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L'elezione

Gli alpini fanno festa: Sebastiano Favero è il presidente nazionale

E' bastata una sola votazione per raggiungere il quorum: il nuovo presidente trevigiano sostituisce Corrado Perona che ha guidato l'associazione per nove lunghi anni. Favero ha battuto alle votazioni l'avvocato Cesare Lavizzari.

di Marco Cimmino

Domenica scorsa, gli alpini italiani hanno eletto il proprio presidente, nei modi e nei tempi previsti dallo statuto: è bastata una sola votazione per raggiungere il quorum, che ha decretato il nome del nuovo bipede pennuto ottimo massimo, nella persona del trevigiano, sessantaquattrenne, Sebastiano Favero, da Possagno, già vicepresidente nazionale. E questa, per essere in Italia, è una notiziona coi fiocchi: l’elezione di un presidente in un giorno, senza strascichi polemici e senza trombature strategiche preliminari, coi tempi che corrono, è un risultato da leccarsi i baffi. Ancor più se il candidato, che nella vita fa l’ingegnere, ha come titolo principale, non ruberie e grassazioni, bensì il progetto dell’asilo "Sorriso", che l’Ana ha donato, 20 anni fa, alla comunità russa di Rossosch, in memoria dei caduti di Nikolajevka.

Questo alpino del Grappa, il primo presidente nazionale che venga dal Veneto, sostituisce Corrado Perona, dopo nove anni molto intensi ed importanti per l’associazione, in cui il sergente biellese ha tenuto, con mano ferma e gentile, il timone dell’Ana.

Ora tocca a Favero mettersi in spalla questo zaino, che pesa come un macigno: gli alpini devono affrontare, nell’immediato futuro, delle scelte fondamentali, che possono decidere della prosperità o della progressiva asfissia dell’associazione: amici degli alpini, rapporti con le istituzioni ed informazione per i giovani sono le necessità strategiche più stringenti, dopo l’abolizione del servizio di leva

Certamente, Favero è ben attrezzato per approntare le giuste contromisure: è onesto, capace e conosce perfettamente i meccanismi associativi, e questo non può che farci ben sperare.

Una parola di lode va anche all’unico concorrente di Favero, ossia l’avvocato milanese Cesare Lavizzari, che, certamente, non avrebbe demeritato a sua volta, in caso di elezione: agli alpini non mancano di sicuro candidati di valore e, tra le nostre fila, non si pone, nemmeno per fare una battuta, il problema morale che, viceversa, affligge altre candidature, tanto più importanti quanto meno onorate. Insomma, l’Italia avrebbe parecchio da imparare dagli alpini: a cominciare dall’elezione del proprio presidente.

Adesso, però, dopo i brindisi di circostanza, ci si rimette all’opera: Favero in testa, e tutti noialtri, che siamo la sua truppa scalcagnata, dietro. Abbiamo appuntamenti importanti, di qui a qualche mese: uno su tutti, l’organizzazione del centenario della Grande Guerra. Poi, nemmeno troppo in là, quella del centenario dell’Associazione Nazionale Alpini, nel 2019. E, infine, nel 2021, le celebrazioni per il secolo di vita della sezione di Bergamo. E chissà che, per quella ricorrenza, non ci scappi un’altra adunata all’ombra del Campanone: magari con un nuovo presidente, che parli la lingua di Gioppino…

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