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Dopo la sconfitta

Resa dei conti nel Pd Martina: “Dimettermi? Non lo posso escludere”

Lunedì è in programma la direzione regionale del Partito democratico, è già partita la caccia allo scalpo. Principale indiziato è il segretario regionale, il bergamasco Maurizio Martina, in carica dal 2007. “Dimissioni? Non escludo nulla".

Umberto Ambrosoli ha perso la battaglia con Roberto Maroni nonostante Lega Nord e Pdl abbiano perso per strada decine di migliaia di voti. Per il centrosinistra è un disastro difficile da accettare dopo aver trasmesso agli elettori la convinzione di scalzare il centrodestra che veniva da quasi un ventennio formigoniano e da una crisi politica senza pari. Lunedì è in programma la direzione regionale del Partito democratico, è già partita la caccia allo scalpo. Principale indiziato è il segretario regionale, il bergamasco Maurizio Martina, in carica dal 2007. “Dimissioni? Non escludo nulla – spiega dalle colonne de La Repubblica – per quel che mi riguarda l’esito di questo voto chiude una fase e ne apre una nuova. Lunedì cominceremo a ragionare. Quando ci sono passaggi di questo tipo è giusto andare a una verifica. Io la affronto con animo sereno, perfettamente consapevole del lavoro fatto in questi anni”.

Nonostante l’aumento dei voti del Pd in Lombardia (attribuibile soprattutto a un calo drastico di Pdl e Lega), il passato non si può dire costellato di successi. Prima la candidatura di Filippo Penati alla Regione nel 2010, poi le primarie a Milano che hanno visto il Pd sconfitto e infine la disfatta Ambrosoli. “Quando si fa questo lavoro in tempi così complicati – continua Martina – si affrontano sconfitte e vittorie. Quella di Milano è stata una vittoria anche del Pd. Poi sono arrivate quelle di Monza e Como. Però queste elezioni regionali chiudono una fase: non sarò io a tirare in là se questo non serve. Siamo un partito serio che discute. Lo faremo anche stavolta. E’ evidente che qualcosa abbiamo sbagliato. Però abbiamo dato tutti il massimo e i risultati del Pd sono lì da vedere: primo partito in Lombardia e in tutte le province esclusa Sondrio. Abbiamo fatto una campagna elettorale in circostanze particolari. Abbiamo pagato la concomitanza con il voto politico. Il dibattito si è concentrato tutto lì e così si sono ristretti gli spazi del progetto originario di patto civico. Il tema dominante è stata la scelta tra Berlusconi, Monti. Bersani e Grillo. Nessuna voglia di autoassolvermi, sono ben consapevole dei limiti che ci sono stati nel nostro lavoro. Dovevamo spendere maggiori energie nelle realtà medio-piccole, bisognava essere più attenti al mondo delle piccole e medie imprese. Ci abbiamo provato, non è bastato, anche se ci sono arrivati segnali positivi dalle aree urbane”.

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