La sciatrice, oggi consigliera regionale e componente della Commissione Cultura al Pirellone, Lara Magoni partecipa all’iniziativa della Fiera dei librai in collaborazione con Bergamonews e racconta il porprio libro del cuore: "E li chiamano disabili" di Candidò Cannavò, lo storico direttore della Gazzetta dello Sport.
I viaggi per il mondo mi hanno avvicinata alla lettura, in un percorso meraviglioso dove storie e protagonisti mi hanno fatto compagnia.
Sceglierne "uno" è troppo difficile o forse troppo facile.
Mi guardo attorno, penso alla crudeltà della vita che spesso ci mette alla prova e dove troppo volte si è assaliti da un forte scoramento.
Ed allora penso alla vita, a quella che va oltre le apparenze, a quella capace di superare ogni ostacolo. Penso a loro, penso al libro scritto da Candido Cannavò dal titolo "E li chiamano disabili".
Viviamo in un società dove l’apparenza la fa da padrona mentre attorno a noi ci sono persone che non si curano di queste velleità e attraverso la loro disabilità sorridono alla vita affrontandola con coraggio e insegnandoci che i limiti sono solo dentro di noi, che tutto è possibile pur se in un modo diverso.
Queste storie vere raccontate con estrema trasparenza e senza pietismo fanno riflettere sulla preziosità di ogni cosa e ci possono insegnare a guardare avanti con un’ottica diversa. Situazioni dolorose e svantaggiate trasformate in straordinarie occasioni d’espressione delle proprie potenzialità.
Un mondo che preferiamo "non guardare" perché ci spaventa, perché “capita solo agli altri” mentre sarebbe importante avvicinarlo, per educarci al rispetto, spesso dimenticato. Uomini e donne che non curanti della loro disabilità, anzi facendone un punto di forza, sono diventate personalità carismatiche , dalle quali tanti di noi potrebbero trarre insegnamento.
Candido non era uno "scrittore", ma era per tutti il “Direttore della Rosa”, un uomo di grande umanità e sensibilità, capace di avvicinarci a situazioni difficili con semplice profondità. Dopo poche righe ci si sente parte del racconto.
Questo libro è un inno alla vita e, per chi si "sente smarrito", un’ottima lettura. Una medicina dell’anima.
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