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La querelle

Berlusconi non ci sta: troppi gli alimenti a Veronica

Terminate le elezioni, il Cavaliere torna all’attacco contro la sentenza che lo costringe a versare 100 mila euro al giorno alla ex consorte: “Decisione abnorme e fuori da ogni logica. Ricomincia così la battaglia legale

Non è ancora finita la battaglia legale tra Silvio Berlusconi e la sua ex moglie Veronica Lario. Dopo la sentenza di separazione che condannava il Cavaliere a pagare 100 mila euro al giorno alla ex consorte, i giudici della nona sezione civile del tribunale avevano depositato il dispositivo con cui dichiaravano conclusa la causa durata tre anni, aggiudicando alla ex signora Berlusconi un appannaggio complessivo di 36 milioni annui per garantirle “un tenore di vita analogo a quello goduto durante la convivenza”. In cambio Veronica rinunciava alla villa di Macherio – valore stimato 78 milioni di euro – e all’addebito “per colpa”, garantendo una sorta di “salvacondotto” politico per la campagna elettorale di Berlusconi. Sentenza depositata la vigilia dello scorso Natale e sulla quale, dopo un violento attacco di Berlusconi alle tre giudici civili, definite “giudichesse comuniste”, era calato un silenzio tombale anche perché gli avvocati delle due parti avevano in gran segreto ricominciato a trattare. Ma, evidentemente, ogni possibilità di accordo è fallita.

Ora, come previsto, trascorse le elezioni, il Cavaliere è tornato alla carica e la settimana scorsa i suoi avvocati hanno depositato il ricorso in appello. Partendo subito in attacco, chiedendo cioè contestualmente, che i giudici di secondo grado sospendano da subito la provvisoria esecuzione della sentenza di primo grado, ovvero il pagamento degli alimenti a Veronica Lario. Materia che il presidente della sezione famiglie della Corte d’Appello, Bianca La Monica, dovrà affrontare nell’udienza fissata per le prossime settimane prima ancora di stabilire la validità del ricorso con il quale si punta ovviamente ad annullare la prima sentenza e a ridurre notevolmente l’appannaggio concesso in primo grado. Berlusconi sostiene infatti di non poter far fronte all’esorbitante mantenimento per la ex consorte.

D’altronde che qualcosa bollisse in pentola lo si è capito leggendo i motivi del ricorso per la remissione dei processi di Silvio Berlusconi a Brescia. Nelle 39 pagine firmate dallo stesso Cavaliere ma scritte evidentemente dai suoi due avvocati, Piero Longo e Niccolò Ghedini, tra le ragioni portate per dimostrare “l’ostilità ambientale" della piazza milanese, al punto 5 si fa esplicito riferimento proprio alla “causa civile numero 77272/2009”, ovvero al procedimento per la separazione, definendo la decisione dei giudici «oggettivamente senza precedenti in Italia”. E si legge: “Si è condannato infatti l’onorevole Berlusconi al pagamento di una somma mensile più gli arretrati pari a una cifra addirittura superiore ai suoi guadagni.

È ovvio che trattasi di problematica endoprocessuale, ma deve essere valutata nel contesto generale della prevenzione della magistratura milanese nei confronti dell’on. Berlusconi, magistratura che assume decisioni del tutto abnormi e fuori da ogni logica”. Dunque, anche nei motivi del ricorso d’appello si fa riferimento esattamente “all’abnormità” della precedente sentenza e si accenna al fatto che la cifra stabilita dalla sentenza di primo grado non è sostenibile da Berlusconi (il cui patrimonio personale è stato stimato dalla rivista Forbes nel 2012 in 5,9 miliardi di dollari, tre in meno che nel 2011) che inizialmente aveva proposto un assegno da 300 mila euro al mese più 7 milioni di euro lordi all’anno.

Nel ricorso in Cassazione inoltre, ci si lamentava anche di quella che secondo gli avvocati è stata una presa di posizione indebita del presidente della stessa Corte d’Appello di Milano, Giovanni Canzio, intervenuto in difesa delle tre giudici che avevano emesso la sentenza di separazione. “Non appena l’onorevole Berlusconi ha osato non già criticare ma osservare che la decisione gli appariva fuori da ogni logica (oltre tre milioni di euro mensili alla ex moglie) addirittura il presidente del Tribunale di Milano e ancor peggio il Presidente di Corte d’Appello, corte che dovrà giudicare il ricorso, intervenivano pesantemente con un comunicato stampa con cui stigmatizzavano le sue dichiarazioni”. Una “anomalia”, secondo i legali che sembra però prefigurare anche una possibile difesa nella causa.

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