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L'intervista

Jannone: “Ho scosso Ubi un po’ come Grillo, Renzi e il primo Berlusconi”

Giorgio Jannone da tempo denuncia quelli che considera problemi di cattiva gestione in Ubi Banca e ora, in vista del rinnovo dei vertici all’assemblea del 20 aprile presenta per il Consiglio di sorveglianza la propria lista.

Giorgio Jannone da tempo denuncia quelli che considera problemi di cattiva gestione in Ubi Banca e ora, in vista del rinnovo dei vertici all’assemblea del 20 aprile, presenta per il Consiglio di Sorveglianza la lista "Ubi Banca Ci Siamo". Intanto si dice già soddisfatto di aver creato dibattito in quella che era una realtà intoccabile e inattaccabile.  

Com’è iniziata l’avventura sua e degli azionisti che rappresenta?

E’ successo che tanti soci che mi conoscevano per le attività imprenditoriali a Bergamo si rivolgevano a me scontenti per il crollo delle quotazioni della banca ed il calo continuo dei dividendi.

E lei cosa ha fatto?

Sono intervenuto in assemblea Ubi e sui media, sempre più decisamente da tre anni a questa parte.

Solo sul crollo delle azioni?

A quello si sono aggiunte le giuste lamentele dei dipendenti. I dipendenti della banca hanno ascoltato i miei interventi in assemblea, gli unici controcorrente, posso dirlo senza timor di smentita, e hanno iniziato a raccontarmi quello che succedeva all’interno dell’istituto, chiedendomi una mano. E mi hanno messo a conoscenza di altre criticità da evidenziare.

Quali criticità?

Molti  lamentavano il taglio continuo degli affidamenti, ponendo due domande: perché alcune grandi aziende,sempre le stesse, vengono finanziate copiosamente e alle medie e piccole imprese e alle famiglie del territorio non arriva nulla? Come è possibile che i compensi degli amministratori raggiungano la cifra record di 18 milioni di euro nonostante i pessimi risultati del titolo e dei dividendi? Perché i dipendenti non vengono per nulla considerati?

Così, cosa ha fatto?

A quel punto ci siamo riuniti con un  gruppo composto da soci, dipendenti e imprenditori medio-piccoli e da lì siamo partiti.

E’ stato ostacolato?

Sì. E’ evidente che abbiamo toccato un centro ci potere consolidato da decenni, e quindi ci sono stati ostacoli di ogni tipo.

Da parte di chi?

Dai mass-media,che comprensibilmente sono attenti quando parlano di una banca che spesso è tra i principali inserzionisti, dalla banca stessa, ma anche da altri centri di potere.

Come vi hanno ostacolato?

Abbiamo ricevuto fortissime pressioni per non continuare a svolgere una funzione critica. La domanda che mi veniva ripetuta continuamente era ed è: ma chi te lo fa fare?

Chi poneva questa domanda?

Tantissime persone che contano e che spingono e hanno spinto verso un’ipotesi di accordo o una soluzione di compromesso.

Ma… chi glielo fa fare?

La mia coscienza e il fatto che rappresento ormai una comunità di persone molto spesso deboli, troppo spesso in silenzio per paura di perdere il posto di lavoro. Io non me la sento di tradire tutta questa gente, anche se, lo assicuro, sarebbe stato molto più comodo arrivare a un compromesso.

Invece ha scelto di lanciare un sasso nello stagno.

Tutti, lo stesso Andrea Moltrasio, leader della lista istituzionale, mi ha riconosciuto il merito di aver aperto un dibattito che era necessario ed urgente.

Una sorta di Beppe Grillo della finanza bergamasca-bresciana?

Diciamo un misto tra Grillo, Renzi e Berlusconi prima maniera. Ovviamente con tutti i miei limiti.

Diciamolo chiaro, a Bergamo (ma anche a Brescia) Ubi non è solo una banca, è molto di più: lei ha criticato duramente anche a suon di esposti una sorta di tempio.

Ubi è il potere di Bergamo. Io col mio dibattito ho già ottenuto quello che considero un successo: per esempio un notevole ricambio generazionale. E poi ho ottenuto che si potesse parlare anche in modo critico della banca, cosa mai avvenuta, e che si mettessero in discussione alcuni argomenti tabù.

Certo ha contribuito a far diventare un rinnovo della dirigenza una vera e propria campagna elettorale. E’ giusto?

Il cammino verso l’assemblea del 20 aprile non deve diventare una campagna elettorale. Gli unici che hanno usato la politica fino a oggi sono i protagonisti della terza lista (che fa capo ad Andrea Resti) i quali hanno raccolto qualche firma chiamando gli iscritti del Pdl. Ma ricordo anche che la lista Moltrasio si è presentata a Bergamo in un’assemblea al centro congressi schierando la componente ciellina del Pdl. Io non ho mai coinvolto il mio partito. La politica deve categoricamente restare fuori.

Lei ha combattuto la gestione storica della banca e adesso all’ultimo momento è scesa in campo una terza lista che pure va all’attacco della leadership attuale. Come la vede?

Ho rispetto sia per Resti che per Moltrasio. Non c’è mai stato da parte mia alcun attacco personalistico. La terza lista con l’intervento di Giuseppe Masnaga (ex direttore generale della Popolare di Bergamo) ha rotto alcuni meccanismi interni e questo ha scatenato la reazione scomposta della banca. Masnaga, e in questo ha ragione il presidente Zanetti, ha utilizzato per fare campagna acquisti le strutture interne della banca, per esempio il Cral o Bpb turismo, cioè una parte finanziata dalla banca che dispone di mezzi e informazioni che sono di tutti i soci.

E’ l’unico errore?

Ce n’è un altro: se era legittimo che Masnaga avesse una sua opinione, doveva però agire alla luce del sole, non dietro le quinte, come ha fatto incontrando i candidati di prima scelta, quali il rettore Stefano Paleari, che ha poi rifiutato. Incontrava Bendotti ad Alzano e un’ora dopo parlava con Zanetti in Presidenza…

Visto che le critiche sollevate sono più o meno simili, non potevate mettervi insieme in una sola lista?

Io ho incontrato Masnaga prima che si presentasse la terza lista e mi aveva suggerito caldamente di non crearne una mia in contrapposizione. Mi consigliò di contrattare il mio ritiro. Barattandolo con il remunerativo posto di vicepresidente del Consiglio di gestione. Forse aveva ragione, ma io non me la sono sentita di "vendere" i miei sostenitori per un posto sicuro in Consiglio.

E adesso sono possibili accordi?

Non sono possibili accordi perché personalmente non mi sono “venduto” prima e non lo faccio oggi. Io ritengo di avere già raggiunto molti dei miei obiettivi.

Secondo lei cosa succederà, come andrà questa elezione?

E’ evidente che la lista istituzionale sta raccogliendo molte deleghe impropriamente attraverso gli sportelli Ubi. Lo ha denunciato anche proprio la Fabi, il sindacato più importante, che ha invitato i dipendenti a non correre rischi. E’ una pratica illecita che può portare a sanzioni penali. La vera incognita è però rappresentata dal voto segreto, che va garantito ad ogni costo, grazie al quale ognuno sceglierà liberamente uomini e programmi.

Si aspetta sorprese?

Diciamo che non è la solita votazione per alzata di mano in cui chi è contrario deve quasi confessarlo "alla berlina" di tutta l’assemblea. Sì, mi aspetto sorprese. Penso che Andrea Resti interverrà a tutela della assoluta segretezza del voto.

Ci riassume com’è composta a grandi linee la sua lista?

La nostra lista, età media 58 anni, è espressione dei principali territori della banca: è composta da 8 docenti universitari, 3 avvocati, 9 revisori contabili, 7 commercialisti, 6 donne, due dipendenti Ubi (perché ho voluto dare un forte segnale di partecipazione diretta dei dipendenti alla gestione). E’ formata da da professionisti con notevole esperienza nel sistema creditizio. Io stesso sono stato amministratore del Credito Bergamasco, presidente di Artigiancassa e il mio vice è l’attuale vice di Moltrasio.

Se Jannone vince trasformerà Ubi in spa?

La spa non è nemmeno in discussione, l’ho ribadito più volte. Sono convinto che nei prossimi decenni potranno funzionare solo le aziende che vedranno i dipendenti cointeressati alla gestione e una cooperativa vera può essere la migliore forma per garantire questa partecipazione. Le aziende hanno una funzione sociale, non devono più esistere padroni, ma interessi comuni e condivisi.

Cosa farebbe per prima cosa se vincesse?

La prima  cosa che farei è un incontro con Resti e Moltrasio e con i principali manager della banca per cercare di condividere la scelta degli uomini del Consiglio di gestione, la cui nomina spetta a chi viene eletto dall’assemblea.

E se non vince?

Escludo categoricamente possa vincere la terza lista, e credo che Moltrasio sia una persona attenta al dialogo che non potrà non rispettare la comunità di migliaia di persone che io ormai rappresento. Quindi dovrà ascoltare le nostre istanze e dare certamente spazio alle nostre richieste. In attesa delle sentenze della Magistratura che ormai ho coinvolto formalmente.

Giorgio Jannone non si è presentato alle elezioni, non è più parlamentare: se non entra nella dirigenza della banca, cosa farà?

Ho molti pensieri in questo momento: il primo è la mia piccola Luna a cui voglio dedicare questa parte della mia vita, poi i miei genitori che meritano attenzione. Poi c’è la Pigna che è un’azienda davvero difficile. Penso possa bastare.

Non le manca la politica?

La politica si fa anche – e forse meglio – a volte restandone fuori. Le poltrone non sono fondamentali, contano di più gli ideali e la passione.

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