Una pioggia incessante ha reso ancora più triste l’ultimo saluto a Ivan Ruggeri. Il funerale dell’ex presidente dell’Atalanta si è svolto lunedì pomeriggio nella parrocchia di san Giovanni Battista a Telgate. Numerosi i presenti, dalla gente comune che conosceva Ivan come una brava persona in paese, fino ai giocatori e ai dirigenti che ha incontrato nel corso della sua lunga carriera calcistica. Ad accompagnare la bara in chiesa un lungo corteo, guidato dalla moglie, sostenuta dai figli Alessandro e Francesca. Poco più in là, Filippo Inzaghi, il giocatore più di tutti legato a Ivan Ruggeri, che lo aveva lancitao nel grande calcio a soli 23 anni.
Poi una lunga schiera di personaggi del mondo calcistico e non solo: Beppe Marotta della Juventus, Ariedo Braida del Milan, Gigi Corioni del Brescia, Rino Foschi del Genoa, Carlo Osti, Cesare Giacobazzi, Roberto Zanzi, Demetrio Albertini, Gianfranco Andreoletti, Nedo Sonetti, Gigi Del Neri, Maurizio Ganz, Lino Mutti, Davide Pinato, Fabio Gallo, Simone Tiribocchi e Luca Ariatti.
La squadra dell’ Atalanta, a differenza di quanto accaduto in occasione dei funerali di Morosini un anno fa, non era presente al completo all’esequie del suo ex numero uno, ma solo con una delegazione guidata dal presidente Percassi e il figlio Luca, Marino e Spagnolo, Colantuono e pochi giocatori: Bellini, Capelli, Raimondi, Budan, Cigarini e Canini. Con loro anche un gruppo dei ragazzi della Primavera con mister Bonacina.
La funzione è stata celebrata dal vescovo irlandese John Magee, un amico di famiglia dei Ruggeri, che ha ricordato Ivan come “un esempio di cristiano, nella vita come nel lavoro, che ha saputo portare la croce della sua malattia in modo straordinario durante questi 5 anni di sofferenza per lui e la sua cara famiglia”.
Fuori dalla chiesa era presente, con un lungo striscione con la scritta “Ciao presidente”, un centinaio di tifosi nerazzurri guidati dal Bocia Claudio Galimberti. Proprio il capo-ultrà, che aveva avuto diversi e accesi contrasti con Ruggeri nel corso della sua presidenza nerazzurra, ha voluto salire sull’altare per leggere un messaggio: “Entrambi eravamo follemente innamorati della stessa donna, l’Atalanta, per questo spesso entravamo in conflitto. Quando ci definì un branco di caproni la domenica dopo ci fu uno striscione con scritto "Ruggeri capo branco". Ma le nostre critiche sono sempre state rivolte solo alla sua figura da presidente, mai alla persona Ruggeri. Era un uomo forte, come noi, per questo a volte i toni si alzavano. Siamo sicuri che ora continuerà a vegliare sulla sua cara famiglia. Grazie di tutto Ivan”.
commenta