A bergamo

I Giovani imprenditori: “Gli eroi non bastano Dobbiamo farcela tutti” fotogallery

Dibattito all’assemblea dei Giovani di Confindustria Bergamo sul futuro dell’imprenditoria, schiacciata da burocrazia e incertezza del quadro normativo e attratta in misura sempre maggiore dagli insediamenti fuori confine. “Non bastano le eccellenze: è la complessità delle imprese che deve poter andare avanti”

“Ci sono le sirene che cercano di attirare i tanti Ulisse imprenditori fuori dai nostri confini e noi cerchiamo di urlare un po’ più forte per convincerli dell’importanza di rimanere a investire nel nostro paese”.

Giampiero Cito e Antonio Paolo, autori del volume “Mad in Italy”, sono stati tra i protagonisti dell’assemblea-dibattito dei Giovani Imprenditori di Confindustria Bergamo, che si sono interrogati proprio sull’opportunità di restare sul territorio nazionale o impiantare nuovi business fuori dai confini.

“Non abbiamo tesi precostituite – ha avvertito il presidente Marco Bellini – ma stimolare una seria riflessione fuori dalle parole di rito, nonché lanciare un allarme perché siamo tutti sempre più consapevoli dell’importanza della competitività dei territori. Le imprese sono come un albero da frutto che trae linfa dal terreno, ma se il terreno è poco fertile questi frutti non arrivano. Sappiamo anche che il trapianto è un’operazione delicata, strappare le radici da un terreno è complesso”.

Due “sirene”, Philippe Praz, direttore di Swiss Business Hub italia, e Marion Biber, direttore Italia dell’Austrian Business Agency, hanno in effetti cercato di suscitare l’interesse di potenziali investitori presentando servizi e opportunità ed evidenziando i sistemi fiscali favorevoli e la certezza normativa.

“L’interesse di imprenditori del centro nord è in crescita – hanno sottolineato – anche senza una politica particolarmente aggressiva”.

Di certo un eventuale insediamento oltreconfine non avrebbe l’obiettivo di cercare manodopera a basso costo, ma piuttosto una maggiore flessibilità del lavoro, minore burocrazia e un quadro normativo stabile, oltreché nuovi mercati. Più semplicemente una politica attrattiva per il mondo delle imprese che nel nostro paese è sconosciuta.

Qualcosa, per la verità, si sta muovendo anche in Italia. Giuliano Lengo, direttore di Ceipiemonte, ha presentato le iniziative a sostegno di nuovi insediamenti in un’area che sta in effetti diventando centro nevralgico italiano per la ricerca. Intorno al capoluogo piemontese (ma la società, diventata l’unico riferimento a livello regionale, si dichiara non Torino-centrica) c’è il numero più alto di addetti nell’Ict e il 20% dei brevetti nazionali.

“La nostra forza – ha sottolineato – sono la filiera e un bacino occupazionale molto interessante”.

La volontà di rimanere e di investire nel nostro paese è però emersa con forza nell’ambito della tavola rotonda con Vittoria Guadalupi (Vin Service, che produce spillatrici per birra e bevande), Manuel Oldrati (Oldrati Group, terzista di stampi e guarnizioni in gomma e plastica per i settori più diversi, dall’automotive al vending al petrolchimico) e Raffaele Noris (MC2 Saint Barth, specializzata in costumi da bagno).

“I nostri punti fermi – ha spiegato Vittoria Guadalupi – risiedono proprio nel made in Italy, a cui viene riconosciuta a livello internazionale una superiorità in termini di design e innovazione, nella ricchezza della filiera, nella qualità dei lavoratori verso i quali sentiamo una forte responsabilità sociale”.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Oldrati e Noris, che tuttavia si basano su un sistema misto con produzione sia nazionale che delocalizzata.

Un inno al “made in Italy” viene anche dal progetto Italia Caput Mundi (www.italiacaputmundi.it) realizzato dagli autori del libro “Mad in Italy” che hanno incrociato i dati sui primati italiani in 250 categorie merceologiche, dai rubinetti alle macchine per imballaggi, con le società di capitali, ottenendo un date base e una mappa navigabile con oltre 4.500 aziende leader nel mondo. L’obiettivo non è limitarsi ad una fotografia dell’esistente, ma favorire aggregazioni, reti e cooperazioni fra le aziende.

“Non bastano le eccellenze e i campioni nazionali – ha però avvertito Jacopo Morelli, presidente nazionale dei Giovani Imprenditori di Confindustria – non possiamo contare solo sugli eroi, perché è la complessità delle imprese che deve poter operare e andare avanti. Oggi, con la degenerazione del quadro politico, i nostri problemi sono ancora più gravi. Non illudiamoci di poter continuare così, perché non ce la faremo, bisogna dare segnali subito”.

Rossana Pecchi

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