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La recensione

Studio Illegale, l’amore trionfa anche davanti al tradimento morale

"Studio Illegale" è un film imperdibile per i fans di Fabio Volo. Zoppica per un ma e qualche se e sfiora appena la sufficienza. Il relax di 90 minuti di commedia sul grande schermo, però, non può valere i fondi del Ministero della Cultura.

Film: Studio Illegale

Regia: Umberto Carteni

Attori: Fabio Volo, Zoè Fèlix, Ennio Fantastichini, Nicola Nocella, Pino Micol

Durata: 90’

Genere: commedia

Voto: 6

 

Studio Illegale è un film di novanta minuti con attore protagonista Fabio Volo. Avvocato belloccio, inserito nella vita sociale della Milano fighetta, rampante di successo nello studio legale con sala riunioni spaziale accessoriata con ampia finestra sul mondo. Dalla stessa finestra arriva il primo segnale dell’inquietudine fallimentare vissuta da questi automi dediti al lavoro e alla carriera: uno dei più bravi si butta di sotto e la fa finita.

Il ravvedimento dei colleghi, capo in testa, dura meno di un minuto. Tanto quanto basta per iniziare una trattativa per la vendita agli arabi di una società farmaceutica piena di buchi finanziari e gabole legate a inquinamento ambientale. Nella mitica sala riunioni si incontrano l’avvocato Andrea Campi che cura gli interessi dello sceicco e l’affascinante avvocato Emilie Chomand per la controparte.

Frizione immediata, attrazione assicurata, seratina elegante scontata, copula arrivata.

Che bravo che sono a far le rime, quasi quasi mi presento con una sceneggiatura al prossimo governo e chiedo un finanziamento. Che succede poi di questo film? Che l’avvocato Volo si innamora della erre moscia francese e ne ha ben donde, strizzando l’occhio alla redenzione sociale e ad una vita misurata, magari con una famiglia, casa, vacanze e “solamente” dieci ore di lavoro sabato e domenica esclusi.

Che miss tailleur, come a volte accade, soffre ma soprattutto s’offre al prossimo tuo come te stesso, dimostrando che lo squalo in qualche occasione trova un pescecane più affamato e capace di tutto. Che in fondo l’amore (?) trionfa anche davanti ad un palese tradimento morale e si cannibalizza tutto, trangugiando senza troppi patemi sentimenti, dubbi e arrabbiature, che fa rima con scottature. Quelle che passano in tre giorni con una bella crema, la stessa durata dei matrimoni contemporanei. Premessa: io non ce l’ho con Fabio Volo, furbo moltofacente scrittore, attore, presentatore e tutt’altro. Ho letto suoi libri, ho visto sue trasmissioni e film e ogni tanto mi fa sorridere, mi fa passare mezz’ora in relax.

Guardate che non è poca cosa, è una manna dal cielo in tempi di spettacoli magri. Epperò, c’è un ma e qualche se. Quando si confeziona un prodotto di questo tipo si dovrebbe specificare nei titoli d’inizio che è riservato ai fan del bresciano, film non per tutti, prodotto riservato agli amanti di Peter Pan. Invece appare a tutto schermo che il film è prodotto con il contributo governativo perché è di interesse culturale nazionale. Allora lo fate apposta a provocare e fare incazzare il Bertarelli. Ditelo che siete in combutta con i critici per generare quel poco che basta a far entrare qualcuno in sala! Ricordando gli immancabili rimproveri dei miei professori e la sentenza finale: “può e deve fare di più” ammollo un sei di stima, dedicato al Volo e alla bella francese. Les jeux sont faits.

Ps. È notizia fresca del taglio al FUS, fondo destinato al mondo dello spettacolo. Il Ministro Ornaghi e il suo governo tecnico ha seguito il trend dei predecessori ed ha sforbiciato venti milioni dei 411 destinati nel 2012. Al netto del pensiero che la cultura è investimento rappresentando la vera sfida del prossimo futuro, rimane l’incontestabile fatto che la distribuzione a pioggia di soldi pubblici senza il minimo ritegno di scelta e opportunità artistica non rende merito alla nobile causa di sostenere i lavoratori del mondo dello spettacolo. Lirica, musica, danza, teatro, arti circensi e cinema devono vivere ma i furbetti devono smetterla di mungere assistenza per nascondere la scarsità di talento e di capacità artistiche. La crisi è anche e finalmente opportunità di cambiamento.

 

 

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