra non c’è. È così per la prima parte del concerto, anche se il cantautore riesce a creare una familiarità insolita con il pubblico. Poi, d’improvviso, il Donizetti sembra diventare piano piano un’intima stanza senza confini. Pare di essere ospiti di Battiato che si muove sul palcoscenico libero come dentro casa. Sorride, e forse sa perché, quando per programma viene proposto il brano che lo vide vincitore nel lontano 1978.
“Ho ricordi felici e tristi di Bergamo – ammette –. Vinsi 500 mila lire, ma chi eseguì il mio brano lo stravolse. Mi chiesero di non fare polemica e non la feci”. Il maestro Carlo Guaitoli esegue “L’Egitto prima delle sabbie” creata da Battiato. Se la compose nel 1977 non si può proprio dire che il cantautore siciliano non sia un genio: aveva anticipato i tempi per le musiche delle segreterie telefoniche prima che venissero inventate. Sette minuti di una musica ciclica (anche se mistica) rotta solamente dai colpi di tosse di un pubblico che chiedeva di potersi svegliare dall’incantesimo o che qualche operatore rispondesse alla chiamata e rompesse l’attesa.
La seconda parte del concerto ha visto l’ottima prova dell’attore Giulio Brogi, voce recitante de “L’incubo della farfalla” di Battiato e Ferracin. Pausa.
E nella terza parte, terminata la sorpresa, sciolti i lacci dell’istituzionalità del festival, il cantautore si ripresenta in scena e offre il meglio di sé. Pare di essere in casa Battiato, il vento che sale dal mare ed entra nel soggiorno di Catania e il soffitto del teatro pare limpido come il cielo sopra l’Etna. La sintonia con l’orchestra è un tutt’uno, la voce – seppure lieve – è un ottimo strumento che ben si amalgama con gli archi e i fiati. Un’esecuzione dopo l’altra, un crescendo che strega il pubblico. I bis non si contano più. Applausi a scena aperta per le sue interpretazioni che rilanciano, come se ce ne fosse bisogno, i suoi capolavori.
Al termine è un’ovazione. Meritatissima. Battiato strega Bergamo e il festival pianistico. Il genio conferma il suo talento e canta magnificamente. Anche meglio di quando è sotto la doccia.
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