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A bergamo e provincia

Casa: sesto anno di crisi prezzi e mutui giù fino al 50%

Sesto anno di crisi per il mercato immobiliare che è reduce dalla batosta dell'Imu, un colpo di grazia traducibile in una perdita di compravendita pari a 8 miliardi di euro. Calo generalizzato dei prezzi ma l'ambito territoriale fa la differenza.

Il 2013 rappresenta per il mercato immobiliare il sesto anno di crisi, il primo dopo la batosta Imu che ha rappresentato per il settore un vero e proprio colpo di grazia capace di causare una perdita di compravendite pari a 8-10 miliardi di euro: una crisi che non dà tregua e caratterizzata da una totale mancanza di prospettive.

La presentazione del volume “Case & Terreni 2013”, giunto alla sesta edizione, è stata l’occasione per analizzare la criticità del momento che sta vivendo il mercato immobiliare e per un confronto tra qualificati esperti del settore. Il quadro triste e fosco vede un calo delle compravendite fino al 18% in città e al 21% in provincia, sempre maggiore pressione fiscale e una diminuzione del 42% della richiesta di mutui che ben testimonia la sfiducia dei potenziali acquirenti.

“Ci muoviamo in un contesto senza dubbio recessivo – ha commentato il direttore di Appe Confedilizia Bergamo Antonello Pagani – ma notiamo dinamiche che si differenziano molto per ambiti territoriali e per tipologie: l’usato di medio-buona qualità se buon posizionato mantiene buona parte del suo valore mentre il patrimonio esistente è a forte rischio invendibilità. In uno scenario già pesante la mano del fisco ha poi fatto il resto facendo entrare in affanno anche l’unico settore che reggeva il sistema casa, ovvero la locazione immobiliare abitativa”.

Nonostante le premesse negative e la mancanza di prospettive future, però, non si incrina il matrimonio tra i bergamaschi e la casa che viene considerata la vera ricchezza dalle famiglie. Ad assicurarlo è Gianfederico Belotti che sottolinea però come paradossalmente a ciò non corrisponda un adeguato accesso al credito: “Finchè non si supererà questo impasse il mercato sarà paralizzato. I numeri negativi snocciolati in precedenza rappresentano la situazione generale ma a Bergamo ogni via fa storia a sé e addirittura all’interno della via stessa ci possono essere notevoli differenze”.

Ma qual è la situazione del mercato immobiliare in città? La variazione del prezzo si aggira su una flessione del 5-8% per il nuovo e del 20% per l’usato. Parecchia attenzione è riposta sulla zona del vecchio ospedale che rimane molto ambita dai bergamaschi anche se nelle vie Statuto e XXIV maggio si riscontra maggiore cautela, dovuta all’incertezza sul futuro degli ex Riuniti e dell’accademia della Guardia di Finanza. Gli investitori in quest’area sono molto orientati sulla piccola metratura mentre ristagna il mercato dell’appartamento per famiglie. Si dimostrano sempre di grande appeal i borghi storici, le vie XX settembre, Vittorio Emanuele, Tasso e Città Alta dove però nelle zone più interne e meno esposte si denota comunque una riduzione del 5-10%. Ha trovato invece nuovo slancio la zona del nuovo ospedale che prima era considerata periferica e invece ora è teatro di numerosi investimenti.

La provincia rappresenta l’85% del mercato immobiliare bergamasco e vede una flessione dei prezzi vicina al 50% per il vecchio che risulta quasi invendibile e del 5-10% sulle nuove costruzioni. Si faticano a vendere anche i nuovi immobili perché le offerte che vengono presentate sono circa del 15% in meno rispetto al prezzo reale.

Per quanto riguarda il mercato immobiliare commerciale e terziario il settore che risente maggiormente della crisi è quello dei capannoni, dove ci si muove prevalentemente nel campo delle locazione e soprattutto nelle zone servite dalle grandi arterie come nell’area tra Orio al Serio, Seriate, Bergamo e Dalmine. In città il mercato tiene anche se le vendite sono in stallo. Ultimamente sono frequenti le richieste da parte di importanti brand nazionali e internazionali che, però, chiedono metrature che nel centro cittadino non sono disponibili. In periferia soffre moltissimo il terziario che è ai minimi storici, mentre il mercato è molto attivo nella cosiddetta Zona A, limitrofa ai grandi centri commerciali come quelli di Curno e Orio al Serio.

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