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Startup

Innovazione, chi la fa e chi la crea: il caso UIDU

Come si può incentivare lo scambio tra domanda ed offerta nell'ambito del volontariato? La risposta è UIDU il social Network per gli enti noprofit.

Cosa può trasformare un’idea in un successo? Creatività e innovazione sono sicuramente elementi importanti, ma ciò che fa davvero la differenza sono le persone.

Nessun progetto può nascere, se non c’è dietro l’aspirazione di qualcuno; nessun progetto può svilupparsi, se non è sostenuto da determinazione e passione; nessun progetto può diventare realtà, se qualcuno non ci ha creduto davvero.

Di idee ce ne sono tante, ma solo poche vengono concretizzate e non c’è da meravigliarsi. Dar forma a qualcosa da zero è una strada difficile e rischiosa, tutta in salita: la possibilità che i propri sforzi ed i propri investimenti – sia materiali, sia in termini di tempo e di emozioni – risultino in un nulla di fatto è sempre in agguato.

E’ un azzardo, una sfida, ma non è la vita stessa così? Per questo motivo è così importante la forza d’animo di chi sta dietro ad un’idea. Questa è la strada scelta da Andrea Vanni e Enrico Micheli, e uidu è il mezzo che hanno scelto per percorrerla. Uidu è un social network rivolto al mondo dell’associazionismo e del nonprofit, volto ad incentivare lo scambio tra domanda e offerta nell’ambito del volontariato: un’idea che è diventata una start-up unica nel suo genere – il settore del volontariato non è visto come ‘redditizio’ o appetibile per un business – e che è già stata premiata dalla Start-Cup 2012.

La prima versione di uidu è online da maggio, registrando l’iscrizione di quasi 900 utenti e 150 organizzazioni. Ma già da giugno è andata in cantiere la versione 2.0, varata a dicembre. Ma questa è mera cronaca. Quale la storia dietro uidu? Chi sono davvero le persone che hanno messo anima e corpo in questo progetto? Ce lo spiega Andrea, uno dei papà di quest’idea innovativa.

“Oratori ed attività di assistenza, nel mio piccolo sono sempre stato attratto dal mondo del volontariato; il mio percorso di studi invece è stato dedicato all’economia. Sembra un po’ un paradosso affiancare un’attività per definizione nonprofit con una materia tesa al calcolo del profitto, ma in realtà quest’insolita combinazione mi ha dato la giusta prospettiva per formulare la domanda che sta alla base di uidu: come si può incentivare lo scambio tra domanda ed offerta nell’ambito del volontariato? C’è il luogo comune che le associazioni di questo settore siano povere: non è vero. Si tratta di una questione di gestione: è indubbio che nel corso dell’ultimo decennio siano diminuiti i fondi destinati all’associazionismo, ma ciò che manca soprattutto sono criteri oggettivi, efficienti ed attenti per i costi. Perciò bisogna costruire una doppia sostenibilità, una doppia attenzione: alle persone ed agli elementi economici”.

“Questa era la mia idea. Ma concretizzarla era tutta un’altra cosa. L’ho lasciata nel cassetto per un po’, ho fatto il consulente e stavo per prendere altre strade. Ma alla fine, mi sono convinto che dovevo dargli una possibilità. Tramite un amico comune, sono entrato in contatto con Enrico, uno dei partecipanti della Start-Cup 2011: ha condiviso appieno la mia visione e visto che puntavo a qualcosa sul lungo periodo, avevo assolutamente bisogno di qualcuno che la pensasse come me e sono felice di averlo trovato”. Andrea e Enrico cominciano ad incontrarsi e a lavorare su uidu: lanciano a maggio 2012 una sorta di MVP (mininum viable product), dopodiché si organizzano per diventare una società, finanziati da amici e parenti.

“La versione di uidu che abbiamo messo online a maggio è un prodotto a metà. Da una parte, sapevamo fin dal lancio che ciò che proponevamo soddisfaceva un bisogno che mancava: il terzo settore ha pochi luoghi di incontro degni di questo nome e nessuno così articolato nella realtà specifica del volontariato. Ma, bisognava perfezionare la parte social e gli mancava tutta la parte grafica e di architettura del sito: ci sono bastati i soldi chiesti in prestito da amici e parenti perché non abbiamo fatto promozione, che è stata anche una necessità pratica visto che uidu non sarebbe in grado di reggere un traffico intenso di utenti. Abbiamo messo alla prova la nostra idea, l’abbiamo proposta ‘nuda e cruda’: abbiamo così capito che c’è offerta ed interesse. Ora dobbiamo perfezionare il ‘packaging’, ciò che le sta attorno”.

Infatti, già a giugno, è partito lo sviluppo della versione 2.0 di uidu. “Che dobbiamo fare di diverso?” si sono chiesti Andrea e Enrico. Cosa potevano cambiare per convincere più utenti ad iscriversi? Ma soprattutto, cosa dovevano fare per convincere loro stessi che era un progetto su cui valeva la pena mettere soldi e tempo? Fino a quel momento, l’investimento era stato contenuto, ma se volevano portare avanti uidu per davvero dovevano fare un passo in più. E così hanno scelto di fare. Hanno iniziato una riscrittura completa del portale: rinnovo grafico, adattamento al mobile con responsive web design, ampliamento dello spettro delle opzioni per le organizzazioni, l’implementazione di uno stile ‘twitter’ con la possibilità di sostenere e seguire i contributi, miglioramento del matchmaking organizzazione-volontari e aggiornamento costante della geolocalizzazione degli utenti. E nel mentre, hanno ampliato la loro rete di contatti, raggiungendo numeri che uidu 2.0 ora è in grado di supportare. Il concetto di base è convincere sempre di più le organizzazioni che il loro investimento avrà un ritorno consistente, con Uidu che può trovare utenti interessati, targetizzati e geolocalizzati. uidu 2.0 – o meglio il vero uidu, dato che la prima versione era una specie di test – è già uscito.

Ma, mentre la creatura di Andrea e Enrico era ancora nella sua incubatrice, i suoi ‘papà’ hanno ricevuto una bella soddisfazione. Ad ottobre sono infatti stati premiati con la menzione speciale “Progetto a maggiore impatto sociale” nell’ambito della Start-Cup Lombardia 2012. “Non pensavamo di vincere” ci spiega Andrea “perché in questo genere di concorso viene più valutato l’aspetto prettamente economico. E’ difficile convincere della redditività di qualcosa radicato nel sociale, ma ce l’abbiamo fatta. E’ stato un prezioso boost morale, che ci ha convinti ulteriormente della bontà della nostra strada”. Ma la vera sfida per uidu è iniziata questo dicembre, con il lancio della nuova versione del sito.

E’ il punto di non ritorno. O la va o la spacca” osserva Andrea “Ora dobbiamo affrontare appieno tutti gli oneri ed i rischi della nostra scelta, nonché investimenti più consistenti di quelli fatti finora. Ma siamo convinti di farcela. Abbiamo l’apporto fondamentale di Simone e Nicola (programmatori) e di chi ci ha sostenuto economicamente, Claudio e Gianantonio, e una grande motivazione.”. “Ho scelto di dedicarmi completamente a uidu. Ho scelto di rischiare per realizzare qualcosa che avevo in mente. Ho fatto la cosa giusta? E’ normale porsi questa domanda, così come è normale oscillare tra l’euforia e lo scoramento nel darle una risposta. Rivedo la strada che ho fatto giorno per giorno. E ho capito una cosa. Si parla tanto di ‘fare’, ma le sfide del ‘fare’ sono tanto grandi che non ti puoi preparare ad affrontarle. Devi fare. Non si può parlare di ‘fare’ senza fare. Esistono tante idee, ma raramente vengono concretizzate. Noi facciamo: we do o, all’italiana, uidu”.

 

Articolo di Emanuele Tomassoni

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