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L'intervista

Ambrosoli: la corruzione in Lombardia frutto dell’assenza di alternanza

Umberto Ambrosoli, candidato alle primarie del centrosinistra per le regionali, ha incontrato a Bergamo "pezzi" delle associazioni e delle istituzioni, insieme a una bella fetta di società. E' determinato e carico: lo conferma scambiando quattro chiacchiere con Bergamonews poco prima dell'incontro in una Borsa Merci gremita.

Titubante? Non lo è più. Umberto Ambrosoli, l’Umberto Ambrosoli che ha incontrato a Bergamo "pezzi" delle associazioni e delle istituzioni, insieme a una bella fetta di società, è invece determinato e carico. Lo conferma scambiando quattro chiacchiere con Bergamonews poco prima dell’incontro che alla Borsa Merci, in una sala gremita, lo vedrà parlare al cuore (sì più al cuore che alla mente) dei convenuti, sul tema della legalità e della necessità assoluta di un cambiamento.

Come si sente avvocato in questo inizio di pre-campagna per le primarie del centrosinistra alla Regione Lombardia?

Mi sento circondato da un’atmosfera positiva, da una serie di aspettative che forse non mi merito, ma che cercherò di non deludere.

All’inizio, quando il suo nome uscì, lei sembrava restìo a scendere in campo per la conquista della poltrona di governatore della Lombardia. E’ ancora perplesso?

Mi avevano avanzato questa proposta dei politici che stimo molto, ma non mi sembrava la modalità giusta. Poi però ho ricevuto lettere, richieste, sollecitazioni dalla gente. Quella gente che mi ha detto: "Se lei non si candida io non vado a votare".

Bella responsabilità…

Bella responsabilità sì, e allora ho deciso di provare a fare la mia parte che poi è la continuazione di quello che è sempre una parte di me, lo è sempre stata.

Quindi basta tentennamenti?

Aspetti: qualche remora l’ho ancora. E’ legata al mio nome, che è il nome di mio padre e che non vorrei finisse in un tritacarne per colpa mia (suo padre, lo ricordiamo, è Giorgio Ambrosoli, avvocato ucciso da Sindona mentre indagava sul crac del Banco Ambrosiano, un padre di cui andare fieri). E poi c’è la mia famiglia, mia moglie e tre bambini: questo stravolge la loro vita.

Però c’è. E adesso sta girando per la Lombardia per conoscere e farsi conoscere. Da chi?

Il modello con cui mi avvicino al territorio è l’approccio a chi vive le responsabilità verso il bene comune: associazioni, sindacati, istituzioni locali, amministratori del centrosinistra. Provo a capire quali sono le esperienze, le opportunità, le idee di soluzione, soprattutto.

Sgombriamo il campo da possibili equivoci: lei non è un tecnico.

No, per carità, non ho la preparazione dei tecnici.

No, intendevo chiederle se non la schifa la politica… anche se punta sul "patto civico".

Tutt’altro. Comunque vada, e andrà bene, sono orgoglioso di aver determinato la nascita del comitato per il patto civico: ho l’occasione così di pormi come punto di intersezione tra due mondi complementari, i partiti e le associazioni, due mondi che insieme possono arricchirsi e rigenerarsi.

E in questa Lombardia "d’eccellenza" come ama definirla il governatore uscente, lei cosa vuol cambiare?

Io non nego l’eccellenza in tanti settori, ci mancherebbe. Il problema è un altro ed è qui che vorrei incidere: voglio che radicalmente cambi la deriva verso interessi individualistici, quella deriva a cui ha portato la mancanza di un’alternanza. Lo status quo per decenni con privilegi e amici degli amici va fatto saltare in nome della legalità, della onestà, del bene comune sì, diciamole queste parole. L’alternativa è corruzione, disonestà, interessi di pochi a scapito di tutti gli altri lombardi.

Da queste parti però si dice che la colpa è di Roma, del potere centrale, della mancanza di un vero federalismo…

A dirla tutta mi sono stufato di sentire parlare di federalismo sempre in chiave di competizione nazionale fra nord e sud. Regione Lombardia deve uscire da questo schema ormai superato e guardare oltre. Occorre prendere come benchmark l’Europa e avviare uno sviluppo che possa portarci ad avvicinarci a queste realtà Voglio per la Lombardia la possibilità di competere con chi sta meglio di noi, la Baviera per esempio, e per questo occorre pensare al ruolo che fra qualche anno la Lombardia saprà rappresentare in Europa.

E come si fa?

Intanto cominciamo col credere che possiamo essere noi stessi gli artefici del cambiamento, non è sogno, è responsabilità.

Bene comune, legalità, responsabilità, società civile… termini che sembravano scomparsi dal linguaggio comune e soprattutto da quello della politica lombarda. Termini che tornano prepotentemente in pista con Umberto Ambrosoli: per qualcuno, a destra come a sinistra, banali e scontati, per altri la base da cui si può ricominciare. Giudicheranno gli elettori. 

 

 

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