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L'analisi

Bergamo: nel 2012 boom di disoccupati, soprattutto donne

Servizio Studi della Camera di commercio di Bergamo: a Bergamo nella media del 2012 gli occupati sono scesi a meno di 456mila e i disoccupati hanno raggiunto quota 33.500.

Il Servizio Studi della Camera di commercio di Bergamo propone un’analisi relativa al lavoro e ai posti di lavoro nel 2012 nella nostra provincia. Secondo i dati provinciali dell’indagine sulle Forze Lavoro pubblicati da Istat, a Bergamo nella media del 2012 gli occupati sono scesi a meno di 456mila e i disoccupati hanno raggiunto quota 33.500.

Gli occupati sono il 61,8 per cento della popolazione in età lavorativa: un tasso in costante calo negli ultimi anni.

Il tasso di disoccupazione nel 2012 a Bergamo sale al 6,8 per cento delle forze lavoro, lontano dal dato nazionale (10,7 per cento) e dalla stessa media dell’Unione europea (10,5 per cento), ma in rapido peggioramento rispetto al 4,1% del 2011.

Nella graduatoria delle province italiane con il più basso tasso di disoccupazione Bergamo scende al 13esimo posto (dalla quarta posizione nel 2011), preceduta, tra le province lombarde, da Como e affiancata da Brescia e Cremona.

L’aumento della disoccupazione è stato più ampio del calo degli occupati e quindi il tasso di attività complessivo, cioè il rapporto tra forze lavoro (occupati e disoccupati) e popolazione in età di lavoro, pressoché stazionaria, cresce in corso d’anno al 66,4%.

Il confronto temporale, nel caso dei dati medi provinciali caratterizzati da un ampio margine di errore campionario, va preso con le molle. Il peggioramento del mercato del lavoro di Bergamo misurato dall’indagine Istat segnerebbe un salto di quantità che non ha precedenti nella serie storica recente: nel solo 2012 si contano 12mila occupati in meno e ben 13mila disoccupati in più.

Sono variazioni che non hanno riscontro nei saldi annuali delle altre province lombarde, per lo meno quelle comparabili per dimensione a Bergamo.

Va ricordato che tra 2008 e 2011, la stessa indagine Istat registrava nella nostra provincia solo una leggera erosione degli occupati e un aumento molto contenuto dei disoccupati. Non è quindi escluso che il dato del 2012 sia da leggere come un tardivo riequilibrio della serie statistica.

 Il “conto” occupazionale della crisi di questi anni ci viene presentato con qualche ritardo forse anche perché il massiccio impiego in provincia degli ammortizzatori sociali e la temporanea ripresa del ciclo produttivo tra 2010 e 2011 hanno contrastato per qualche tempo l’emorragia di lavoro.

Se il confronto viene fatto con i livelli medi pre-crisi, la perdita di occupazione a Bergamo si conferma rilevante (13mila occupati in meno tra 2008 e 2012 pari al -2,9 per cento), senza dubbio più pesante rispetto alle medie nazionale e regionale, ma non troppo distante, ad esempio, dai risultati di Brescia.

L’incremento delle persone in cerca di occupazione a Bergamo resta notevolissimo: la disoccupazione in questi anni è più che raddoppiata ponendo forse fine all’ “anomalia” bergamasca di un tasso di disoccupazione ai minimi ma anche di una bassa partecipazione, soprattutto femminile, al mercato del lavoro.

L’aumento della disoccupazione è certamente dovuto ai licenziamenti e alla perdita del posto di lavoro. Soprattutto per i lavoratori più anziani o meno scolarizzati cresce il rischio di una lunga durata della disoccupazione e di un aggravamento dei costi, sociali e personali, del ricollocamento.

Ma ai disoccupati “in senso stretto” si aggiungono persone, soprattutto donne, che prima non cercavano “attivamente” un’occupazione ma si trovano ora nella necessità di lavorare per sostenere il reddito familiare indebolito dall’andamento delle retribuzioni reali, dalle politiche fiscali e dalle incerte prospettive economiche.

Questa lettura è suggerita dal diverso andamento della disoccupazione per genere: nonostante la flessione degli occupati del 2012 colpisca quasi allo stesso modo uomini e donne, l’aumento in un anno delle persone in cerca di occupazione a Bergamo è dovuto per oltre due terzi alla componente femminile.

L’aumento della disoccupazione maschile è in corso da tempo. Tra le donne invece i livelli restano pressoché inalterati fino al 2011, poi s’impennano nell’ultimo anno e le disoccupate aumentano quasi del doppio. La dimensione e la tempistica del fenomeno – al netto dei sempre possibili errori campionari – fanno pensare all’emersione, anche per effetto del protrarsi della crisi per le famiglie, di una nuova componente dell’offerta di lavoro femminile – prima latente nel lavoro domestico o nell’inattività o in percorsi di formazione e studio – più che ad un ridimensionamento, pur in corso, della domanda.

A riprova, se si confrontano i saldi assoluti tra 2011 e 2102 si nota che l’aumento in un anno di oltre 9mila donne in cerca di occupazione è “composto” in misura significativa – per oltre un terzo – dal calo delle inattive (-3.600) oltre che da una rilevante (-5mila) perdita tra le occupate.

Al contrario l’incremento dei 4.200 uomini in cerca di occupazione deriva dalla riduzione degli occupati (-6.600) mentre cresce (+1.100) il numero degli inattivi, con buona probabilità (pre) pensionati.

Il tasso di attività maschile a Bergamo è in calo da tempo e scende al 77,2 per cento della popolazione in età lavorativa. Il tasso di attività femminile compie invece un salto e nel 2012 si porta al 55% (ancora lontano dal dato medio regionale al 61,4%). La crisi sta mettendo a dura prova l’ambivalente eredità bergamasca fatta di un tasso di disoccupazione ai minimi in Italia e di una bassa partecipazione delle donne al mercato del lavoro.

L’uno e l’altra stanno cambiando sotto il segno di un deterioramento molto rapido della quantità e della qualità del lavoro.

Allo squilibrio di genere si sovrappone lo specifico svantaggio giovanile.

Il tasso di disoccupazione dei giovani bergamaschi (nella classe di età tra i 18 e i 29 anni) nel 2012 è salito al 16% (sull’insieme degli occupati e dei disoccupati della corrispondente classe di età).

Anche in questo caso si resta distanti dai valori medi nazionali, al 24,9%, (e vicinissimi al dato medio della Lombardia, al 16,8%) , ma l’anno prima eravamo al di sotto del 10 per cento.

E tra le giovani donne (18-29 anni) il tasso di disoccupazione passa in un anno a Bergamo dal 10,5 al 19,3 per cento, mentre tra i maschi di pari età sale dal 9 al 13,5 per cento.

Le componenti settoriali dell’occupazione sono colte solo approssimativamente – per lo meno nella dinamica temporale – dall’indagine sulle forze lavoro.

Nella media del 2012 gli occupati nell’industria e nelle costruzioni a Bergamo sono poco più di 212mila contro oltre 236mila nei servizi e più di 7mila nell’agricoltura.

Nell’ultimo anno quindi la perdita occupazionale è concentrata nell’industria e costruzioni (-10.700) ma senza un recupero – presente invece in diverse province della Lombardia – da parte dei servizi, in calo di poco meno di 1.500 occupati.

Sul versante della posizione professionale, Bergamo conta nel 2012 più di 358mila dipendenti e oltre 97mila lavoratori autonomi: la dinamica dell’occupazione dipendente, dopo alcune oscillazioni, è diventata pesantemente negativa nell’ultimo anno (11.300 in meno); i lavoratori autonomi continuano a diminuire più gradualmente ma con una perdita sui valori massimi raggiunti nel 2006 di oltre 19mila unità. 

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