Consiglio dei ministri

Via libera al decreto per il rimborso dei debiti alle imprese

Dopo il rinvio di mercoledì, dopo le polemiche seguite a questo rinvio (a Bergamo forte quella del presidente dell'Associazione artigiani Angelo Carrara) il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legge che dà il via libera al pagamento di 40 miliardi di debiti della pubblica amministrazione nei confronti di imprese e banche.

Dopo il rinvio di mercoledì, dopo le polemiche seguite a questo rinvio (a Bergamo forte quella del presidente dell’Associazione artigiani Angelo Carrara) finalmente il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legge che dà il via libera al pagamento di 40 miliardi di debiti della pubblica amministrazione nei confronti di imprese e banche.

La riunione, presieduta dal premier Mario Monti, ha avuto come principale punto all’ordine del giorno il tema dei crediti delle imprese. "Quaranta miliardi erogati nei prossimi 12 mesi alle imprese con un meccanismo chiaro, semplice e veloce" e "rispettando la soglia del debito del 3%". Così Mario Monti ha riassunto il succo del decreto. Il ministro del Tesoro, Vittorio Grilli, ha annunciato che la ripartizione dei fondi avverrà a partire dal 15 maggio. "E’ arrivato il momento di voltare pagina", ha detto Monti nella conferenza stampa finale.

Quello dei debiti della Pubblica amministazione è "un caso molto emblematico di come, mentre si facevano più stretti i vincoli di obbligo disciplina, le amministrazioni avevano invece risposto con forme che hanno scaricato gli oneri sul futuro e le imprese e i cittadini", ha aggiunto il premier, sottolineando polemicamente che coloro che oggi sono più critici sono gli stessi "che hanno creato il problema".

"Esprimo una leggera indignazione – ha detto – per le critiche al governo che ha impiegato qualche giorno in più per il decreto. Sono stati severi con noi i partiti che negli ultimi 10 anni hanno causato questi problemi". Monti ha parlato anche di "comportamenti poco seri che in passato caratterizzavano la gestione della cosa pubblica". Secondo Monti, il decreto non ostacolerà il rispetto dei parametri Ue: "C’è la fondata aspettativa che a maggio l’Italia sarà dichiarata uscita dalla procedura Ue per deficit eccessivo", ha detto.

Il premier ha ricordato che il decreto è il frutto del lavoro fatto negli ultimi due anni, visto che fino al 2011 l’andamento dell’indebitamento era ancora in ascesa: a fine 2011 lo stock di debiti della p.a. non ceduto alle banche ammontava a 80 miliardi di euro, contro i 61 miliardi del 2009 e i 74 miliardi del 2010. Il ministro Corrado Passera ha poi spiegato che fra le modalità di pagamento dei debiti della P.A. ci sarà anche la compensazione fra debiti e crediti: "Abbiamo allargato la tipologia di crediti che potranno essere compensati: non solo i debiti passati a ruolo", ha detto.

Riferendosi alle banche che hanno acquistato crediti delle imprese, Passera ha detto che in tal caso il pagamento avverrà attraverso emissioni ad hoc. Nella bozze del provvedimento che dovrebbe sbloccare 40 miliardi di euro per le imprese circolate negli ultimi giorni sarebbero saltati i vincoli per gli enti locali su spese e investimenti nei prossimi tre anni e la copertura finanziaria dell’operazione dovrebbe essere garantita dall’emissione di titoli di Stato. Non ci sarebbe più, quindi, l’aumento dell’addizionale regionale Irpef, ma le regioni dovranno "meritare" l’anticipazione da parte dello Stato delle somme da restituire alle imprese.

All’articolo 2 della bozza di decreto legge sui debiti della Pa si prevede che le regioni interessate, per ottenere l’anticipo, presentino un piano di copertura del rimborso e dei relativi interessi, ma anche – se fossero inadempienti – le modalità di recupero e gli interessi di mora. A vigilare sull’andamento dell’indebitamento della Pa sarà poi il Tesoro e "qualora emerga il rischio di mancato raggiungimento dell’obiettivo programmatico" rimodulerà le spese autorizzate oppure adotterà "provvedimenti correttivi urgenti".

Il monitoraggio sarà effettuato dal ministero dell’Economia proprio per scongiurare che il deficit vada oltre quel 2,9% del Pil previsto per il 2013 e se ci sarà evidenza di scostamenti, "previa apposita relazione da inviare al parlamento o da allegare alla nota di aggiornamento al documento di economia e finanza" disporrà "con proprio decreto la rimodulazione per gli anni 2013 e 2014 delle spese autorizzate dal presente provvedimento o l’adozione di provvedimenti correttivi urgenti". La Cgia. Secondo l’associazione degli artigiani, nei debiti della pubblica amministrazione, non sono conteggiati quelli spettanti alle piccole e medie imprese che porterebbero ad un importo complessivo tra i 120-130 miliardi di euro. Secondo la Cgia, nella relazione della Banca d’Italia i 91 miliardi stimati sono stati calcolati attraverso un’indagine campionaria condotta solo sulle imprese con più di 20 addetti.

"Ciò vuol dire che le aziende con meno di 20 addetti – attacca Giuseppe Bortolussi, segretario Cgia – che rappresentano il 98% del totale delle imprese presenti nel nostro Paese, non sono state monitorate. Pertanto, i 91 mld di debiti in capo della pubblica amministrazione sono decisamente sottodimensionati: se in tempi ragionevoli sarà possibile effettuare un nuovo monitoraggio, è molto probabile che il debito della Pubblica amministrazione nei confronti delle imprese lieviti tra i 120/130 miliardi di euro".

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