E’ un canestro “pesante” quello centrato da Ercole Galizzi, uomo di lago – è nato su quello di Como e vive sul Sebino – e sponsor del Basket Iseo, scelto con accordo unanime a guidare la Confindustria di Bergamo per i prossimi quattro anni.
Già, l’associazione degli imprenditori orobici ha rotto tradizione e indugi scegliendo di affidarsi a un giovane, neanche 49 anni, che viene dalla provincia e da un settore, quello della gomma, che mai si era visto alla leadership confindustriale.
Ercole Galizzi, imprenditore coi piedi per terra (nato sotto il segno del Toro), ha messo d’accordo tutti: saggi e membri di giunta che hanno visto in lui probabilmente la persona adatta a gestire un momento particolare, certo non facile, per l’economia e le aziende.
I saggi, vale a dire gli ex presidenti Alberto Barcella e Andrea Moltrasio con Rita Melocchi (ex leader della “Piccola”), hanno potuto valutare sia l’esperienza maturata all’interno dell’associazione di cui Galizzi è stato presidente dei Giovani e vicepresidente con delega ai Servizi, sia i risultati da amministratore delegato della sua azienda, la Argomm che oggi, a 32 anni dalla nascita, conta 425 dipendenti tra Italia, Spagna, Germania e Romania, un fatturato di 52 milioni, ed esporta il 90% del prodotto (automotive soprattutto) in 40 Paesi.
Si aspettava questa decisione dei saggi e della giunta?
Devo dire che mi sono messo a disposizione, ho risposto a una chiamata più che candidarmi e sono contento del risultato che ritengo sia un attestato di stima e apprezzamento. Però ammetto di essere anche preoccupato: se fare il presidente di Confindustria non è mai stato facile, adesso e negli anni a venire non diventerà certo più semplice.
L’unanimità la carica?
L’unanimità è gratificante, dà forza, coraggio, energia, ma anche responsabilità perché è evidente che ci sono grandi aspettative da soddisfare.
Lei fa parte della squadra dirigente guidata da Carlo Mazzoleni, quindi sa da dove viene: e dove andrà? Avanti in continuità o pensa a cambiamenti?
Ho avuto modo di apprezzare la presidenza di Carlo Mazzoleni e ne condivido le tante iniziative e la linea strategica che proseguirò. Poi chiaramente intendo personalizzare il mio mandato, comincerò a lavorare al mio programma che verrà presentato in giunta il 13 maggio. I saggi in questi mesi hanno fatto un lavoro di ricognizione presso la base e hanno stilato una relazione in cui sono indicate alcune segnalazioni e indicazioni che naturalmente saranno il punto di partenza del programma.
Intanto Confindustria a livello nazionale si appresta a una riorganizzazione radicale che avrà ricadute anche su Bergamo. O no?
E’ in corso un lavoro di analisi sulla riforma di Confindustria che sta portando avanti Carlo Pesenti di concerto con le realtà territoriali: entro l’estate usciranno i primi orientamenti di cui dovrò tener conto anche se evidentemente le singole associazioni locali hanno la loro autonomia che le porta a muoversi nell’interesse delle aziende del loro territorio.
Da vicepresidente qual è la domanda che più si è sentito fare dagli associati?
Dipende dai momenti: negli ultimi anni le maggiori richieste sono state quelle di aiuto alla sostenibilità delle imprese. Devo dire che il nostro territorio, pur soffrendo e manifestando delle difficoltà si sta difendendo ancora bene grazie alla forte propensione all’export.
Anche su questo fronte lei e la sua azienda potreste essere considerati un esempio.
All’Argomm abbiamo fin da subito orientato le nostre vendite all’estero anche perché mio papà conosceva il tedesco, avendo lavorato in Svizzera, perciò è stato più semplice per lui fin dagli inizi degli anni Ottanta avviare e coltivare le esportazioni.
Il momento è difficile, inutile negarlo. Negli ultimi giorni da parte confindustriale si sono sentiti due tipi di risposte alla immobilità del Paese e della politica: la richiesta di azioni eclatanti, di rottura, oppure il patto della fabbrica, l’invito a una collaborazione col sindacato. Lei quale strada preferisce?
Più degli strappi io sono per la collaborazione. Il momento della denuncia c’è stato, l’opinione pubblica è consapevole di quanto sta accadendo. E’ chiaro che gli errori sono stati fatti negli ultimi decenni. Oggi certo si vorrebbe una soluzione unica, immediata, rapida, nella realtà non credo esista la bacchetta magica. Bisogna iniziare a lavorare pensando al futuro, ma consapevoli che non c’è ricetta unica: ci vogliono però persone coraggiose che sappiano prendere decisioni. L’assenza dei vertici al governo non fa che procrastinare il momento delle decisioni e questo è davvero un male.
Monti ha detto che anche gli imprenditori hanno delle colpe, non solo la politica.
Certo, più volte si è ripetuto che parte dell’imprenditoria non ha saputo cogliere le opportunità e le difficoltà della globalizzazione. Soprattutto con l’avvento dell’euro. Non si può negare che l’impresa ha avuto responsabilità e ha fatto errori, ma credo che più che cercare le colpe ora va risolto il problema da parte del Governo che ha tolto risorse.
Nonostante la situazione lei non sembra pessimista.
Guardi io mi sono stupito e mi stupisco ancora di quanto fatto dagli italiani. Noi siamo arrivati ai vertici delle potenze economiche mondiali eppure siamo un piccolo paese tutto sommato, una penisola circondata dal mare e con montagne che rendono difficili le comunicazioni, non abbiamo materie prime… insomma abbiamo una serie di handicap. E però grazie alla capacità di lavoro, e parlo proprio di lavoro, unita a una spiccata creatività, un popolo senza risorse ha saputo costruirsi un futuro trasformando quello che comprava dagli altri.
Questo la rende ottimista?
Diciamo che mi domando spesso: con una politica di governo più lungimirante, con classe dirigente migliore, cosa potremmo essere noi oggi?
Quale sarà la prima cosa che farà dopo la proclamazione?
Mi rimboccherò le maniche e convocherò un consiglio di presidenza per stilare l’agenda dei lavori.
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