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A spasso tra i reperti

L’impianto termale di una villa romana scoperto a Predore fotogallery

Nell'area della ex fabbrica Lanza, nel centro di Predore, è stato inaugurato un nuovo sito archeologico visitabile al pubblico: si tratta di un edificio termale pertinente a una più ampia villa, costruito nel I° secolo dopo Cristo.

Il 21 aprile è stato inaugurato a Predore, nell’area della ex fabbrica Lanza, un nuovo sito archeologico, che è stato musealizzato, quindi ceduto al Comune e reso visitabile al pubblico: si tratta di un edificio termale pertinente a una più ampia villa, che viene costruito nel I sec. d.C. e rimane in uso con diversi rifacimenti fino al V sec. d.C.

In base al ritrovamento, sempre nel centro storico di Predore, di un’epigrafe votiva incisa su un’ara dedicata a Diana (CIL V 5092) è stato ipotizzato che il complesso appartenesse alla famiglia del console Marco Nonio Arrio Cuciano (201 d.C.).

L’area è delimitata a ovest dal torrente Rino, che già in antico è stato arginato con un muro di contenimento, di cui si sono conservate porzioni in alzato fino a 2 m di altezza: a partire da questa struttura, dopo una fascia di rispetto di circa 500 mq, sono state rinvenute le fondazioni dei perimetrali dell’edificio termale che si sviluppa lungo gli assi nord-sud ed est-ovest, costruiti in tecnica mista (mattoni – tegole e pietre legate con malta).

La fase più antica è datata al I sec. d.C., ma le strutture del vero e proprio impianto termale risalgono alla fase successiva, che, sulla base dei materiali rinvenuti, è databile al II-III sec. d.C.

Nel dettaglio gli ambienti dotati di un riscaldamento a ipocausto sono quattro, sono serviti da un unico praefurnium, preceduto da un piccolo vano ipogeo, e sono tutti concentrati nell’area nord est: presentano una forma rettangolare e sono adiacenti l’uno all’altro: dei pavimenti riscaldati si sono conservate le sospensure, che creano l’intercapedine per l’aria calda, e il piano inferiore, mentre il piano d’uso superiore è stato completamente asportato.

In una fase successiva viene demolito il perimetrale ovest dell’edificio nella sua porzione meridionale e qui vengono ricostruiti il tepidarium e il frigidarium, disassati rispetto il resto dei muri di circa 15 gradi: il frigidarium (10 metri quadrati circa) era probabilmente in origine dotato di un rivestimento pavimentale e parietale in lastre di marmo e di una fontana nell’angolo nord est. A sud di questo ambiente è stata rilevata una vasca di 5 metri per dieci, profonda 1 metro e rivestita di lastre squadrate di pietra bianca locale.

Nella fase successiva, che si conclude con l’abbandono definitivo del sito nel V sec d.C., si registrano solo lievi modifiche nell’impianto dell’edificio.

Accanto al sito è stata allestita una stanza-museo nella quale sono esposti i ritrovamenti archeologici più significativi: si distinguono lacerti di pavimenti in mosaico, monete, una ricostruzione con materiali originale del sistema di riscaldamento a pavimento, numerosi frammenti di stucco decorato e di intonaci dipinti (motivi floreali su sfondo monocromo rosso, motivi vegetali, cornici, ecc.). Infine è stato esposto un mattone (misure: cm 45 x cm 35 x cm 4,5 di spessore), che è stato utilizzato come lastra di copertura di una canaletta sotto un pavimento della zona termale della villa ed è databile alla fase del II-III sec. d.C.: il manufatto presenta, su una superficie lisciata ad hoc, numerosi graffiti tutti realizzati prima della cottura, probabilmente con uno stilo, il che consente di comprendere la sua prima funzione, ovvero una tavola di argilla cruda per esercitazioni varie alla scrittura. Una volta esaurita questa funzione, la tavola viene cotta e riutilizzata come lastra di copertura della canaletta.

Tra i graffiti si distinguono l’inizio di una sequenza alfabetica (A B C D), una figura a “otto coricato” inquadrata tra due aste, alcune cifre e due iscrizioni in capitale corsiva

QVINQUE QVERV+ (—)

(incerta l’interpretazione: forse uno scioglilingua o un’espressione che rimanda all’insegnamento grammaticale)

NEPTVNVS BIVGOS T[—]A

VR[—]TVR

+ ?QV+QV[—]SAS[—]SO[—]

+OMITABAN[—]

BINIS [—]

FLVCTIBVS [—] B+S

VND+S.

(il testo sembra essere una sorta di esercitazione alla scrittura che menziona il dio Nettuno al nominativo e nelle ultime righe presenta due riferimenti espliciti alla fine al mondo delle acque)

Per prenotare un visita al sito telefonare allo 035.938032 (Predore, Palazzo Comunale).

 

Per maggiori approfondimenti si vedano:

Fortunati M. – Ghiroldi A. 2007, L’impianto termale della villa di Predore, in Storia Economica e Sociale di Bergamo, vol. 2, pp. 634-638

Molle C. 2007, Un laterizio graffito da Predore, in Storia Economica e Sociale di Bergamo, vol. 2, pp. 639-645

Valvassori M. 1993, Catalogo dei reperti di età romana, in Le antiche lapidi di Bergamo e del suo territorio. Materiali, iscrizioni, iconografia, “Notizie Archeologiche Bergomensi” vol.1, p.199

 

Per un ulteriore rassegna fotografica sul sito il giorno dell’inaugurazione (21 aprile 2012) si veda: h

ttps://picasaweb.google.com/117290793877692021380/InaugurazioneTermeRomaneDiPredoreBgFotoSMarco?authuser=0&feat=directlink.

Daniele Selmi

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